Nello stesso momento, verso la periferia di Cartignone, in una casa che di cavalleresco aveva ben poco, un cavaliere intratteneva diverse dame compiaciute.
"E dite, sir, avete mai ucciso un drago?" Chiese una di loro.
"Oh, per carità, io avrei paura solo a sapere che un drago si trovasse vicino a dove vivo io!" Intervenne un'altra.
"Eh, amiche mie..." rispose Guisgard adagiato nella tinozza e circondato da tutte loro "... vi dirò... quando il duca mio zio si infuria col sottoscritto, non ha nulla da invidiare ad un drago vero!"
E tutte risero di gusto.
"Vi prendete gioco di noi, cavaliere..."
"Al contrario, milady..." replicò lesto lui "... siete voi a prendervi gioco di me..."
"E come?" Chiese una di quelle.
"Chiamandomi cavaliere, cosa che non mi si addice affatto!" Rispose lui. "Anche se vi ringrazio per la generosità."
"E dite... dubitate forse della nostra generosità, messere?" Domandò maliziosa un'altra dama.
"Non dopo questa mattinata, amica mia..." rispose con l'occhiolino lui.
E di nuovo tutte loro risero a quella battuta del cavaliere.
"Perchè non ci insegnate a tirare di spada, messere?"
"Potrei... ma se c'è una cosa che la vita mi ha insegnato è che una donna è stata fornita da madre natura di tutte le armi che le occorrono... dunque se insegnassi a voi anche ad usare la spada, sarei totalmente alla vostra mercè, mie signore."
"E questo vi dispiacerebbe?"
"Come vedete, amica mia, ho già tolto il mio cinturone e la mia spada... ora sono totalmente indifeso davanti a voi..."
E di nuovo quelle donne risero sonoramente per l'arguzia di quel cavaliere.