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Vecchio 14-08-2010, 03.10.47   #54
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XII

Quella donna, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce, i suoi modi.
Aveva qualcosa.
Un qualcosa di misterioso, che affascinava, attraeva.
Quella donna possedeva una sensualità sconosciuta ad Icaro.
Era così diversa da tutte le altre.
“Quella è l’antica Cuma…” indicò Raleria “… secondo la tradizione lì approdarono i primi navigatori greci che raggiunsero l’Italia. Prima ancora della nascita di Roma.”
Icaro ascoltava rapito quella donna e la sua melodiosa voce.
“Ma prima ancora” continuò lei “giunsero sull’isola d’Ischia. E’ quella che vedete laggiù.”
“E’ meravigliosa…” disse Icaro “… tutto questo luogo è magico.”
Poi, indicando un’isoletta che sorgeva proprio tra la costa ed Ischia, Chiese:
“E’ quella? Sembra una piccola striscia di terra in mezzo al mare.”
“Quella è l’isola di Procida.” Rispose Raleria. “E’ sede di pescatori, nulla più.”
“Vedo un isolotto tra quelle due isole…”
“Si, ma è disabitato.” Rispose quasi con indifferenza Raleria. “Non vi è nulla lì.”
“Avrà pure un nome quell’isolotto?”
“Vivara…” rispose quasi con fastidio Raleria.
E ritornò a sedersi, riprendendo a tessere la sua tela.
Icaro fu molto colpito da quell’atteggiamento della donna.
In un attimo sembrava aver mutato il suo umore.
La sua solarità si era di colpo offuscata.
“Ho detto qualcosa che non dovevo?” Chiese candidamente Icaro.
“Affatto.” Rispose di getto la donna. “Non vedo cosa avreste potuto dire di male.”
Icaro tornò a fissare il panorama.
“Mi sento meglio…” prese a dire il giovane “… ho voglia di camminare. Vorrei uscire dal palazzo e visitare un po’ questi luoghi. Vi dispiace?”
“E perché mai dovrebbe dispiacermi?” Chiese lei tornando a sorridere. “Del resto non sono Circe e voi non siete Ulisse.”
“Allora verreste con me a passeggiare?”
La donna lo fissò divertita.
“Un posto come questo è sprecato se contemplato da lontano, non trovate?”
“Massì…” rispose la donna “… perché no. Darò ordine alle mie ancelle di preparare la carrozza.”
“Ma no, perché?” Ribatté Icaro. “E’ una giornata meravigliosa in una natura incanta. L’assaporeremo camminando tra le scogliere fiorite ed i promontori verdeggianti.”
“Raramente esco senza la mia carrozza.”
“E di cosa avete paura?” Chiese Icaro. “Ora siete con me.” E rise con fare sicuro di se.
La donna gli sorrise.
“E sia…” rispose riponendo in una cesta la sua tela “… oggi mi farete da cavaliere.”
“Ne sarei onorato.”
“Ma è scortesia per un cavaliere” disse la donna “celare il proprio nome ad una dama.”
“Avete ragione” rispose Icaro “e benché per molti ora esso è sinonimo di tradimento e vergogna, non ve lo negherò… il mio nome è Icaro…”
“Un bellissimo nome.” Rispose lei sorridendo.
E poco dopo, i due lasciarono il palazzo.
Vi era una stradina, contornata da lussureggianti piante che sembravano racchiuderla come a proteggerla dal resto del mondo.
Quando l’ebbero imboccata, Icaro e Raleria si ritrovarono a scendere in una piccola ma boscosa insenatura che, attraverso un piccolo sentiero scavato nella roccia, permetteva di calarsi lungo i pendii del monte.
Giunsero così presso una piccola grotta che dava con la sua apertura sul golfo.
“Non credo potrò mai abituarmi allo splendore di questa terra.” Disse Icaro perdendosi ad ammirare lo scenario che li circondava.
Ma, ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione.
“Avete visto, laggiù?” Chiese indicando un punto lontano. “Verso quell’isolotto… Vivara! Guardate… non vedete nulla?”
“Nulla.” Rispose freddamente lei.
“Eppure… eppure mi è sembrato di vedere un riflesso proveniente da lì…”
“E’ stato solo frutto della vostra immaginazione.” Rispose la donna.
“Eppure sono sicuro di averlo visto…”
“Forse un’illusione dovuta al Sole.”
“Ed io giurerei di averlo visto davvero…”
“Quel luogo è disabitato da tempo. Il caldo vi ha giocato un brutto scherzo.” Lo interruppe lei. “Ora, vi prego, torniamo al palazzo… mi sento stanca…”
E i due ritornarono nella signorile dimora di Raleria.
Ma quella passeggiata aveva lasciato una strana inquietudine nel cuore di Icaro.


(Continua...)
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