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Vecchio 31-01-2013, 01.37.52   #10
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Originalmente inviato da Altea Visualizza messaggio
Il vostro prologo, immagino, sul nuovo Gdr è molto interessante...avete dipinto uno scenario davvero enigmatico e misterioso, un pò mi ricorda Tylesia.
Milady, si, parla di una nuova storia.
Una storia narrata molto tempo fa ai fanciulli di un regno lontano.
E quei fanciulli, una volta cresciuti e divenuti adulti, hanno poi fatto finta di non crederci più.
Ma alcuni frammenti di quei racconti ancora oggi emergono da pagine ammuffite ed ingiallite, credute perdute o mai scritte veramente...



La fucina era immersa in una lugubre ed echeggiante penombra, attraversata dai bagliori del fuoco ed animata da goffe e grottesche ombre che danzavano sulle pareti di pietra e malta.
Ad ogni colpo l'acciaio della scure prendeva pian piano forma e consistenza, per poi liberare dense ed impenetrabili nuvole di vapore quando si immergeva nell'acqua fredda.
Gamark fissava le lunghe ed inquiete ombre che si inseguivano, si contorcevano e grugnivano sulle consumate murature, quasi dando a ciascuna il nome di fiabeschi e terribili mostri.
“Allora, Gamark...” disse suo padre senza alzare mai lo sguardo dalla lama grezza della scure a cui stava lavorando “... qual'è stato il primo peccato? Quello da cui sono discesi tutti gli altri?”
“Io...” mormorò il bambino “... io credo sia stato quello di Adamo ed Eva...”
L'uomo si voltò di scatto e fissò il piccolo.
Questi allora si ammutolì e chinò il capo.
“L'aver mangiato il Frutto proibito dici?”
Gamark annuì quasi con soggezione.
“No!” Esclamò il padre, per poi conficcare la scure su un massiccio cippo incavato. “Ragiona, Gamark! Se prima di quel momento non c'era mai stato altro peccato, come poteva essere penetrato nell'Eden il serpente? Come?”
Il piccolo non disse nulla.
“Gamark, vieni qui.”
Il bambino allora, tradendo timore, si avvicinò al padre.
“Gamark...” continuò questi “... il primo peccato non fu commesso dagli uomini. Il serpente peccò. Peccò nei Cieli, quando rinnegò e si ribellò al Signore.” Il suo tono ora era più pacato. “Quello fu il primo peccato. Quello che maledì Lucifero e tutta la sua stirpe.”
“Il peccato di disobbedienza?” Tornando ad alzare il capo Gamark.
“No!” Gridò l'uomo, intimorendo ancor di più il piccolo. “Non era disobbedienza! Lucifero sfidò Dio! Credeva di poterlo battere! Si era illuso! Illuso di poter vincere! Illuso, capisci? Illuso!”
Questa parola echeggiò nella fucina divenuta ormai muta.
“Illuso!” Fissando il bambino. “Si era illuso! Ossia migliore di come fosse in realtà! E illusi furono tutti gli angeli ribelli che lo seguirono! Capisci, Gamark?”
Il piccolo annuì lievemente.
“E i suoi discendenti vivono in mezzo a noi...” aggiunse l'uomo “... sono ovunque... e noi dobbiamo ucciderli, altrimenti saranno loro ad uccidere noi... Gamark, dobbiamo ucciderli e liberare il nostro villaggio...” i suoi occhi erano quasi fuori dalle orbite e lunghe gocce di sudore rigavano il suo viso deformato da un'inquietante smorfia di follia “... capisci perchè ho dovuto uccidere quegli uomini giunti oggi nella fucina? Lo capisci, vero?”
“Si...” fece Gamark.
L'uomo accennò un lieve sorriso, simile ad un ghigno, per poi baciare sulla fronte suo figlio.
Tornò allora a lavorare alla sua scure.
“Devi imparare a riconoscerli...” mentre lavorava la lama della sua arma “... sono del tutto simili a noi... sono umani del resto... o almeno lo erano... ma a differenza nostra la luce non li attraversa... Gamark, potrai riconoscerli perchè non hanno ombra... solo da ciò capirai che sono illusi...”
Ad un tratto si udirono dei rumori e poi voci confuse.
“Gamark, nasconditi!” Ordinò l'uomo a suo figlio, per poi impugnare la sua scure.
Un attimo dopo alcuni uomini entrarono nella fucina.
Erano membri del Consiglio insieme ad alcuni soldati.
“Carolius de Valoren...” cominciò a dire uno dei consiglieri “... siete accusato di fanatismo, incitazione alla violenza e di omicidio. Inoltre...” prendendo per un polso il piccolo Gamark “... di maltrattamenti ed abusi sul vostro stesso figlio!”
“Lasciate mio figlio!”
“Arrestatelo!” Ordinò il consigliere.
I soldati allora raggiunsero l'uomo, ma questo colpì subito con la sua scure, mozzando la mano ad una guardia e ferendone un'altra sul capo.
Alla fine però i militari ebbero la meglio, disarmandolo e pestandolo a sangue, sotto gli occhi del figlio.
“Vieni, piccolo...” fece il consigliere a Gamark “... il tuo incubo è finito... questo pazzo non ti farà più del male...” sorrise “... vieni, ti porteremo in un luogo sicuro.”
Presero così il bambino con loro e usciti dalla fucina trovarono ad attenderli una donna.
“Gamark, bambino mio!” E corse verso suo figlio. “Piccolo mio, ora non ci separeranno più! Povero piccolo... ora nessuno ti farà più soffrire!”
“Mamma...” in lacrime Gamark “... mamma... resteremo sempre insieme ora?”
“Si, sempre...” annuì la donna, per poi stringerlo di nuovo a sé e baciarlo.
Madre e figlio allora si unirono ai consiglieri e ai soldati e con loro fecero ritorno al villaggio.
Ma mentre attraversavano le strade, Gamark si accorse che nessuno di quelli proiettava al suolo la propria ombra.
Neanche sua madre...





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