“Perchè” disse ad un tratto una voce entrando nella stanza “celare la verità? La vergogna negata diventa viltà ed almeno da questo cruccio io voglio salvarmi.”
“Barone, buonasera.” Fece il nonno di Altea, salutando l'uomo appena entrato.
Era alto, appena brizzolato, con una barba curata e due occhi profondi e vivissimi di un nero luminoso.
Appariva distinto, dai modi cortesi, quasi solenni ed era abbigliato completamente di nero, come se indossasse un lutto perenne.
I lineamenti erano bene eseguiti sul suo volto inquieto, sebbene un senso di subdola malinconia ornava i suoi tratti come se mai avesse sorriso in vita sua.
Nei suoi occhi si leggeva chiara la solitudine a cui si era autocondannato e se nell'immaginario dei poeti Lancillotto o Tristano avessero avuto davvero un volto, piegato dall'infelicità, allora di certo doveva somigliare a quello del barone De Goth.