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Vecchio 26-06-2018, 00.51.55   #1
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Il fantasma dell'Elyseum

“Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.”

(Salmo 23)

IL FANTASMA DELL'ELYSEUM



“Ho venduto l'anima per l'arte, la bellezza e la felicità.”
(Crizia il giovane)



Uaarania City, così viva, così perlata ed intrisa di vetro, cemento, oro ed argento e così civettuola, libertina da far pensare che qui ogni giorno sia una laica Domenica, un'Estate incessante ed una Babele di piaceri, di vizi e di spensieratezza.
Col suo immenso parco verde ed ombroso, di viali d'agrifoglio, di ligustri in fiore, di giardini cangianti, piazzette con fontane guizzanti e frivoli giovani allegri dai cellulari sempre puntati a ritratte volti e gesti di lieta licenziosità.
Con i suoi svettanti grattacieli, i pinnacoli, le logge ed i porticati dei suoi palazzi quasi orientali, le strade trafficate ed animate di negozi e vetrine, Uaarania City, capitale delle Quattro Province Unite che costituiscono lo stato di Uaarania, vedeva le sue arterie gonfiarsi di un fiotto rosso, bianco e nero di cittadini frettolosi, ansimanti ed irrequieti i quali correvano con i tablet, gli smartphone ed ogni loro sogno verso il grandioso Castello dell'Elyseum, sede delle arti, della bellezza e dei desideri sospesi.
Qui infatti l'affascinante, geniale e discusso (dai giornali esteri) Phoemnisk, l'uomo in grado di realizzare ogni sogno e fantasia, avrebbe concesso un'intervista trasmessa a reti unificate in tutto il paese.
Poiché da sempre accade che l'anima del popolo vede la figura di un uomo dietro ad un'idea o ad un principio, dietro l'uomo dell'Elyseum la gente vedeva il sogno che si realizza, la vita fatta di bellezza e di felicità, simile ad un'opera d'arte.
Il castello dell'Elyseum sorgeva appena fuori città, poco oltre la grande periferia Est, che da antica prigione divenne prima sede dell'Accademia delle Scienze e poi acquistato da Phoemnisk si trasformò nel quartier generale del suo impero delle arti.
Decine di monitor in altissima risoluzione erano stati montati in vari punti del castello per trasmettere l'intervista ed ovunque troneggiava il simbolo dell'uccello morto della Minskredeyan, la casa artistica di Phoemnisk.
Era stato poi promesso che ai primi cento che fossero riusciti ad entrare nel cortile Ovest interno al maniero sarebbe stata data la possibilità di vedere nientemeno che l'uomo più ambito del pianeta ormai.
Phoemnisk era alto, dall'aspetto freddo, asciutto e cupo.
Il suo sguardo era attento ed indagatore, l'espressione sempre assorta, i capelli lunghi e scuri, gli occhi di un colore indefinito, forse solo perchè le telecamere non l'avevano mai davvero ripreso da così vicino, il volto pulito e la bocca sottile.
Ma aveva un che di amabile, di affascinante, ma soprattutto di misterioso.
Alcune riviste di gossip l'avevano definito la perfetta sintesi tra Cyrano e Cristiano, dai poteri (mediatici) di Mefistofele e dalla curiosità intellettuale di Faust.
Un Conte di Montecristo tornato con il tesoro perduto dell'arte e delle bellezza, per vendicarsi della vita che a suo dire appariva troppo avara di felicità concessa agli uomini.
Per molti era Ulisse sempre naufrago tra il Bene ed il male, capace di chiamare Itaca ogni porto a proprio piacimento e con schiere di Calipso, Circe, Nausica e Penelope ad attenderlo.
Per i tanti avventori possedeva la bellezza illusoria di Byron, la decadenza di Baudelaire e la follia di Tasso.
Per i troppi curiosi e scettici le sue opere confondevano la licenziosità del genio Boccaccesco con il misticismo aureo Dantesco.
Per alcuni poi era un genio empio ed irriverente come Cavalcanti e spregiudicato come l'Angiolieri.
Per i conservatori era un cinico Machiavelli, un ambizioso Cesare Borgia ed un folle Nerone.
La verità è che Phoemnisk era molte cose, forse troppe e la gente lo adorava come se fosse il dio libero di una società vuota e declinante, che brama la bellezza e la felicità illudendosi che la vita sia un immenso reality in cui cantare e ballare per l'eternità.



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