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Vecchio 03-08-2010, 19.51.47   #25
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

V

Aperta la porta, subito in casa entrarono diversi uomini armati.
“Cosa volete?” Chiese Icaro.
“Sono stati visti entrare in questa casa” prese a dire colui che sembrava essere il loro capo “alcuni nemici della causa imperiale.”
“Qui non ci sono faide o propositi belligeranti.”
“Dobbiamo ispezionare la casa.”
“Fate pure.” Disse Icaro.
Poi, accortosi del ferito sul letto, l’uomo chiese:
“E quello?”
“E’ un uomo ferito.”
“No, quello è un traditore” disse il ghibellino “e voi siete della sua stessa pasta!”
“Non mi interesso di politica.” Rispose Icaro. “Ho solo fatto il mio dovere di cristiano, aiutando un mio simile ferito.”
“No, voi avete peccato contro il Cielo e contro la vostra città, gaglioffo!” Gridò il ghibellino. “Uomini, portate via questi due traditori!”
“Non potete trasportare quell’uomo” urlò Icaro “o sarà la sua fine!”
“Ormai la sua sorte è segnata…” rispose il ghibellino “… come la vostra!”
“No, in nome del Cielo!” Intervenne la nonna in lacrime. “No, non potete portare via mio nipote! Non ha mai fatto niente di male a nessuno!”
“Sta zitta, vecchia...” intimò il ghibellino “... o farai la sua stessa fine!”
E quegli uomini portarono via Icaro ed il guelfo ferito, tra la disperazione della vecchia nonna.

Le prigioni hanno molti mali.
Ma forse il peggiore di tutti è il tempo che ti lasciano per pensare.
Ed i pensieri, prima o poi, finiscono per consumarti.
Nulla è peggiore che ricordare la gioia quando si è nella pena.
I ricordi, le sensazioni, l’eco di un passato ormai svanito allora ti assalgono.
Ti travolgono, come il mare tempestoso fa con il naufrago, scuotendolo in balia delle sue onde e della furia dei venti.
Ma la furia degli uomini è forse anche peggiore.
L’uomo non ha il dono della compassione e della misericordia per i suoi simili.
Egli allora si danna per questo.
Ed un’anima dannata non obbedisce più al bene, ma al male.
Icaro, rinchiuso in quella buia ed umida cella, vedeva salpare mille e più navi per quel mare che ora lo scuoteva e la devastava.
Quelle navi partivano per porti lontani, su isole sconosciute, come solo il futuro sa esserlo.
E su quelle navi vi erano i sogni ed i desideri di Icaro.
Tutto sembrava abbandonarlo pian piano.
In un rapido e fatale scorrere di una notte, la sua vita era cambiata.
Anzi, svanita.
Gli era stata portata via e con essa ogni speranza per il futuro.
Fu lasciato, insieme ad altri disperati, a marcire nell’umidità e nel dolore.
Aveva paura.
Paura di impazzire.
Si, perchè forse il loro scopo era quello di farlo impazzire.
Già due uomini in quella settimana si erano impiccati.
Si, ormai Icaro ne era certo, volevano fiaccarli nello spirito e nel cuore.
Qualcuno dei suoi sventurati compagni di dolore delirava un’assurda convinzione, simile in realtà più a una misera illusione, che le truppe guelfe di Napoli sarebbero giunte a liberarli.
“Re Carlo ci salverà!” diceva continuamente qualcuno in quella cella.
Non importava chi lo dicesse, ciò che contava era udirlo da parte degli altri.
Così, quasi a turno, ciascuno di quei miserabili pronunciava, ad intervalli ormai regolari, quell’augurio, che ben presto divenne solo un’ossessione.
Icaro allora decise di lasciarsi impazzire.
Si, pensava, i matti non soffrono.
Non comprendono più nulla, né ciò che distingue la vita dalla morte, né quello che separa il bene dal male.
E così, invocava ogni notte un demonio.
Il demone della follia.
Ma certe notti si svegliava di soprassalto ed un’irrazionale paura lo raggiungeva.
“Perché poi il demonio dovrebbe correre in mio soccorso?” Pensava. “Perchè dovrebbe giungere a sollevarmi dalle mie pene, quando il suo unico scopo è quello di tormentare gli uomini?”
Allora si convinse che i suoi carcerieri erano tutti demoni.
E mentre i giorni e le notti trascorrevano così, ad invocare la follia o la morte, viste entrambe come liberatrici da Icaro, giunse il giorno del giudizio.
Ma, purtroppo per Icaro, non era il Giudizio di Dio, ma solo quello degli uomini.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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