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Vecchio 30-11-2013, 00.25.28   #57
Clio
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La Rocca delle Meraviglie

Mi ci è voluto un giorno di malattia e la consapevolezza di dover (per la prima volta) gettare la spugna per un appello d'esame a causa del troppo lavoro, per riuscire a mettere su "carta" questo scritto a cui pensavo da moltissimi mesi.
Beh, come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere!

Niente emozioni forti questa volta, niente sconvolgimenti.. "solo" (si fa per dire) una splendida, dolcissima ed eterna, Storia d'Amore.

Ma non dirò di più.. il racconto parla da solo.. grazie, ancora una volta, di concedermi un po' del vostro tempo...

La Rocca delle Meraviglie

“Allora.. dove stiamo andando?” mi chiese, impaziente.
Riuscivo a percepire il suo sguardo dal sedile del passeggero, senza togliere gli occhi dalla strada.
“Ti do un indizio..” dissi, divertita “..non stiamo andando a Bari..”.
“Ma davvero? E nemmeno a Torino, guarda un po’”.
“Vedi, hai già escluso due città.. facciamo progressi..” sorrisi.
“Non hai intenzione di dirmi niente?”
Scossi la testa “Assolutamente no. Finiscila adesso, una sorpresa è una sorpresa.. possibile che non possa rapire il mio fidanzato in santa pace?” mi voltai un istante verso di lui “Non ti fidi di me?” sussurrai, dolce.
“Sì, certo.. è solo che.. sono curioso..”
“Sì, in effetti l’idea era quella…” strizzando l’occhio.
La strada scorreva apparentemente dritta davanti a noi, l’avevo percorsa molte volte, portava al mio paesino tra le montagne, dopotutto, pensai con un sorriso nostalgico.
Dopo un po’, le quattro corsie che avevamo a disposizione diventarono tre, e un’alta torre apparve sulla sinistra.
Superai l’uscita, continuando a guidare.
“Allora non stiamo andando a Bergamo..” riprese, alzando lo sguardo dal suo supertecnologico telefono.
Alzai gli occhi al cielo “Adesso dimmi perché mai avrei dovuto portarti a Bergamo?”
“Non lo so.. non mi hai detto che cos’hai in mente..” si strinse nelle spalle.
“Appunto..” sorrisi.
I chilometri passavano, mentre paesi e città si susseguivano l’uno dopo l’altro.
Ma io restavo imperterrita sulla strada, senza accennare ad uscire.
“Nemmeno a Brescia..” disse, quando superai anche la sua uscita.
“No..” sospirai, fingendomi irritata.
Era bello vederlo così curioso anche se, finchè non sapeva dove lo stavo portando non potevo farmi vedere inquieta.
Ma lo ero. Avevo sognato quel posto talmente tante volte, cosa avrei provato a vederlo davvero?
Parlammo del più e del meno, e cercai di distrarmi.
D’un tratto, però, la vidi da lontano, dominava quella collina, e io non ci avevo mai fatto caso in tutti quegli anni.
Trattenni il fiato per un attimo, ma lui non si accorse di nulla, per fortuna.
Finalmente, misi la freccia e mi spostai sulla destra.
Lui lesse il cartello dell’uscita e mi guardò, gli occhi ardenti, curiosi e felici.
“Il lago?” chiese, allegramente.
“Il lago!” annuii.

Passeggiavamo mano nella mano, sulla riva del lago, osservando la gente camminare rilassata.
Mi ha sempre donato pace e quiete osservare l’acqua circondata dalle montagne.
Ci guardavamo intorno, cercando un ristorante sufficientemente caratteristico in cui pranzare.
D’un tratto, lui si bloccò, e mi attirò a sé, indicandomi un manifesto.
Spalancai gli occhi: accidenti, mi aveva scoperto!
“E’ una coincidenza che noi siamo qui proprio oggi?” chiese, sorridente.
Mi avvicinai di più, rifugiandomi tra le sue braccia, con lo sguardo ardente.
Scossi la testa, lentamente, chiedendomi cosa stesse pensando in quel momento.
“No, non lo è..” sussurrai appena “Cosa ne dici, ti va?”
Lui rise “Me lo chiedi adesso?”.
“Possiamo sempre cambiare programma..” mormorai.
“No, no.. andiamo, scherzi?.. dovremo pur vederla, o no?” disse e il suo sorriso sciolse ogni paura.

Il sole non era ancora calato, ma io ero già pronta per uscire.
“Come sto?” chiesi, allargando le braccia.
“Sei bellissima..”
Sorrisi.
Lui si avvicinò, stringendomi a sé.
“Sei emozionata, eh..”
“Non sai quanto…”.
Erano anni che aspettavo quel momento, non avevo avuto il coraggio di andare a vederla prima, nel terrore che quel giorno non arrivasse mai.
Ma il momento era finalmente arrivato.
“Dopo di lei..” disse, aprendomi la porta.
Com’era bello con la camicia leggera e la giacca sportiva, che lo rendevano insieme elegante e sbarazzino.
Quanto era meraviglioso essere solo noi due, fuori dal mondo, e non in un posto qualsiasi.
Stavo per vederla, stavo per vederla con i miei occhi.

“Guarda la strada..” mi rimproverava gentilmente.
“Sì, sì.. la sto guardando..” risposi senza pensarci, continuando a scrutare le colline intorno a noi, aspettando di vederla comparire su una di esse.
“Devi girare di qui.. qui..” facendomi segno, lui.
“Ecco fatto.. siamo arrivati?” chiesi.
Lui diede una rapida occhiata al navigatore, e annuii.
“Devi parcheggiare qui, dobbiamo andare a piedi..”.
“A piedi?” fischiai “Caspita, fortuna che non ho messo i tacchi!”.
Alzai lo sguardo e, finalmente, la vidi, austera e bellissima, la rocca che avevo tanto sognato.

La festa circense era allegra e colorata, troppo, a dire il vero, per i miei gusti.
Ma normalmente non era aperta di sera, e quella festa era l’opportunità che stavo aspettando per vederla.
Non degnai d’uno sguardo i funamboli, gli acrobati, le bancarelle, avevo occhi solo per lei.
La percorsi in lungo e in largo, sopportando a stento la presenza di tutta quella gente. Possibile che fosse così tanta?
Cercai gli angoli visti in fotografia, la immaginai senza tutta quella calca, con i tavoli bianchi, i fiori.
Camminavo veloce, scambiando considerazioni con lui, che mi teneva per la vita, impedendomi così di andare a sbattere contro sconosciuti.
Perché, come sempre, camminavo con la testa tra le nuvole.
Lasciavo correre lo sguardo lungo ogni linea, ogni dettaglio, cercando quella scintilla, quel segnale.. che non arrivò.

La vista sul lago, però, era esattamente come l’avevo immaginata: meravigliosa.
Appoggiata ad un antico merlo, guardavo il lago, illuminato da tante piccole luci.
Lui mi cinse con le braccia, chinandosi a posarmi un lieve bacio sul collo e sulle tempie.
“Ci sei rimasta male?” mi chiese, dolcemente.
Scossi la testa, continuando a guardare il lago.
Ero stranamente serena. E pensare che quella era sempre stata una mia paura: “e se poi arrivo lì e non scatta la magia?”
“Non è qui..” sussurrai “..non è il posto giusto..”.
Lui si strinse a me ancor di più.
“Sì, concordo…” mormorò “…è solo che.. mi dispiace, ci tenevi così tanto..”.
Sorrisi e mi voltai, cingendogli il collo con le braccia.
“Possiamo trovare di meglio..” disse, stringendomi a sua volta.
Annuii “lo so, è solo strano.. è quasi come se mi fossi tolta un peso.. è solo che..” mi guardai attorno “…ho fantasticato su questo posto per anni… ho sempre pensato che sarebbe stato qui.. ora, beh…”.
“Non dovrai fantasticare ancora per molto..” mi interruppe, lui “…ti pare?” prendendomi la mano sinistra, dove due mani, un cuore e una corona suggellavano la nostra promessa.
“No, hai ragione…” sorrisi, con gli occhi ardenti e felici.
“Beh, guarda il lato positivo..” sussurrò, avvicinandosi al mio viso “..potremo ricominciare a cercare… insieme..”.
“Insieme..” ripetei, prima di abbandonarmi alla dolcezza del bacio che le sue labbra posarono sulle mie.

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