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Vecchio 09-08-2010, 20.46.22   #46
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

IX

La stanza era avvolta in una mite e serena penombra.
Una candela, posta accanto al letto, diffondeva un lieve chiarore che rendeva più nitido il luogo che appariva attorno ad Icaro.
“Siete stato fortunato” disse la donna avvicinandosi leggermente ad Icaro, mostrando così più chiaramente i tratti del suo volto “a sopravvivere alla furia del mare.”
Era molto bella.
I lineamenti apparivano morbidi e dolci, la pelle tinta da un vivace rossore e delicatamente vellutata.
Gli occhi non erano molto grandi, ma avevano un taglio perfetto e deciso e donavano un’intensa espressività al suo sguardo.
La fioca luce della candela si rifletteva incerta in quegli occhi, donando loro riflessi indefiniti, di un verde attraversato da un luminoso chiarore, quasi a confondersi con uno scintillante alone dorato.
La bocca era piccola e ben fatta, né troppo sottile, né troppo carnosa, e le labbra sembravano vibrare delicate ad ogni sua parola.
“Ricordate la tempesta?” Chiese poi fissando Icaro negli occhi.
“La… la tempesta…” ripeté confuso Icaro.
“Si, non sono rare in questo periodo dell’anno, ma non ricordavo di averne vista una così forte.”
“Io…” accennò confuso il giovane.
“Non sforzatevi ora.” Disse lei. “Ora riposate. Vedrete che presto tutto vi sarà più chiaro, anche i ricordi.”
E detto questo, la misteriosa donna prese la candela con se e si diresse verso la porta della stanza.
“Dove… dove sono…?” Chiese Icaro.
“Al sicuro.” Rispose lei.
Un attimo dopo soffiò sulla candela ed il buio scese totale nella stanza.
Un momento dopo Icaro si riaddormentò.
Risognò quel mare tumultuoso.
Le lotte e le faide della sua città.
I verdi colli e i maestosi cipressi della sua terra.
Sognò i colori, i profumi ed i suoni della sua casa.
Sua nonna ed i suoi amici.
E sognò lei.
Gaia gli appariva come un incanto.
Ma era lontana.
Sembrava irraggiungibile e sfuggente.
Lui la chiamava, ma lei non si voltava.
Lui la rincorreva, ma senza raggiungerla mai.
Si svegliò di soprassalto.
La luce penetrava da alcune piccole finestre e rendeva ora più chiara quella stanza ed il suo interno.
Era arredata con gusto assai insolito.
Mobili dal taglio esotico e dai variopinti colori lo circondavano, mentre sfarzosi e folcloristici arazzi animavano le pareti.
Sui mobili apparivano vasellame, scrigni, ceri e bottiglie delle più varie e curiose forme.
E nell’aria si respirava un ammaliante e delicato profumo che Icaro non seppe riconoscere.
Mai infatti avevo sentito una simile essenza.
Provò allora ad alzarsi, ma sentì le forze non sostenerlo in quel suo proposito.
Il suo corpo era infatti indolenzito un po’dappertutto e la testa continua a girargli.
Ad un tratto udì dei rumori giungere da fuori.
Un attimo dopo la porta si aprì e di nuovo ricomparve ad Icaro quella misteriosa donna di prima.
Era accompagnata da due giovani ancelle dalla pelle come l’ebano che conducevano due vassoi d’argento, ricolmi di cibi e bevante di ogni genere.
La donna indicò alle ancelle di posare i vassoi su un grosso tavolo posto poco distante dal letto.
Obbedito alla loro padrona, dopo averla salutata con un delicato e devoto inchino, lasciarono la stanza.
“Vedo che avete ripreso conoscenza.” Cominciò a dire quella donna. “Ne sono lieta. E dopo aver mangiato qualcosa anche il colorito farà il suo ritorno sul vostro bel volto.”
Icaro la guardava in silenzio e rapito dalla sua bellezza.
Appariva, infatti, ancora più bella ora che il buio della notte aveva ceduto il posto alla luminosità del mattino.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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