Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 14-06-2016, 16.19.36   #385
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Redini e staffe, su in sella!
Com'è triste il mio congedo!"

(Antica canzone provenzale)

Ardea ed il suo scudiero si presentarono al cospetto del barone Avator.
“Milord...” disse con riverenza il cavaliere “... grato della vostra ospitalità e della vostra generosità sono qui a porgervi il mio saluto.”
“Mi addolora sapervi in partenza, cavaliere.” Fece Avator.
“Come l'agnello che lascia l'ovile, sicuro ed amato giaciglio, così il mio cuore si rattrista nel congedarmi, milord.” Ardea.
“Nessuno vi obbliga, cavaliere.” Fissandolo il barone. “Vi ho aperto le porte della mia casa per accogliervi come un figlio. Ed un padre non vive senza la sua prole.”
“Lo comprendo, signore.” Annuì il Taddeide. “Tuttavia un voto mi impone oggi di partire. Un voto sacro, poiché fu fatto sul mio onore e per la mia stessa vita.”
“Un cavaliere deve rispettare la parola data agli uomini ed i Voti fatti all'altissimo.” Con tenerezza Avator.
“Sono lieto che comprendiate, milord.” Sorridendo Ardea. “Non vedo però vostra figlia... avevo desiderio di salutarla...”
“Cavaliere...” guardandolo Avator “... noi tutti rispettiamo il vostro onore ed i vostri impegni. Vi chiedo di fare lo stesso con mia figlia. Ella vi saluta con rispetto ed affetto e ha chiesto a me di portarvi il suo addio. Cramelide sa che comprenderete e non domanderete altro.”
Ardea mostrò un cenno di assenso con una fitta al cuore.
Baciò così il barone e suo figlio, salutando poi la folla tutta accorsa per il suo congedo.
Fu celebrata una Messa per invocare su di lui la Divina Benedizione dell'Onnipotente ed alla fine della Sacra Celebrazione Eucaristica il Taddeide e Biago lasciarono Acerna.
E dalla torre più alta del maniero, attraverso una finestre velata da una leggera tenda, qualcuno da lontano osservò il cavaliere cavalcare verso il bosco e restò lì a fissarlo, tra lacrime e dolore, fino a quando non scomparve col suo scudiero nella folta vegetazione.
Poi si accasciò a terra e continuò a piangere fino a quando ebbe forza nel suo cuore.
Il procedere del cavaliere e del suo scudiero fu silenzioso e mesto, tanto che Biago più volte fu sul punto di rompere quel vuoto con qualche parola, ma ogni volta la voce gli morì sulle labbra.
Ed alla fine fu invece Ardea a destarsi da quella malinconia, arrestando Arante e indicando allo scudiero un monte che dominava l'intera foresta.
“Quello è il Monte Sacro di Maddola...” mormorò “... di nuovo a Maddola, stavolta per un impresa infinitamente più ardua e contro un nemico mortalmente più terribile.”
“Perchè non hai raccontato tutta a Cramelide?” Chiese Biago.
“Perchè mai avrei dovuto?” Voltandosi Ardea.
“Aveva il diritto di sapere” fece Biago “e merita la possibilità di attendere il tuo ritorno.”
“Per illuderla?” Senza tradire emozioni il Taddeide. “Per darle un altro dolore? Ha già sofferto abbastanza.”
“Sta già soffrendo ora.” Biago. “Per te.”
“Amico mio...” accennando un lieve sorriso il cavaliere “... mi sei stato fedele compagno e fraterno sostegno nelle terribili ed inumane Questioni. Hai sfidato la morte e conosciuto la fama degli uomini insieme a me. Abbiamo diviso ogni cosa, persino la vita. Ora sei libero. Non hai più l'obbligo di seguirmi.”
“Non è mai stato un obbligo.” A lui Biago.
“Lo so.” Con tenerezza Ardea. “Ma sono io che voglio così, amico mio. Il compito che mi attende è per me solo. Il tuo ingegno e le tue conoscenze non potranno servirmi in ciò che mi aspetta. Va e non dimenticarti di me, di questo viaggio e di ciò che abbiamo fatto. Che tutti gli uomini di queste terre sappiano perchè i loro figli possono ora crescere liberi e nella Grazia delle Fede in Dio. Va, amico mio.”
“Potrei ascoltarti solo se tu mi ordinassi di non seguirti.” Disse lo scudiero.
“Te lo ordino.” Lesto Ardea. “Per il mio sangue ed i tuoi doveri ti ordino di non seguirmi e di ritornare a casa tua. So che mi sei amico e che sei fedele al casato di mio padre.”
Biago, di fronte a quelle parole, non poté dire e fare nulla.
Abbracciò in un commosso e fraterno abbraccio il cavaliere e poi restò immobile a guardarlo mentre egli galoppava verso il suo Destino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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