Avvolta nella sua preziosa vestaglia di seta araba, Lys raggiunse la sua camera, ritrovandosi davanti al grande specchio ovale incrostato d'argento ed agata indiana.
Allora i riflessi sul vetro cominciarono ad animarsi, fino a far apparire un volto riflesso.
Fulminaccio rise.
“Ben detto, moglie mia.” Disse annuendo ad Altea. “Un giovane servo in forza ed in salute, pagato poco o niente č un buon affare. Oggigiorno tutti pretendono salari alti, che il diavoli li porti.” Bevendo. “E sia.” A Salamano. “Fa venire qui quel tuo nipote.” Alzandosi. “Ora vado... questi Sygmesi si credono furbi, ma io so trattare con tutti. Dopotutto un uomo del Sud vale di certo pių di questi effeminati imbevuti d'arte, poesia e bistecche!” Ridendo.
Gwen, Tatiana, Roze e Nikolaj conversavano divertiti fra loro, con Ivan fisso a guardare i due ospiti.
Setto era sempre scostante e sospettoso, mentre Elv si ritrovava spesso a fissare Gwen, la padrona di casa, che sembrava forse compiacersi di apparire sfuggente.
Il giovane infatti non riusciva a comprenderne la natura, pur sentendo un certo interesse verso i suoi modi.
Ora appariva silente e maliziosa, un attimo dopo candida e cortese.
Come se si divertisse nel rendersi schiva.
“Di grazie...” disse Setto ad un tratto “... di certo voi tutti siete di nobile sangue e lignaggio... lo si vede dai vostri modi e da questo palazzo... siete anche della stessa famiglia? Noto una vaga somiglianza fra voi.” Sorridendo non troppo convinto.
Roze e Tatiana non riuscirono a trattenere una risata.
Intanto albeggiava fuori.