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Vecchio 29-09-2016, 17.14.49   #24
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Oggi è la festa dell'Arcangelo Michele e nel malinconico candore di questo pomeriggio di tardo Settembre un velo passato accarezza il mio cuore...



Il dorato Sole del pomeriggio inondava il campetto in quel tardo Settembre già in odore di compiti e giornate di scuola.
Le urla dei ragazzini rimbombavano qua è là, senza però distrarre la bionda fanciulla così presa dai suoi appunti su quei fogli bianchi.
“Uff...” disse lui raggiungendola e lasciandosi poi cadere accanto a lei su quella panchina all'ombra del sicomoro “...è ancora troppo caldo per i miei gusti...”
“Eppure hai parato quel rigore...” lei senza alzare lo sguardo dai suoi fogli.
“Allora mi hai visto...” fissandola lui con i suoi occhi azzurri.
“Certo.” Scrivendo lei.
“Pensavo fossi troppo presa dai tuoi appunti...” cercando di sbirciare sui fogli.
“Ehi!” Spostandosi lei. “Che fai?”
“Nulla...” tornando a fissare il campetto lui “... quanti segreti... che pensi? Che mi interessino i tuoi tanti spasimanti?”
“Ti odio...” lei “... e comunque non scrivo di nessun spasimante...”
“Sei anche bugiarda...”
“Io non dico mai bugie!”
“Ah, no?” Guardandola lui. “Ho letto... Andrè e Camille... patetico...”
“Cosa è patetico?” Con sguardo infastidito lei.
“I protagonisti di ciò che scrivi...” mormorò lui “... chi sono? Anzi, no... meglio non saperlo... dopotutto ognuno ha le conoscenze che merita... torno a giocare con gli altri...”
“Si, vai... è meglio...” riprendendo a scrivere lei.
“Ehi, Guisgard!” Gridò uno dei bambini che giocavano. “La palla!” Indicando il pallone che era rotolato fino alla panchina.
Lui annuì e si alzò.
“Torno a casa...” fece lei “... vado...” quasi attenendo una risposta da lui.
“Non aspetti che finiamo la partita?”
“No...” prendendo un foglio blu ripiegato più volte lei.
“Cos'è?” Chiese lui.
“Un origami...” rispose lei “... l'ho avuto alla festa di San Michele...”
“Un origami?” Ripetè lui.
“Si, è un foglio di carta ripiegato...” spiegò lei “... è un'arte Giapponese...”
“E cosa rappresenta?” Domandò lui.
“Un Fiore...” svelò lei “... il Fiore Azzurro... quello di cui parli sempre tu...”
“Posso vederlo?”
“Si, ma non rovinarlo...” dandoglielo lei.
“E' molto bello...” osservandolo lui “... ora capisco...”
“Cosa?”
“Te l'avrà dato uno dei tanti idioti che ti girano intorno, no?”
“Sei proprio...”
“Cosa?” Lui a lei.
“Sei proprio ottuso!” Riprendendosi il Fiore lei, per poi correre via.
“Aspetta!” La fermo lui prendendola per un braccio.
“Lasciami...”
“Aspetta...”
“Cosa vuoi?” Con gli occhi rossi lei.
“Perchè piangi?”
“Lasciami!” Gridò lei, scappando via.
Nel correre via però perse l'origami.
Lui si chinò e lo raccolse.
“Il racconto, il Fiore, quelle lacrime...” tra sé e sé lui “... chissà a chi pensava...”
“Ehi, Guisgard!” Gli altri bambini. “Dai, tiraci il pallone!”
“Si...” annuì lui, per poi calciare forte il pallone verso di loro.
“Dai, vieni?” Ancora loro.
Lui guardò il pallone che rotolava nel campetto e poi il Fiore di carta azzurra nella sua mano.
E corse via.
Verso il paese, verso la festa di San Michele.
Sperando di trovarla là e di poterle parlare.
Sperando di farla ballare e forse di trovare il coraggio per chiederle di quel racconto e del Fiore di carta azzurra.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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