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Vecchio 06-04-2018, 00.28.24   #2
Lady Gwen
Cittadino di Camelot
 
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Lady Gwen ha un'aura spettacolareLady Gwen ha un'aura spettacolare
La notte regnava sovrana.
E come avrebbe potuto essere altrimenti?
Era così l'esistenza di chi vagava come noi fra la vita e la morte.
Un'eterna notte scintillante di Luna, di stelle... E di sangue.
Il sangue che era vita, in corpi che di vita non ne avevano neanche un po' da secoli, chi uno in più, chi uno in meno.
Io ne avevo uno in più, anzi, parecchi in più.
Circa mille anni per l'esattezza, anno più anno meno.
Era stato una notte del 549: avevo vent'anni, una furia sanguinaria si era abbattuta su questa casa, e aveva trucidato e prosciugato i corpi dei miei familiari.
Ma io, ero stata risparmiata.
Mi aveva condannata all'oscurità perché "sarebbe veramente un peccato vedere sfiorire un visino così."
Già.
Che peccato.
I giorni seguenti erano stati l'inferno in terra; la mia sete era stata insaziabile, bruciante, selvaggia, praticamente irrefrenabile e avevo ucciso chiunque mi fosse capitato fra le mani, chiunque incontrassi nei vicoli bui e fumosi, di notte, quasi tutti preda a volte della sbornia.
Dopo quasi un anno di vagabondaggio, avevo conosciuto un altro come me, Nikolaj.
Era a capo di una congrega e subito mi aveva accolta, facendomi trovare una nuova famiglia e facendomi conoscere anche gli altri: Ivan, Tatiana e Roze, quelli che ancora dividevano fedelmente con noi questo fardello.
Tutti provenienti dai gelidi Carpazi, chi da Budapest, chi da Bistrita, tutti riuniti in un'unica grande famiglia.
Il tempo, tanto tempo, passò fra salotti, abiti eleganti e corti d'Europa; da brava Proserpina, imparai ad accettare l'Oscurità in cui ero stata catapultata con violenza.
Perché non era affatto male la prospettiva di un'eternità per dedicarsi a qualsiasi cosa si volesse fare, passare da questo a quel palazzo, coltivare i propri gusti raffinati.
Vero che non era male?
Passarono quasi mille anni da quella notte orribile, fin quando, nella prima metà del '400, il bastardo riapparve sulla scena.
La prima grande guerra dei Vampiri si era disputata circa novant'anni prima, ma non riguardando i nostri territori non vi avevamo preso parte.
Dopo la prima sconfitta, Bela, così si chiamava, era stato costretto all'esilio e aveva iniziato a vagare e spargere sangue nel nuovo continente, insieme ai suoi accoliti.
Ma Bela era sempre stato incosciente, impulsivo, e tempo dopo era tornato in Europa, in una insensata rivendicazione di certi territori che non gli appartenevano neanche.
Io e Nikolaj avevamo radunato un esercito, ma gli uomini di Bela erano ancora più spietati di noi e dopo la sconfitta, i pochi rimasti si sparpagliarono, mentre noi ci rifugiammo qui, nella proprietà della mia famiglia.
Motivo per cui Nikolaj lasciò a me il timone della Congrega della Dalia Nera.
Non era male il microcosmo che avevamo messo su.
Un piccolo gioiellino gotico, fatto di quella eleganza di tenebra che ci contraddistingueva, di passatempi annoiati e notti infinite.
Mentre camminavo, i miei tacchi alti riecheggiavano nel maniero, seguiti dal fruscio ovattato del mio vestito.
Non erano solo i miei passi a risuonare nei corridoi: versi ambigui (non poi così tanto) provenivano dall'ultima camera in fondo, dove Nikolaj era impegnato con la sua "cena".
O meglio, con la giovane Isabel, una piccola contadinella bionda che aveva scelto come sua familiare.
Ognuno di noi ne aveva uno.
Un ragazzino o una ragazzina disposti ad essere i nostri servitori, a donare spontaneamente il loro sangue qualora ne avessimo voluto, il tutto con la devozione per la speranza della trasformazione.
Raggiunsi il grande salone, le tende damascate che occultavano appena la Luna eterna che campeggiava fuori grazie ad un incantesimo, e trovai Tatiana e Roze impegnate la prima con Herkus e la seconda con Volos, a sorseggiare il liquido denso e scarlatto dai calici in argento, mentre Ivan era di sicuro in biblioteca, difatti la sua familiare, Aleria, era fuori in giardino.
"C'è chi continua a preferire la cena in camera..." dissi sarcasticamente, un attimo prima che strani gemiti irrompessero, sempre da quella stanza, facendoci ridere maliziosamente.
"La consumerà, prima o poi, quella ragazza..." alzando gli occhi al cielo con fare teatrale "Oltre a consumare le lenzuola, che ogni volta, imbrattate come sono di sangue, è impossibile farle tornare linde e pulite..." con una smorfia, mentre mi sedevo sulla sedia in velluto.
"Marko" chiamai, quasi stancamente.
Il ragazzetto moro, di circa diciassette anni e ruscelli limpidi negli occhi, arrivò, col suo solito modo dinoccolato di fare.
Era scappato da un orfanotrofio quando aveva 11 anni e un mese dopo lo avevo trovato io.
Nei suoi occhi la leggevo sempre, quella speranza della vita eterna, e sempre io riflettevo se mai gliene avrei fatto dono.
"No, niente calice oggi..." gli dissi, vedendo che preparava il coltello per ferirsi il braccio.
Lo feci sedere sulle mie gambe e sbottonai con calma il colletto della sua camicia.
Avvicinai le labbra, che scoprirono i lunghi canini quasi arricciandosi in un ghigno e affondai i denti nella tenera carne del collo del ragazzino.
Non si mosse, mentre quel nettare mi scorreva in gola come l'ambrosia sublime degli Dèi, sfamandomi; era bravo Marko.
Faceva tutto con devozione e con cura e non avrei potuto chiedere di meglio.
Continuai a bere quel sangue ancora per un po', fino a saziarmi.
Poi, allontanai le labbra dal collo del ragazzo, regolarizzai il respiro e lo guardai.
Poi, poggiai la mano sui due fori sanguinanti, guarendoli.
Buffo, che i più grandi predatori per l'essere umano avessero il dono della guarigione, ma tant'era.
Uno dei tanti pregi della nostra condizione.
"Va' a mangiare qualcosa" gli ordinai dolcemente, facendolo alzare, poi presi il mio fazzoletto ricamato e pulii il sangue dal mio viso e dalla bocca.

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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca"
BALTASAR GRACIÁN


"Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro"
ABU MASAR, "Libri mysteriorum"

Ultima modifica di Lady Gwen : 06-04-2018 alle ore 00.51.42.
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