Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 09-10-2009, 01.02.25   #67
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XVIII

“Questo cavaliere, che non portava
alcun emblema sullo scudo, aveva
mostrato fino ad allora ben poco
interesse per le sorti dello scontro,
limitandosi a sconfiggere con apparente
facilità coloro che lo assalivano, ma senza
approfittare del vantaggio e senza attaccare
a sua volta alcun avversario.”
(Ivanhoe, XII)


Il giorno seguente ripartì il torneo, tra l’esultanza della folla in attesa di vedere i migliori contendersi l’ambito premio.
E di nuovo quella possente danza di cavalieri e destrieri, ferro ed acciaio, polvere e bagliori si aprì per la gioia dei presenti.
I migliori erano in campo e gli scontri furono tutti di grandissima qualità.
Di nuovo le lance scalfirono gli scudi e le corazze vibrarono sotto i duri colpi.
E fra tutti i cavalieri, due furono i più apprezzati: ser Cesco della Salice e il misterioso cavaliere violaceo.
E furono proprio costoro che, dopo aver sconfitto tutti i loro avversari, si guadagnarono l’onore di scontrarsi nel duello finale.
E questo scontro si sarebbe tenuto nel terzo ed ultimo giorno del torneo.
Così Ardea e Biago, al sicuro nella loro tenda, impossibilitati ad uscire per poter celare le loro identità, si ristorarono e riposarono per la sfida del giorno seguente.
Ovviamente Ardea, nelle vesti del cavaliere violaceo, fu costretto a declinare l’invito del re per cenare con i nobili ed i due sfidanti rimasti.
“Singolare personaggio” disse il re a tavola “questo misterioso cavaliere violaceo che declina il nostro invito.”
“Sarà forse uno sfigurato o un deforme” iniziò a dire uno dei presenti alla nobile cena “costretto a nascondere non solo il nome ma anche il volto?”
“Sarebbe una disdetta” aggiunse un altro degli invitati “se tanto valore ed abilità fossero racchiusi in un corpo storpio.”
“Sciocchezze!” Intervenne il re. “E’sano e forte! Altro che storpio! Altrimenti non avrebbe disarcionato tanti forti avversari.”
“Ma chi sarà mai?” Chiese uno dei baroni.
“Voi l’avete incontrato, messere” chiese il re a Vico d’Antò “che idea vi siete fatto?”
“Se devo essere sincero” rispose Vico “la sua tecnica non mi è nuova. Ha uno stile versatile ed efficace. Sa sempre come e dove colpire.”
“Non vi è nuova tale tecnica?” Chiese il re.
“Affatto, maestà. L’ho vista utilizzata solo da un altro cavaliere. E con i medesimi risultati.”
“Chi?” Chiese il re.
“Il duca Taddeo d’Altavilla!”
“Credete quindi possa essere lui?” Chiese meravigliato ma nello stesso tempo esaltato il re.
“Impossibile, sire!” Sentenziò Vico. “Il duca ha un malanno fisico che lo renderebbe impossibilitato a cavalcare anche solo con passo svelto il suo cavallo.”
“Inoltre” continuò Vico “il duca è più alto e robusto del nostro misterioso ed abile cavaliere violaceo!”
“Comunque” intervenne nel discorso Cesco della Salice, fino ad allora in silenzio “fosse anche il diavolo in persona io domani lo batterò!”
“Non siate troppo sicuro di voi, messere.” Disse divertito il re.
“E perché non dovrei esserlo?”
“Quel cavaliere è abile e veloce. Sbagliereste a sottovalutarlo.” Intervenne Vico.
“Messere” gli rispose Cesco “Non vorrei apparirvi irriguardoso, ma partirei sconfitto già da ora se accettassi i consigli di chi è stato appena sconfitto dallo stesso avversario verso il quale vuol mettermi in guardia!”
Vico sentì forte la collera salirgli fino al volto, ma per via del braccio rotto e del rispetto alla nobile compagnia, decise di ignorare l’arroganza di Cesco.
“I miei non erano consigli” gli rispose “ma considerazioni. Del resto voi sapete come comportarvi nell’arena.”
“Brindiamo ai presenti” Intervenne il re alzando la coppa “ed anche al misterioso cavaliere violaceo! Che possa regalarci, con l’aiuto di messer Cesco, un’avvincente scontro per domani!”
Tutti parteciparono al brindisi, compreso messer Cesco che, attraverso il riflessi ottonati della sua coppa, guardava con disprezzo ser Vico.
Questi per un attimo rispose con lo sguardo agli occhi infuocati dell’arrogante cavaliere. Poi, alzatosi, chiese un altro brindisi:
“Al migliore, che possa trionfare domani! Che il valore possa soggiogare l’arroganza!”
Tutti risposero a quell’invito, tranne Cesco che accostò le labbra alla coppa, fingendo solamente di bere.


(Continua...)
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