Quella mano.
Le sue dita, affusolate ed abili, ma anche sicure ed avide, parvero allungarsi, proiettarsi dentro Destresya, raggiungendo ogni punto più sensibile che aveva.
Era solo due dita ma a lei sembrò averne infinite dentro di lei.
Le sentiva scivolare sotto, fra le sue gambe, muoversi dappertutto, premere, strusciare ed accarezzare ogni spazio, rivoltando il suo basso ventre come un guanto, giungendo dove lei non sapeva neanche di poter provare qualcosa di simile.
Taddeus muoveva, spingeva e rivoltava le sue dita dentro Destresya, guardandola fissa negli occhi.
Occhi azzurri come quello di un sultano da Le mille e una notte, bramosi come quelli di un predone del deserto e spietati come quelli di Licifero che attenta alla virtù di Lucrezia.
Muoveva quelle dita con una padronanza assoluta, cinica, quasi sadica, portando all'esasperazione Destresya, tanto era il piacere folle che le procurava.
E continuava, continuava e lei gemeva, languida, pazza, stravolta.
Era aggrappata a lui, totalmente in suo potere.
Era in balia di una lussuria sfrenata e di un godimento estremo, quasi drammatico.
Sotto si sentiva scogliere, gocciolare in infiniti spasimi di puro diletto, colare come se fra le sue gambe sgorgasse la magica fonte dei piaceri sensuali.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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