Discussione: Personaggi Donne nel Medioevo
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Vecchio 20-07-2012, 12.41.34   #79
Taliesin
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TRA IL CANTO DELLE ALLODOLE: JACOPA DE' SETTESOLI

Quando morì, alla Porziuncola, San Francesco non ebbe intorno a sé soltanto i suoi frati. Ci fu anche una donna, l'unica donna e unica estranea presente alla morte del Santo, nella capanna che era stata sua ultima cella. Quella donna non fu Santa Chiara, chiusa tra le mura poverissime di San Damiano. A lei, tornando stremato ad Assisi, Francesco aveva mandato a dire che lo avrebbe rivisto dopo morto. Così fu infatti, quando il suo corpo, durante i funerali, passò e sostò davanti a San Damiano.

Eppure prima di morire Francesco desiderò di avere vicino una donna, un'altra donna.

Volle una presenza quasi materna, una mano affettuosa e forte al tempo stesso. La presenza fu quella di Jacopa de' Settesoli, la seconda delle due donne che, dopo Chiara, il Santo diceva di riconoscere.

Non era una donna giovane, Jacopa - o Giacoma, o Giacomina - de' Settesoli, la nobile vedova del nobile romano Graziano Frangipani. Francesco l'aveva incontrata a Roma nel 1219, durante una predicazione. Ella, donna fatta e vedova di illustre casato, aveva guidato con ferma mano il frate di Assisi per le vie dell'Urbe, come se fosse un figlio, appena maggiore dei suoi.

Da allora, Jacopa de' Settesoli era diventata la più valida collaboratrice dell'Ordine francescano nella città dei Papi. Fu lei a ottenere dai Benedettini la cessione dell'ospedale di San Biagio, che divenne il primo luogo romano dei Francescani, con il nome di San Francesco a Ripa.

Attiva e risoluta, pur essendo devota e affettuosa, Jacopa si poteva quasi dire un uomo, e infatti mentre Francesco chiamava sempre Chiara con il nome di sorella, chiamò Jacopa con il nome di fratello: Frate Jacopa.

Ella fu così la Marta francescana. Un giorno Francesco le regalò un agnellino, figura del Salvatore. Jacopa lo allevò, lo tosò, e con la sua lana tessé una tunica a Francesco. Era questo il carattere di Jacopa, che da ogni cosa sapeva trarre profitto e utilità.

Francesco, come abbiamo detto, la volle vicina prima di morire, e la mandò a chiamare a Roma. Da lei aveva accettato panno, cera e cibo, e anche certi dolci chiamati « mostaccioli », fatti con farina e miele. Anche quell'ultima volta le chiese di portare un lenzuolo, la cera per le esequie, e « quelle cose da mangiare » che ella gli preparava quand'era infermo a Roma.

Il messo era appena partito e Frate Jacopa, accompagnata da un figlio, era già ad Assisi, spinta da un affettuoso presentimento. Per lei, alla Porziuncola, venne tolta la clausura, che non era mai stata soppressa per Chiara.

Oltre al panno color cenere, alla cera e al lenzuolo, la donna forte aveva portato anche un fazzoletto ricamato e colorato, che era appartenuto al suo corredo da sposa. Dopo il transito del Santo, quando il corpo di Francesco restò nudo sulla nuda terra, Frate Jacopa deterse con quel lino il sudore della morte dal suo volto. Né parve strano che per quel gesto ella usasse un ricordo del suo terreno amore.

Dopo la morte del Santo, ella non si sarebbe più allontanata da Assisi.

Sarebbe restata presso la sua tomba, dedicandosi a opere di pietà e di carità. Dopo tredici anni, nel 1239, lo avrebbe seguito nel sepolcro, presso la chiesa di San Giorgio. E poi nella nuova tomba, nelle fondamenta della grande basilica di San Francesco, dove una lapide ancora la ricorda.

Taliesin, il bardo
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