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Vecchio 05-12-2013, 01.25.07   #13
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Torno serio e vi mostro un antefatto del nuovo Gdr...

L'Algoritmo di Shiva

Intervistare colui che è considerato il matematico più straordinario del nostro tempo è un colpo giornalistico fenomenale.
Quando ho ricevuto l'invito per la sua dimora invernale, ossia il Castello degli Ignavi, sul confine slavo, pensavo quasi di essere stato bersaglio di uno scherzo.
Ma la firma del professor Ordifreddus è praticamente impossibile da falsificare.
E proprio quella lettera stringevo in mano, quando all'improvviso l'austera porta della stanza si aprì lentamente.
E lo vidi, immobile, contornato dalla luce del corridoio che lo avvolgeva sulla soglia.
“Il signor Iazzen, suppongo.” Disse lui fissandomi.
“Si, professore...” annuii io “... inviato de Il Mondo...”
“Conosco il suo giornale...” fece lui, avanzando finalmente verso di me “... come potrei non conoscerlo? E' l'unico giornale del suo paese... Capomazda è famosa essere essenziale nei suoi organi d'informazione... una sola radio, una sola televisione e appunto un solo giornale... non immaginavo esistessero ancora, in Occidente, paesi gestiti in questo modo... quantomeno grottesco nell'era della globalizzazione.” Facendomi segno di sedermi.
Era un uomo alto e magro, dai capelli brizzolati, la barba anch'essa grigia e molto curata, lo sguardo attento e indagatore, con gli occhi di un intenso livido.
I suoi modi apparivano lenti e compassati, misurati, quasi addomesticati al suo incedere piano, alla pacatezza con cui parlava e alla flemma che caratterizzava la sua persona.
“Deduco” feci io dopo essermi seduto “che non mi concederà quell'intervista, professore.”
“Perchè allora farla venire fin qui?” Guardandomi lui.
“Non so...”
“Era prevedibile la mia replica...” accennando un sorriso lui “... doveva aspettarsela.”
Lo fissai senza rispondere nulla.
“Cesare affermava” continuò lui “che non vi è soddisfazione più grande di mostrare le proprie vittorie e la propria forza al nemico.”
“Mi ritiene un suo nemico?” Chiesi io sorpreso. “O ritiene lo sia il mio giornale, professore?”
“Sono un libero pensatore laico” rispose lui “e quelli come me non vanno a genio al regime del suo paese.”
“Il mio paese” replicai io “odia i pregiudizi. Di qualsiasi tipo. Si può essere credenti o atei senza per questo attaccare le posizioni opposte alle proprie.”
“Nel nostro Occidente” lesto lui “non si può essere davvero atei fin quando esisterà la Chiesa di Roma.”
“La cosa che mi stupisce di coloro che si definiscono non credenti” osservai io “è non solo il loro odio verso la Chiesa Cattolica, ma soprattutto la quasi indifferenza verso Dio. Non dovrebbe essere Lui il vero bersaglio di un ateo, professore?”
“Vede...” assumendo un'espressione compiaciuta lui “... a me è del tutto indifferente se qualcuno ancora oggi crede davvero nell'esistenza di un Dio Misterioso e Onnipotente che se ne sta Beato tra le nuvole. Fortunatamente sin dall'antichità il futuro Dio dei Cristiani è stato sempre concepito come abbastanza apatico alle vicende umane. Veniva raffigurato su un trono di Angeli, a fissare il mondo, pronto a riversare su di noi la Sua Infinita Misericordia, che però mai nessuno ne ha vista da queste parti... tranne forse gli Autori Biblici e quelli dei Vangeli... un Dio dunque molto liberale” sarcastico lui “che attendeva con pazienza il fantomatico Giorno del Giudizio per mostrare a tutti la sua Somma Giustizia. Le dirò che un Dio così non mi dispiacerebbe affatto. Ma la Chiesa...” scuotendo la testa divertito “... no, quella no... non riesce a starsene dietro le sue ricche mura di San Pietro... no, essa deve dare lezioni di etica, di morale, di politica... sin dal suo nefasto arrivo si è preoccupata di giudicare, vietare, bandire, condannare...” mi fissò “... eh, mio giovane cronista... è la Chiesa il vero male del nostro mondo... le religioni antiche non si preoccupavano di vietare e condannare, ma solo di insegnare, illuminare, guidare... poi il Cristianesimo è arrivato e in breve la tanto decantata libertà dei Vangeli è andata a farsi benedire.” Rise appena. “Immagino di averla messa a disagio. Dopotutto lei credo sia un fervente Cattolico, come tutti i Capomazdesi.”
“Affatto, professore.” Sorridendo io. “Non mi ha messo a disagio. Sono abituato a questo genere di discorsi e devo dire che un po' mi fanno sorridere.”
“Davvero?”
“Si.” Annuendo io. “Nel vostro discorso vi è più di una incongruenza storica, ma dopotutto lei è un matematico, non uno storico o un teologo.”
Lui mi fissò accigliato per un momento.
“E comunque, ahimè, non tutti a Capomazda sono così osservanti della Fede Cattolica.” Aggiunsi io. “Sono perlopiù i nobili ad esserlo. La religiosità di Capomazda si respira non solo tra i marmi delle sue neoclassiche Chiese, ma anche tra i vessilli dei suoi palazzi nobiliari. Tuttavia, come sa, io non sono qui per parlare di queste cose. Non sono certo questi argomenti ad averla portata ad un millimetro dal premio Nobel, professore.”
“Cosa spera le dica?”
“Vorrei tanto sapere i segreti del famoso... Algoritmo di Shiva, professore...”
Lui sorrise di nuovo.
“Dopotutto” continuai io “se mi ha invitato qui un motivo ci sarà.”
“Cosa vuole sapere?”
“Beh, comincerei dal nome...”
“Ci sono quattro enigmi matematici” mormorò lui “di cui nessuno è ancora riuscito a dare una soluzione. L'Algoritmo di Shiva invece ne ha già risolti due di quegli enigmi.”
“E' dunque una formula matematica?”
“Tutto ciò che ci circonda è racchiuso in formule matematiche.”
“Cos'è allora di preciso, professore?”
“L'Algoritmo di Shiva è un numero, un coefficiente capace di misurare e far variare le percezioni sensoriali e inconsce del cervello umano.”
“Non capisco...” stupito io.
“E' un elemento capace di dare dati al nostro cervello.” Spiegò lui. “Dati che possono generare emozioni, sensazioni, memorie e persino sentimenti.”
“Ma queste cose possono quindi essere prodotte artificialmente, professore?”
“Queste cose altro non sono che percezioni chimiche sviluppate dal nostro cervello in maniera del tutto naturale.”
“Può essere nocivo alla psiche umana?”
“Conosce la differenza tra un fenomeno fisico e un fenomeno chimico?”
“No...”
“Il fenomeno fisico alla fine non comporta un mutamento definitivo, ritornando alla sua condizione originaria.” Illustrò lui. “A differenza invece di un fenomeno chimico che giunge ad una condizione totalmente mutata. Ecco, l'Algoritmo di Shiva implica un fenomeno fisico.”
“Perchè quel nome, professore?”
“Perchè è tratto da una particella primordiale” con soddisfazione lui “che si sviluppò sin dagli albori della storia umana. Differenziandoci definitivamente dagli altri animali. Un po' come la Scintilla Divina che trae l'uomo dalla bestialità. Ecco il rifacimento al dio Shiva, quello della Trimurti Indiana. Immagino abbia letto Salgari.”
“Perchè proprio Shiva, professore?”
“Perchè nel nostro Occidente il Nome del Dio Cristiano è già troppo inflazionato.” Ironico lui.
“Capisco.” Mormorai. “E cosa ne farà della sua scoperta? Pare faccia gola a molti. Potrebbe aprirsi un'asta miliardaria.”
“E' già accaduto.”
“Ebbene?”
“L'Algoritmo di Shiva è stato venduto.”
“A chi, professore?”
“Ad una casa produttrice di videogiochi.” Serafico lui, per poi abbandonarsi ad un'enigmatica risata.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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