Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 27-01-2010, 01.16.27   #154
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

LXXXII

“Toccherò di nuovo il Sole!
Oh Cielo, accoglimi. E tu terra
sostienimi.”
(La vendetta di Icaro)


Tutti allora, come se le parole di Ardea avessero scosso le loro coscienze da un lungo torpore, cominciarono a darsi da fare per domare le fiamme.
Ardea intanto corse nei sotterranei, dove Biago e gli altri cercavano di far penetrare le acque del corso d’acqua che scorreva sotto Cardizia.
Questi erano intenti a distruggere parte di quel muro di mattoni crudi.
“A che punto siete?” Chiese Ardea, mentre le fiamme rendevano quasi impossibile respirare.
“Abbiamo trovato delle piccole crepe” rispose Biago tossendo “nel muro. Le fiamme le hanno rese visibili, ma occorre qualcosa per abbattere questo muro.”
“Prendete quei crossi tronchi” gridò Ardea “li useremo come arieti!”
E mentre gli altri fecero come aveva ordinato, Ardea con tutta la forza che aveva conficcò Parusia in una di quelle crepe e cominciò ad usarla come leva.
I suoi compagni lanciavano poderosi colpi contro quel muro, mentre Ardea tentava di allargare quella crepa.
Pian piano, dalle crepe cominciò a colare acqua.
E ad un tratto, finalmente, il murò cedette sotto la foga e la disperata determinazione di quegli uomini.
L’acqua così invase i sotterranei del palazzo, coprendo le fiamme che sembravano essere giunte dall’Averno.
Nei piani alti, intanto, uomini e donne lottavano strenuamente ed insieme contro ciò che restava dell’incendio.
Ed alla fine vinsero le ultime fiamme.
Vinto così quel nemico, tutti i carditesi e le carditesi compresero finalmente la follia del loro comportamento.
Una nuova epoca sarebbe giunta in quel luogo. L’era dell’incertezza era finalmente tramontata.
Seguirono feste, canti e musica per celebrare il ritorno alla vita di Cardizia.
E durante tali gioiose celebrazioni, Ardea prese la parola:
“Uomini e donne di Cardizia…” gridò, mentre tutti si zittirono per ascoltarlo “…la contrada è di nuovo vostra!”
Ci fu un boato di gioia.
“Il duca ha fiducia in voi” continuò a dire “e sa che saprete ricostruire lo splendore di questa contrada! In nome del duca, vostro e mio signore, nomino Alaida baronessa di Cardizia. Ella saprà guidarvi con grazia ed indulgenza!”
Tutti applaudirono ed apprezzarono le sue parole.
Alaida lo ascoltava dal balcone del palazzo. Lui la vide e la raggiunse.
La donna era nella sua stanza, invasa dalla luce del mattino che la rendeva fresca e luminosa.
“Come stai ora?” Chiese Ardea.
“Molto meglio” rispose lei “e ormai la ferita non fa più male e non ha avuto conseguenze.”
“Bene, ne sono lieto.” Rispose lui.
Lei sorrise malinconica.
“Sono qui per…”
“Per salutarmi, lo so.” Lo interruppe lei.
“Il mio viaggio è solo all’inizio” disse Ardea “e se mi fermassi ora sarebbe la fine di tutto.”
“E poi” disse Alaida “qui non c’è niente che ti spinge a restare…”
Ardea si avvicinò a lei.
“Mia signora…” cominciò a dire “…ho la morte alle calcagna, una colpa nell’animo…ed il volto di una dama nel cuore. Il mio destino è lontano da qui.”
Umide e azzurre lacrime cominciarono a bagnare gli occhi di lei.
“Ti chiedo solo una cosa…” disse lei “…il tuo nome…”
Ardea le si avvicinò e le sussurrò il suo nome ad un orecchio.
Le loro labbra si sfiorarono per un effimero istante, fino a baciarsi.
Ma quel bacio durò solo un attimo.
Uno ultimo intenso sguardo e poi quel cavaliere lasciò la sala e con essa Cardizia.
Rimasta sola, un’ancella le si avvicinò.
“Perché non gli avete detto del bambino, mia signora?” Chiese questa.
“Tenerlo qui senza amore” rispose Alaida “sarebbe solo un delitto ed un eterno tormento. Ma non mi ha lasciata sola.”
Mentre diceva questa cose si accarezzava dolcemente il ventre.
“Questo bambino” disse l’ancella “ sarà nobile e grande. E diventerà un re.”
“No…” rispose Alaida sorridendo “…sarà come suo padre…il più grande di tutti i cavalieri.”
“Come lo chiamerete, mia signora?”
“Un nome che mi rammenterà sempre il breve istante in cui suo padre mi amò” rispose lei “e quando giunsi a toccare quasi il Sole, prima di ricadere sulla Terra.”
E parlando fissava il ritratto di Icaro sul soffitto della camera.
Poi si affacciò dalla finestra ed in lontananza scrutò il suo cavaliere che riprendeva il cammino verso la foresta, accompagnato dal fedele scudiero e dai suoi eterni sospiri.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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