Discussione: Il Romanzo della Notte
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 15-01-2021, 22.57.40   #81
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Giovinezza, alleata d'Amore e figlia dei crepuscoli erranti...

Anche quella sera, nel suo studio al chiarore delle candele, il vecchio professor Ordifren era chino sui suoi libri, ricercando risposte fra, gli scritti di Crizia e di Cratete, le gesta di Lisandro e di Alcibiade, i versi di Piandaro e quelli di Callimaco. Le membra erano stanche, i tratti tesi e le mani tremanti, eppure il suo intelletto pulsava, bramava ancora miriadi di conoscenze che vedevano nell’età avanzata il solo limite. Il limite fra i mortali e l’infinito. Più volte il suo servitore era giunto per servirgli la cena, ma l’anziano scienziato l’aveva mandato via bruscamente, intento a non interrompere i suoi studi nonostante l’ora tarda. Quando si fermò, ben oltre la Mezzanotte, fu per massaggiarsi le tempie e bere un sorso di tè, unica cosa che il servo zelante era riuscito a portargli.
“Non troverai ciò che cerchi nei tuoi libri, amico mio.” Disse una voce.
Ordifren scosse la testa e con una smorfia cercò di scacciare ciò che pensava fosse la sua coscienza, fatta di dubbi e paure.
“Sono scritti da uomini come te quei libri.” Ancora quella voce. “Non possono sapere più di te. Loro vedono il mondo ed il Cielo come puoi fissarli tu. Cosa potrebbero offrirti dunque che tu già non possiedi?”
“Più autoritario del cervello di uomo” pensò fra sé Ordifren, come in risposta a quelle parole “è l’autorità di cervelli di più uomini.”
“Oh, non citarmi altri autori, non far tue le parole di qualcun altro, amico mio.” La voce.
Ordifren alzò lo sguardo dalle pagine dei suoi libri e si guardò intorno, cercando di capire se fosse stato il suo servo a parlare. Ma non vide nessuno.
“Ma sono qui.” Divertita la voce. “Proprio qui.”
Di nuovo il vecchio scienziato si guardò intorno.
“Qui, non mi vedi?”
Allora Ordifren si alzò dalla sedia e cominciò a camminare nervoso nella stanza, ripetendo a memoria alcuni versi astronomici del poeta Arato da Soli.
“Insomma, mi vedi?” Insistendo quella voce. “Voltati, sono qui.”
Ordifren si girò di scatto, ritrovandosi davanti alla sua immagine riflessa sullo specchio.
“Quanto sei stolto.” Ridendo la sua stessa immagine allo specchio. “Non mi riconosci?”
“Chi sei?” Stupito e meravigliato Ordifren.
“Ma sono io, lo specchio!” Esclamò l’immagine riflessa.
“Ma tu parli!” Ordifren incredulo.
“Certo.” Annuì l’immagine. “Parlo e dico la verità!”
“Bugiardo, gli specchi non dicono mai la verità…”
“Dici? Eppure tu sei il dottor Ordifren, il più grande di tutti, no?”
“Cosa vuoi da me?” Fissando lo specchio il vecchio scienziato.
“Sei tu che hai chiamato me.”
“Come?”
“Facendoti domande.”
“Chi sei?” Chiese lo scienziato.
“Oh, potrei dirti che sono la coscienza, ma tu quella non l’hai mai davvero ascoltata.”
“Chi?” Nervosamente Ordifren.
“Allora magari direi che sono il diavolo!” Beffarda l’immagine. “Ma tu non credi nel demonio. E neppure negli angeli!” Sorridendo.
“Forse sono io ad essere impazzito…” scuotendo il capo Ordifren.
“No, i pazzi sono quelli che parlano da soli, magari riempiendosi e bevendo 2 bicchieri di vino contemporaneamente.” Sarcastica l’immagine.
“Chi sei allora?” Esasperato Ordifren.
“Tu in cosa credi? Nei tuoi numeri, vero? E nelle stelle, giusto? Beh, allora io vengo dalle stelle, amico mio.”
“Si, devo essere pazzo…” mormorò Ordifren.
“Non lo sei, credimi.” Divertita l’immagine. “Io sono nulla più che un tuo amico. Un amico giunto dalle stelle per aiutarti. Cosa cerchi? Cosa vuoi? Io posso darti tutto, poiché le tue pretese non sono certo irragionevoli.”
“Dici? Eppure io voglio il mondo intero.” Annuì Ordifren.
“Vedi? Nulla di più facile, amico mio.” Guardandolo la figura nello specchio. “Questo vostro piccolo e vecchio mondo non ha più segreti ormai per me.” Ridacchiando. “Guarda…” e l’immagine cambiò. Ora Ordifren non vedeva più riflessa la sua immagine di vecchio, ma se stesso tornato giovane. “Visto? Nulla di più semplice.” Ridendo forte l’immagine. “Ora sono te stesso giovane. E se lo sono io allora lo sei anche tu, amico mio.”
Ordifren allora corse davanti ad un altro specchio, più piccolo. Si specchiò e sconvolto vide se stesso giovane. Tornò allora di corsa al primo specchio, ma anche qui ora c’era riflesso se stesso, senza più quell’immagine animata che gli aveva parlato.
“Hai di nuovo la giovinezza, fanne buon uso e non sprecarla, amico mio.” La voce dell’immagine che sembrava provenire dall’aria intorno allo scienziato.
“Sono davvero io…” fra se e sé Ordifren “… io tornato giovane… che inganno è mai questo? Allucinazioni? Forse è il delirio per le troppe fatiche? O magari sono diventato davvero folle?”
Era tutto assurdo. Più Ordifren si guardava allo specchio e più non riusciva a credere a ciò che vedeva. Era ringiovanito almeno di 30 anni. Inconcepibile. Nessuna conoscenza umana poteva spiegare un simile accadimento. La fisica e la chimica, come la biologia e l’anatomia, tutte discipline che lo scienziato conosceva benissimo, negavano ciò che lui invece stava guardando. Persino la teologia e la filosofia non potevano dare risposta a questa incredibile situazione. Solo nella pazzia o in qualche forma di ossessione si potevano trovare spiegazioni a tutto ciò. Forse in un futuro remoto gli uomini avrebbero potuto escogitare rimedi per rinviare la vecchiaia, per prolungare la giovinezza e persino per vivere meglio e più a lungo, ma ci sarebbero riusciti con la medicina o forse con macchinari che oggi non erano concepibili. Ma trovarsi a parlare col proprio specchio e ritornare indietro di 30 anni non era immaginabile. Oltretutto non avrebbe potuto confidare a nessuno questo evento assurdo, altrimenti avrebbe suscitato di certo la superstizione della gente, che avrebbero immancabilmente gridato al miracolo, o magari favoleggiato di un patto stipulato col diavolo. No, la risposta per quella situazione irreale doveva trovarla da solo Ordifren. Facendo conto solo sul suo ingegno e sulle sue conoscenze. Dopotutto lui ben sapeva che l’ignoranza e la superstizione erano dettate solo dal fatto che vi erano scoperte ancora da fare da parte della scienza. Dunque anche per quell’evento apparentemente inspiegabile c’era di certo una risposta. Ma quale? Di cero Ordifren avrebbe preferito spacciarsi per matto e farsi chiudere in un manicomio, piuttosto che permettere la diffusione di credenze religiose intorno al suo caso. Dopo una notte insonne arrivò, all’albeggiare, alle 2 sole possibili, a suo parere, soluzioni per quell’arcano. Con ogni probabilità la figura che gli aveva parlato attraverso lo specchio non poteva che essere o un viaggiatore giunto da un futuro lontanissimo e ambasciatore di conoscenze incredibili per il tempo in cui viveva lo scienziato, oppure un visitatore arrivato da un altro mondo, di certo più avanzato e tecnologico del nostro. Si, per ridicole che potevano sembrare queste due fantasiose ipotesi erano le uniche che permettevano allo scienziato di escludere un Intervento Divino o un’azione diabolica da parte di un demone. Ma mentre ancora era in balia di questi pensieri sentì una voce. Qualcuno che cantava dalla strada sottostante. Aprì le tendine della sua finestra ed intravide una giovane donna, bionda e bellissima, che passeggiava canticchiando. L’aveva riconosciuta subito. Era Maria, la moglie di un maniscalco. In un attimo ogni altro pensiero si dissolse e subito Ordifren corse allo specchio, ammirandosi di nuovo giovane ed affascinante. Aveva ancora la sua giovinezza. Senza indugiare oltre lasciò la stanza, poi il suo palazzo e corse in strada, deciso a conquistare la bellissima Maria.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso   Rispondi citando