Discussione: Spiritualità L'ideale cavalleresco e l'ideale amoroso
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Vecchio 02-09-2014, 02.18.27   #19
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Vedo che avete raccolto un po' di nomi, anche se li avete poi elencati con accostamenti un po' discutibili.
Partiamo con l'accostamento (terribile per chiunque abbia studiato anche solo a livello scolastico le tematiche dell'Amor Cortese ed il Dolce Stil Novo) che avete fatto tra Dio e la dama.
Anche se nel vostro post di risposta avete corretto il tiro, precedentemente avevate scritto che “la donna è Dio”, e se l'Accademia della Crusca ha ancora un valore l'espressione non ha nulla a che vedere con la concezione tipica dell'Amor Cortese che vede nella donna un mezzo, uno strumento, affinchè l'uomo raggiunga Dio.
Quindi tecnicamente parlando è abissale la differenza tra lo strumento (la donna in questo caso) e l'Oggetto raggiunto (Dio).
Quanto a ciò che affermate in seguito, dicendo che Lancillotto è un cavalier Cortese e Parsifal e Galahad no, beh, è un controsenso che non meriterebbe repliche.
Le tre figure infatti prendono forma nell'universo letterario cortese, anche se con funzioni e aspetti diversi.
Anche le più elementari antologie scolastiche li catalogano in questo modo.
Anche Galvano è un cavalier cortese, eppure la sua epopea pone al centro la figura del Cavaliere Verde con tutti i suoi risvolti.
Inoltre io ho citato anche il Cid Campeador, personaggio indiscutibilmente storico, ma comunque anch'esso un cavaliere, visto si parlava di cavalleria in generale.
Inoltre in nessun romanzo, poesia, verso, frammento e persino citazione ho mai letto che Lancillotto “pone in secondo piano la Ricerca del Graal perchè offuscato da Ginevra”.
Eppure ho una certa esperienza in materia.
Quando poi dite che Tristano ha amato la sua donna, ma solo Lancillotto ne ha fatto di lei il suo tutto, beh, vi sfuggono almeno un paio di secoli di letteratura romanza in cui diversi autori trattano l'Amore di Tristano per Isotta con risvolti assoluti e tematiche particolarissime, portando il binomio amanti-società a vette di drammatica complessità.
Basti solo ricordare il mito della grotta dei due amanti di Cornovaglia, ancora oggi oggetto di dibattito per quanto riguarda il valore assoluto dell'Amore e il suo relazionarsi col mondo esterno.
Vedete, citare Lancillotto è facile.
Persino gli autori dei bigliettini nei cioccolatini lo fanno.
Ma Lancillotto ed il suo Amore per Ginevra, come gli stessi Tristano e Isotta, o Erec ed Enide, sono un qualcosa di estremamente complesso, terribile e meraviglioso.
Sono l'immagine con cui il genio Cortese ha saputo raffigurarlo agli occhi degli uomini, dimostrazione del valore assoluto ed imperscrutabile dell'Amore.
Un Amore che liberatosi dei suoi toni paganeggianti è stato poi “Cristianizzato”, divenendo un mezzo per giungere a Dio (attraverso la donna, che però resta donna, così come l'uomo, senza generare binomi assurdi).
E' forse questa la più straordinaria intuizione dell'Amore Cortese: rendere Sacro l'Amore.
E tutto ciò trova la sua più alta consacrazione nella Commedia Dantesca.
Ci sarebbero discorsi e discorsi da fare, citando il Sacro ed il profano fino a farli congiungere.
No, parlare dell'Amor Cortese è molto più che cercare nomi ed elencarli a caso.
L'Amor Cortese è una meravigliosa ed epocale rivoluzione che ha gettato le basi per quella che sarà la concezione dell'Amore nei secoli futuri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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