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Vecchio 09-08-2011, 19.08.12   #91
lady Lucrezia
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Residenza: Monte Bondone
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lady Lucrezia è sulla buona strada
Ecco qui la prima parte della Leggenda della Grotte!

"Mille e mille anni or sono, quando lo stesso Sole poteva essere ancora detto una giovane stella, vi fu un tempo in cui, su uno splendido monte incantato, chiamato “Bondone” dagli abitanti del luogo, l’uomo conviveva con la Magia. Maghi e streghe, driadi e fauni, draghi e unicorni vivevano insieme pacificamente, profondamente devoti ai Quattro elementi, quattro pilastri su cui si basava la loro Magia, che tanto amavano. Due erano i popoli principali, fieri e amanti della pace: i Corunti e i Dainiti. Il terzo popolo era chiamato “i Falconi”. La serenità tra le comunità era assicurata da un antichissimo tempio, nel folto del bosco, eretto dai primi Grandi Stregoni. Tale splendida e imponente costruzione era costituita da quattro colonne, le Colonne degli Elementi, che sorreggevano gli angoli del tetto colossale, nel quale si narrava risiedesse il cuore stesso della Magia. Scolpiti nell’oro dei quattro pilastri, quattro immensi animali, un Leone, un Delfino, un’Aquila e un Cervo, sovrastavano la foresta, mentre un drago immane risiedeva al centro del tempio, accovacciato intorno all’altare, a guardia di quel luogo sacro e così venerato. Quattro calici di cristallo, invece, trovavano posto in una cavità nelle quattro colonne. Tali calici contenevano l’Essenza degli Elementi, che, come l’albero trasmette la linfa a tutti i suoi rami, così le colonne alimentavano con questa il cuore della Magia, e si esauriva ogni mille anni.
Alla fine del settimo millennio, sul Monte Bondone, incominciarono a scatenarsi terribili uragani. Fulmini e grandine devastavano i raccolti, e la terra fremente distruggeva le abitazioni. I fiori più belli guardavano impotenti marcire i propri petali, gli animali si ritrovarono a combattere e a mangiarsi tra di loro. Arrivarono la miseria, la fame, la malattia. In aggiunta a ciò, si cominciava ad avvertire tra gli abitanti una certa irrequietezza, una sorta di competitività che non era comune tra loro.
Fu proprio allora, che il Sommo Sacerdote e Stregone, seriamente preoccupato dal decadimento dei tre popoli, stabilì che era tempo di riempire nuovamente i Calici degli Elementi, prima che fosse troppo tardi. Come voleva la tradizione, colui o colei che avrebbe dovuto procurarsi l’Essenza, e portarla al tempio, avrebbe dovuto essere la creatura più nobile e innocente di tutto il bosco. Si narrava infatti che, se qualcuno dal cuore meno puro di una goccia di cristallo avesse tentato di appropriarsi dell’Essenza, sarebbe stato immediatamente divorato dalle belve feroci che la sorvegliavano.
Il giorno prestabilito per la scelta, sulla punta più alta del Monte, i sette massimi Stregoni e Sacerdoti, con le lunghe barbe bianche raccolte in grembo, attendevano pensierosi che gli fosse portato l’essere predestinato. Già si aspettavano di vedersi comparire di fronte un giovane alto, forte e armato fino ai denti. Restarono perciò piuttosto sconcertati quando videro salire dalla valle, con passo incerto ed esitante, una bellissima ed eterea fanciulla, che si reggeva a malapena sulle esile gambe, così fragile da sembrare che, se qualcuno l’avesse toccata, sarebbe potuta cadere a terra in mille pezzi, come una statua di porcellana. S’alzarono parecchi borbottii di disappunto e malcontento tra sei degli Anziani. Come poteva una simile creatura, una driade (perché driade era) così delicata compiere una missione tanto terribile e pericolosa?
Ma il settimo Anziano, il Sommo Sacerdote, non disse nulla, e non la giudicò dalle sue timide apparenze. Anzi, s’alzò e allargò le braccia rugose in segno di benvenuto. La piccola driade, dato uno sguardo spaventato agli stregoni, cercò di nascondersi trepidamente tra i lunghi capelli, fatti di petali di rosa bianca.
A quel punto, essi si zittirono, e ascoltarono le parole del loro saggio capo.
«Sii la benvenuta tra di noi, giovane driade. Ti prego, scostati dal precipizio e vieni avanti. Dammi la mano».
La fanciulla trattenne il respiro, mentre, in segno di rispetto, si chinava sulla mano raggrinzita del vecchio per sfiorarla con le labbra gentili.
Il Sacerdote la fece rialzare, e fissandola negli occhi color del cielo, le spiegò brevemente in che cosa consisteva la sua missione. La giovine avrebbe dovuto partire il giorno stesso alla ricerca dell’Essenza degli Elementi, e riempire i calici una volta da sinistra a destra, all’incontrario nei segni dello zodiaco, cioè partendo dal Fuoco fino ad arrivare dalla Terra. Avrebbe potuto fare ciò soltanto nell’ora dopo scoccata la mezzanotte, quando il Drago Guardiano fosse stato profondamente addormentato, poiché, esaurita l’essenza, esso non era più mansueto e docile agli ordini degli Stregoni.
«E dovrai cercare la sostanza» concluse il Sacerdote «nel cuore di ciascun Elemento».
«E come farò, mio signore? Non ho davvero idea di dove cominciare» protestò debolmente la driade.
Mentre tra i sei anziani si levava un mormorio di scherno, il Saggio sorrise, e presele entrambe le mani disse:
«Ma chi, meglio di te, può conoscere il luogo in cui si trova? Chi, meglio del tuo cuore purissimo?»
La fanciulla annuì lentamente, guardandolo fisso. Ella era talmente giovane e ingenua, da non sapere che era segno di grande arroganza guardare uno Stregone negli occhi. Egli, tuttavia, ne sostenne lo sguardo con ammirazione.
«Un’ultima cosa, prima di lasciarti alla tua missione».
La driade assistette impassibile alla nota di preoccupazione e serietà nella sua voce.
«Una volta cominciato il tuo compito, non potrai più fermarti. Dovessi morire, fanciulla (prego gli dei che ciò non avvenga), la tua anima sarà costretta a tornare dai morti, e non troverà pace finché anche l’ultimo dei calici non sarà riempito. Ciò sarà fino all’epoca in cui quattro cavalieri, i cavalieri degli Elementi, ti sottrarranno alla terribile maledizione, prendendosi essi l’incarico di portare a termine il lavoro, restituendo così la pace e la magia ai nostri popoli».
Lentamente, però, riacquistò il sorriso.
«Ma è solo una possibilità. Se molti prima di te l’hanno fatto, puoi senz’altro anche tu».
La fanciulla, per la prima volta in vita sua, si sentì piegata sotto al carico di responsabilità che le era appena stato issato sulle spalle, e la prima ruga di apprensione comparve in quella fronte così candida.
E così, fatti i dovuti sacrifici e rituali di partenza, la fanciulla si mise in cammino."

Presto caricherò la seconda parte, e un bellissimo disegno del Tempio di lady Virginia!
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Lady Lucrezia

Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i Sogni. (W.Shakespeare)
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