In un attimo Destresya ed i 3 cacciatori lasciarono l'ufficio e poi gli studi televisivi, raggiungendo così in auto il museo.
Afragolopolis era sotto una pioggia battente, fitta e deprimente, rendendo umida ed opaca la sua immagine rischarata dalle fredde ed infinite luci dei suoi sterminati grattacieli.
Davanti al museo, com'era facile prevedere che fosse, c'era una calca selvaggia fatta di curiosi, di familiari preoccupati e di giornalisti corsi come falene attratte dalla luce, mentre i poliziotti a fatica cercavano di tenere a bada quella tumultuosa confusione.
All'interno del museo, Gwene gli altri cercavano di trovare la soluzione all'enigma prima che il tempo terminasse.
"Io credo" disse monsignor Tommaso "che non basti la soluzione... bisogna poi capire a quale quadro va abbinata..." preoccupato.
"SEmbra un rebus impenetrabile..." mormorò il direttore, mentre la suora cominciò a recitare il Santo Rosario.
Nello stesso istante, ma a diverse miglia distanti dalla costa, Altea era giunta sull'isolotto e con il bel gigolò salirono nell'auto che li stava attendendo.
Al volante vi era un autista di colore che senza dire nulla accese il motore e la macchina partì.
L'auto salì una collina fino a giugere su un promontorio che scendeva a picco sul mare battuto dalla pioggia.
Un'ampia villa dominava isolata la cima della collina e lì si fermò l'auto.