Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 15-02-2010, 01.55.09   #165
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

LXXXIX

“L’incubo è reale se chi lo vede ha
gli occhi intrisi di peccato.”
(Antica incisione longobarda)


“Sarà meglio tornare al palazzo, damigella.” Disse Ardea scrutando il rapido incedere della sera.
“Di cosa avete paura, messere?” Chiese maliziosa la giovane.
“Siamo a due passi dalla brughiera” rispose Ardea “ed è ormai buio. Ed ultimamente da queste parti sono accadute cose non sempre piacevoli.”
“Anche a voi fanno quindi paura i fantasmi, cavaliere?”
“Damigella...” rispose Ardea “...non c’è bisogno di scomodare fantasmi o spettri per dare una spiegazione a quanto è accaduto qui a Frattagrande.”
Ma proprio in quel momento un terribile ululato lacerò il silenzio della sera.
“Per tutti i diavoli!” Esclamò Ardea che però non ebbe il tempo di aggiungere altro.
Infatti il cavallo di Parzia, a quel delirante ululato, si imbizzarrì e cominciò a correre senza meta verso la brughiera.
La giovane gridava in preda allo spavento, mentre il cavallo, reso folle dalla paura, si immergeva sempre più nella desolata oscurità che avvolgeva quel paesaggio.
Ardea si lanciò immediatamente all’inseguimento di quel cavallo, mentre la giovane disperata invocava il suo aiuto.
Per quanto Arante fosse agile e veloce, il cavallo di Parzia sembrava avere centuplicato le proprie forze e correva veloce come il vento.
Ardea, alle urla della giovane, le gridava di saltare giù dal suo cavallo.
Ma Parzia, dominata dalla paura, si stringeva forte alle redini ed al collo di quel cavallo furioso.
E l’oscurità li avvolgeva sempre di più, rendendo impossibile ad Ardea di scorgerli in quelle tenebre.
Ormai a guidarlo era solo il rumore della frenetica corsa di quel cavallo e le urla della giovane.
Allora il cavaliere affondava i suoi speroni nei fianchi del fiero Arante per indurlo a raggiungere quel cavallo che sembrava come indemoniato.
La brughiera tutt’intorno era un’enorme vuoto di oscurità e sembrava voler inghiottire tutto ciò che l’attraversasse.
E più quell’assurdo inseguimento proseguiva più il freddo della brughiera li avvolgeva.
E quel freddo non aveva niente di naturale.
Il gelo che si percepiva nell’aria sembrava voler trafiggere le carni e penetrare sin dentro l’anima.
Un gelo che pareva la naturale atmosfera pronta ad accogliere il ritorno dei morti sulla terra.
Ardea però non cedeva e spronava sempre più il suo formidabile sauro a proseguire quella corsa.
Quella corsa era ormai una prova di forza ed il cavallo di Parzia sembrava attingere quell’innaturale vigore solo dalla follia che l’aveva completamente dominato.
Ma, ad un tratto, giunsero in una piccola radura, più simile ad uno spiazzo.
E chissà per quale motivo, il cavallo di Parzia arrestò la sua corsa, cominciando a scalciare con un forza impensabile data la velocità con cui aveva galoppato fino a quel luogo.
E tanto scalciò che la ragazza fu lanciata a terra.
E libero dal peso della giovane riprese la sua assurda corsa, sparendo per sempre nell’oscurità della brughiera.
Ardea si lanciò subito vicino alla ragazza, che per il colpo aveva perso i sensi.
Tentò di farla riprendere.
E dopo qualche istante Parzia riprese conoscenza.
Era intontita e confusa.
“Come vi sentite, damigella?” Chiese Ardea.
“Io...” cominciò a rispondere la giovane “...ho...un forte mal di testa..e...anche i capogiri...”
“Coraggio...” disse Ardea “...vi riporto al palazzo.”
Ma proprio in quel momento la ragazza sgranò gli occhi come se stesse fissando qualcosa di assurdo ed impensabile.
Divenne ancor più pallida di quanto non l’avesse resa la paura per la corsa del suo cavallo.
Ed iniziò a farfugliare qualcosa di incomprensibile.
“Cosa avete?” Chiese Ardea.
La giovane allora indicò un punto alle spalle del cavaliere.
Proprio in quel momento la Luna emerse dalle nubi della notte ed illuminò quello spiazzo.
E fu allora che Ardea vide qualcosa di innaturale ed incredibile.
Un grosso molosso fermo a pochi passi da loro.
Aveva il pelo lucente come se fosse rivestito da un alone aureo e li fissava ringhiando.
Quella bestia sembrava essere appena giunta dagli inferi, per reclamare il suo sacrilego pasto.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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