Discussione: Itinerari Centro storico di Sermoneta
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Vecchio 06-06-2012, 15.31.35   #1
Altea
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Imagesc Centro storico di Sermoneta

Continua il mio e vostro viaggio storico a Sermoneta, dopo quello descritto sulla Abbazia di Valscivolo e "si dice" ruota attorno al mondo dei Templari.

La Cattedrale di Santa Maria Assunta




Le chiese del borgo di Sermoneta serbano i segni della presenza templare ed è innanzitutto la Cattedrale di Santa Maria Assunta, eretta in stile romanico prima del X secolo sulle rovine di un tempio romano dedicato alla dea Cibele, quella che più sembra riassumerli.
A pianta basilicale che la ristrutturarono in forme gotiche, con chiari riferimenti cistercensi (che la ristrutturarono nel XII secolo) la chiesa si distingue per l’angusto portico gotico e per lo snello e bellissimo campanile romanico in pietra e mattoncini (“decapitato” nel Cinquecento da un fulmine). L’interno, a tre navate con volte a crociera, custodisce molte opere d’arte, tra cui due acquasantiere, una medievale e l’altra rinascimentale, un coro ligneo settecentesco, il crocifisso barocco dell’edicola dell’altare e quello medievale di una delle cappelle laterali e diversi affreschi (notevoli quelli quattrocenteschi di Benozzo Gozzoli nella Cappella De Marchis).
Nella chiesa, scura e poco illuminata, si respira un’atmosfera tetra e drammatica: inquietante, in particolare, è l’affresco, seminascosto e molto deteriorato, dipinto a destra sulla parete interna della facciata, che raffigura in maniera terribile i sette vizi capitali, con una scena non priva di elementi macabri e surreali.
Riguardo ai simboli templari, spiccano le numerosi croci patenti incise sulle pietre della Cattedrale e delle abitazioni circostanti, che danno la sensazione di un vero e proprio “quartiere templare”. Limitandoci alla chiesa, sul campanile sono due esemplari di “croce patente” templare, una delle quali forma una “triade” assieme ad altre due croci, meno “classiche” ma attribuibili comunque all’Ordine del Tempio. Inoltre, una terza “croce patente” è incisa sul portale interno dell’edificio in rovina proprio di fronte all’entrata della chiesa, mentre una quarta, la meglio conservata e la più eloquente, si trova sull’unica parete laterale visibile della chiesa. Accanto alle croci templari è poi da segnalare la presenza di almeno cinque triplici cinte, tre delle quali, molto consumate, si possono appena scorgere sui gradini del portico, mentre una quarta, mozzata a metà, è incisa a sinistra sul gradino del portale minore della chiesa, semi-nascosta sotto il portone di legno.
Se all’interno (sulla prima colonna a destra della chiesa) è invece presente una Tau (simbolo di derivazione ebraica notoriamente usato sia da San Francesco che dai templari), sempre all’esterno, sullo stipite (interno) destro del portale principale, è visibile addirittura un “Centro Sacro”, nella sua variante “semplice” (un quadrato nel quale sono iscritti otto raggi, che formano al suo interno due croci greche), contornato peraltro da croci di vario tipo (tra cui, naturalmente, quella templare). Senza dubbio, la presenza di una grande quantità di “triplici cinte” e del “Centro Sacro”, e il fatto che almeno tre “croci patenti” siano perfettamente inserite nell’architettura dell’edificio, non possono non far pensare ad una vera e propria chiesa templare.

La Chiesa di San Michele Arcangelo



La chiesetta di San Michele Arcangelo sorge nel cuore medievale del paese.
L’edificio sacro, sorto forse sui resti di un antichissimo tempio dove era venerata la dea Maia, e le cui origini risalgono probabilmente al XI secolo (l’aspetto gotico è riconducibile alla seconda metà del XII secolo), presenta un piccolo portico molto malmesso ed è caratterizzata da una pianta asimmetrica. All’interno, a tre anguste navate e con soffitto a volte a crociera, si conservano un organo settecentesco, un battistero seicentesco ed un affresco che raffigura la Crocifissione. Nella sottostante cripta si ammirano affreschi del XV secolo. Anche qui è ovviamente presente una “triplice cinta”, ben evidente su uno dei gradini d’accesso, mentre molti degli edifici civili limitrofi recano incise sui propri portali “croci templari”.
E non basta: su alcuni gradini dell’antico selciato del vicolo principale che conduce alla chiesetta di San Michele Arcangelo sono scolpite alcune piccole “stelle a cinque punte", simbolo la cui interpretazione è sempre stata oggetto di discussione.
Il “pentagramma” trae le proprie origini probabilmente dalla filosofia pitagorica, quale metafora dell’armonia tra il corpo e l’anima avente significato mistico di perfezione. Nel tempo, tuttavia, questo simbolo, via via presentato attraverso differenti nomi (“pentalfa sacro”, “pentacolo”, “stella fiammeggiante”, ecc.), è stato attribuito ora alla stregoneria, ora all’alchimia, ora persino alla massoneria. E’ noto, del resto, come la stella a cinque punte sia uno dei simboli massonici per eccellenza e come parte delle tradizioni esoteriche della Massoneria abbiano una derivazione pitagorica.
Nondimeno, questo simbolo si ritrova pure tra le decorazioni usate dai templari, e di conseguenza - se accettiamo la “paternità massonica” di tali incisioni a Sermoneta - potrebbe essere ascritto quale esile ma significativa prova di un continuum storico tra Ordine del Tempio e Massoneria, soprattutto nei luoghi che vedono un’intensa presenza cistercense.

Il Convento di San Francesco

Il convento di San Francesco si trova a meno di un chilometro dal paese.
Il complesso monastico, che affianca il cimitero retrostante, nacque nel XII secolo come fortilizio dei templari, i quali vi rimasero sino al 1312. Dopo la soppressione dell’ordine subentrarono i cosiddetti “Fraticelli Francescani”, eremiti che osservavano un’interpretazione ortodossa della dottrina del “Poverello d’Assisi”, e che, com’è noto, trovarono rifugio anche a Bassiano, nella misteriosa Grotta di Selvascura. Presto, però, i fraticelli subirono feroci persecuzioni e lasciarono il convento, che nel 1495 fu donato da papa Alessandro VI ai frati Minori Osservanti. A questa data risale peraltro l’enorme leccio secolare davanti la chiesa, piantato proprio per volere del Pontefice in occasione della donazione. Un secolo dopo, il convento passò ai frati riformati detti “Zoccolanti”, che sarebbero rimasti fino al 1873.
E’ curioso notare come, nonostante l’origine templare dell’edificio, siano visibili, sulle colonne del portico d’ingresso, due croci dei Cavalieri di Malta, i “diavoli neri” degli arabi nelle Crociate. Nella storiografia, il rapporto tra i due ordini è assai discusso: c’è chi ne afferma la reciproca rivalità e per molti versi ostilità; altri invece ne sostengono la continuità, per cui i Cavalieri di Malta (nati nel XI secolo e ancor oggi esistenti) avrebbero ereditato dai templari conoscenze e ricchezze straordinarie.

Chiesa di Santa Maria del Monte



La suggestiva chiesa di Santa Maria del Monte, riconoscibile poiché squarciata in due.
Eretta probabilmente nel Trecento ma ormai di difficile lettura architettonica, in origine dovette essere bellissima. Oltre alla nuda facciata, puntellata da travi, si è mantenuta soltanto quella che con ogni probabilità era la sua abside: a pianta ottagonale, ricorda la struttura di un battistero e rimanda il pensiero all’importanza conferita al numero “otto” dalla filosofia templare e cistercense.
All’interno (pericolante e in cui si sconsiglia vivamente di addentrarsi), sui brandelli del vecchio intonaco, si vedono numerosi graffiti, tra cui nomi e firme d’ogni epoca, stelle a cinque punte, croci di vario tipo, strani simboli e inquietanti disegni (spicca un “bamboccio” con uno sguardo terrificante e vestito in una foggia curiosa).
Notevoli i resti di affreschi, seppure in uno stato pietoso: si riconoscono appena una Madonna col bambino (XV-XVI secc. ?) e uno splendido viso del Cristo (XVI sec. ?).



tratto dal libro
Lazio: i luoghi del mistero e dell'insolito
AUTORI: D. Cortiglia e L. Bellincioni
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

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