Discussione: Il nome della perla
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Vecchio 24-05-2018, 04.07.04   #3
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
La luna filtrava dalle pareti del palazzo, potevo scorgere i suoi raggi dalle finestre che illuminavano la stanza.
Non è che una debole luce argentea che ben si specchia con le molte candele intorno a me, che creano un chiaroscuro adatto per il mio riposo.
Sono giorni bui, persino per Elyse Marbrè, la Marchesa di Sant'Agata de Gotya, giorni in cui tante preoccupazioni si affollavano nei miei pensieri, rendendo il mo viso corrucciato e la mia pelle sofferente. C'era qualcosa nelle mie terre che seminava il terrore... qualcosa che non ero io.
Ancora non avevo deciso se quella situazione fosse un bene o un male per me, ma ero determinata a volgere la situazione a mio vantaggio.
Nulla avrebbe dovuto interrompere la mia routine, nessuno doveva intromettersi nei miei affari, nè tantomeno ostacolarli.
Ci avevano provato, eccome se ci avevano provato! Come si chiamava quel curato? Don Francesco? Beh, non andatelo a cercare nella chiesa di San Menna, ora!
In quel momento, però, la sera sembrava essere più quieta, la mia pelle più distesa, sarà per il trattamento di bellezza, e per tutto ciò che lo precedeva.
Mi immersi ancora di più nella vasca, cercando di godermi ancora per un po' il ricordo di quanto accaduto poco prima, potevo ancora sentire le loro urla, i loro lamenti, le loro suppliche, e poi quell'espressione sui loro visi, quello sguardo di terrore, mentre il mio cuore accelrava, il mio sangue iniziava a pulsare e tutto il mio corpo si accaldava a quella vista.
Ce n'erano volute tre, per questo bagno.
Allora vediamo c'era Anne, la ragazzina che mi aveva pettinato i capelli quella mattina, ma aveva avuto l'ardire di tirarmi i capelli mentre spazzolava; poi invece c'era quella morettina che veniva da un paese di mare, Daniela ecco, che mi aveva servito la colazione ma si era dimenticata il burro, cosa decisamente imperdonabile; ah, e infine c'è stata Federica che... beh, non aveva fatto niente ora che ci penso, ma semplicemente mi andava di giocare un po' con lei. Oh, come gridava la piccolina mentre le strappavano le unghie una ad una...
Sentivo il liquido ancora caldo attraversare tutto il mio corpo, ricoprirlo con la sua consistenza vischiosa ma piacevole, leggera e proibita.
Avere una pelle bianca come la mia comprendeva dei sacrifici, in fin dei conti, la cura che vi dedicavo era molta, ma i risultati ripagavano ogni mio sforzo.
Dopo ogni bagno mi sentivo rigenerata, ritemprata, la mia pelle bianca tornava a splendere di nuova luce, e il segni del tempo si guardavano bene dall'avvicinarsi a me.
Ma mentirei se dicessi che è solo questo, la pura ricerca edonistica della bellezza del corpo. No, c'è molto di più in quei giochi proibiti, sensazioni che gli uomini comuni non possono neanche capire.
Un velo sottile che si snoda tra piacere e dolore, quell'eccitazione folle che mi prende quando le vedo contorcersi dalla sofferenza atroce, ma non solo, non è solo quello... i loro occhi quando provano a compiacermi, il controllo totale che ho su di loro nel momento in cui riesco a spezzarle, il momento in cui capiscono di non avere speranza e smettono di lottare, e poi, naturalmente... quello in cui la vita abbandona il loro sguardo.
Solo ricordare quei momenti mi provoca delle sensazioni fortissime, come una bramosia senza fine, un’eccitazione folle.
Allora immergo una mano nel sangue, che scivola dolcemente lungo tutto il mio corpo, fino ad arrivare dove sono più calda e umida, dove gli umori dell’eccitazione si mescolano al sapore metallico del liquido rosso scarlatto che mi ricopre interamente.
Lascio che la mia mano si muova, abile, mentre la mia mente torna alle torture inflitte poco prima, e il mio corpo inizia a conoscere un calore nuovo, tutto attorno a me scompare mente mi concedo un lungo e appassionato amplesso con me stessa, finché le mie grida soddisfatte non riecheggiano in tutto il palazzo.
Non so quanto tempo sia passato, non amo calcolare il tempo dedicato alla tortura, alla bellezza e al piacere, ma il sangue ormai era freddo, dunque doveva essere passato un po’ di tempo.
Decisi di prendermi qualche altro minuto, per contemplare lo stato di estasi, e poi allungai la mano verso il campanellino accanto alla vasca, che avrebbe chiamato le mie servette.
Chissà, magari una di loro sarebbe potuta essere la prossima... mmhhh, il pensiero era decisamente eccitante. Almeno per me!


Ultima modifica di Clio : 24-05-2018 alle ore 16.19.46.
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