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Vecchio 02-12-2013, 01.36.58   #1329
Talia
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Fissavo il paesaggio scorrere lento, mentre risalivamo il fiume... le colline scivolavano via piano, lievi, come il mio passato.
Lentamente sollevai gli occhi e scrutai Guisgard...
“Mi hai... rapita?” mormorai “E così adesso sono... sono il bottino di guerra del famigerato Mirabole...”
I miei occhi erano nei suoi... fermi... e nei suoi, così chiari, luminosi e belli, vidi di nuovo quel ragazzino scanzonato che avevo conosciuto tanto tempo prima...

Era caldo quel giorno ed io, scappando via da tutti, ero corsa verso il fiume: mi piaceva togliermi le scarpe e bagnarmi i piedi nell’acqua corrente... ma non mi era permesso: mia madre diceva che non era dignitoso e mio padre mi aveva vietato di farlo... così io, qualche volta, fuggivo e mi recavo là di nascosto.
Raggiunsi il fiume, mi avvicinai alla riva e mi sedetti...
ma qualcosa, proprio in quel momento, attrasse la mia attenzione: voci, grida, risate...
Attratta da quell’insolito rumore, dunque, abbandonai i miei propositi e mi inoltrai un po’ nel bosco.
In una piccola radura, un gruppo di ragazzini stavano giocando...
avevano le maniche delle camicie tirate su, qualcuno si era ripiegato i pantaloni fino al ginocchio, qualcun altro indossava un buffo cappello fatto con la carta o un fazzoletto messo come una benda su un occhio...
silenziosamente, mi acquattai tra le foglie e rimasi a fissarli, affascinata...
Rimasi lì per molti minuti...
un folto gruppo di bambini e bambine scorrazzava per la radura...
giocavano...
ai pirati...
pirati...
io non ero neanche certa di sapere cosa fosse un pirata, giacché non erano presenti nel genere di letture che mia madre “consigliava” leggessi...
ma quei ragazzini parlavano di mappe e di tesori, di navi e di fughe per mare...
ed io ero completamente rapita dai loro discorsi.
“Ehi!”
Quella voce all’improvviso alle mie spalle mi fece sussultare... mi voltai.
“Che ci fai tu qui?” disse un ragazzino piccolo e biondo.
“Niente!” ribattei, ma non mi badò: in malo modo mi prese per una manica del vestito e mi strattonò nella radura.
“Ho sorpreso questa che spiava!” disse senza troppe cerimonie agli altri.
“Io non spiavo!” ribattei, con il mento alto e fiero “Io... guardavo...”
Tutti tacquero... ma, dal modo in cui mi guardavano, sapevo che non mi credevano... così come sapevo di non essere la benvenuta lì.
“E per quale motivo ci guardavi?” chiese ad un tratto uno dei ragazzini, facendosi avanti...
lo fissai e lo riconobbi subito: era Francesco de’ Binardi... qualche volta aveva accompagnato suo padre a casa nostra, per parlare con mio nonno.
“Io...” risposi.
“Allora?” mi incalzò lui “Perché non sei con i tuoi amici in città? Ora neanche quando siamo nel bosco ci lasciano in pace? Da quando in qua mandano avanti le ragazze a spiare...”
“No!” tentai di giustificarmi “No... io...”
“Cosa?” insisté lui “Che ci fai qui, allora?”
“Forse...” ad un tratto una voce “Forse è qui solo perché vorrebbe giocare con noi...”
Per qualche momento fu il silenzio mentre un altro ragazzino dagli occhi chiarissimi veniva verso di me...
lo fissavo... e per qualche ragione ero senza parole.
Lui mi sorrise ed io abbassai lo sguardo.
“E’ così?” mi chiese.
Non risposi.
“Andiamo, Guis...” ad un tratto, Francesco “Lo sai chi è? Quelle come lei non vengono con noi a giocare nel bosco...”
“Lo so chi è!” ribatté lui.
Io allora alzai lo sguardo e lo riconobbi a mia volta... Guisgard, l’altro figlio di de’ Binardi... adottato, si diceva.
Ci osservammo per qualche momento...
“Allora...” mi incalzò lui “Vuoi giocare o no?”
Annuii.
Lui sorrise.
“Giochiamo ai pirati...” disse “Vuoi fare il pirata?”
Esitai un attimo, poi scossi la testa...
“Voglio fare la principessa!”
Sorrise...
“Va bene...” disse “E allora vuol dire che sarai la mia preda... io sono il Capitano dei pirati!”
Fu un pomeriggio divertente, spensierato...
lentamente, anche gli altri iniziarono a fidarsi un po’ di me...
Guisgard era un capitano coraggioso e quel pomeriggio ci portò per mari misteriosi e su isole sconosciute alla ricerca di incredibili tesori...
E così il tempo passò senza che io me ne rendessi minimamente conto.
E poi, verso il tardo pomeriggio, accadde qualcosa.
Non lo vidi e non lo sentii arrivare... non avrei saputo dire per quanto tempo era rimasto ad osservarci giocare ai pirati, tuttavia, quando si fece avanti, Jacopo aveva gli occhi che lampeggiavano.
Jacopo era di poco più grande di me e, per qualche ragione, mio padre si fidava di lui... cosa che rendeva il ragazzino, poco più che un bambino, orgoglioso e tronfio nei miei confronti.
“Talia!” disse, facendosi avanti “Potrei sapere che cosa stai facendo?”
“Io...” mormorai, muovendo lo sguardo tra i ragazzini fino a portarlo su Guisgard...
“Noi stiamo giocando...” disse allora lui, venendomi in soccorso “Ai pirati!”
Jacopo ruotò lo sguardo su di lui...
“Non parlavo con te, de’ Binardi!” disse con disprezzo.
“E io ti ho risposto lo stesso!” ribatté l’altro, con il medesimo tono.
Jacopo lo scrutò... poi riportò gli occhi su di me...
“Andiamo, Talia! Torniamo in città!” disse.
“Io non vengo!” dissi.
“Muoviti!” sibilò, gli occhi stretti e cupi.
“Non sei mio padre!”
“Si dà il caso...” disse lui, facendosi avanti e afferrandomi per un braccio “Si dà il caso che tuo padre ti stia cercando... non sarà per nulla contento di sapere dov’eri! E ora andiamo!”
Io mossi lo sguardo intorno, smarrita...
non volevo andare, ma non ero capace ad oppormi...
temevo mio padre e Jacopo lo sapeva... e giocava su questo.
Mossi gli occhi intorno, in cerca di aiuto, ma nessuno guardava: avevano tutti gli occhi a terra, o lontani da me.
Li portai su Guisgard.
Lo fissai e lui fissò me, ma non disse e non fece niente.
Per qualche momento rimasi immobile...
poi chinai lo sguardo...
“Non sei un vero pirata...” gli sibilai, senza guardarlo “Se tu lo fossi, non ti faresti portare via le prede così! Sei solo un ragazzino!”
Non sapevo perché lo avevo detto, ero amareggiata.
In silenzio, allora, e con la testa china, mi avviai dietro a Jacopo.
Avevo fatto pochi passi, che mi sentii afferrare per una mano.
Mi voltai e mi trovai davanti quegli occhi incredibilmente azzurri, limpidi, meravigliosi...
“Un giorno lo sarò!” disse soltanto, pianissimo, fissandomi “Sarò un vero pirata!”


I miei occhi erano nei suoi... fermi... e nei suoi, così chiari, luminosi e belli, vidi di nuovo quel ragazzino che avevo conosciuto tanto tempo prima.
C’erano tante cose che non sapevo ancora: cos’era successo dopo che ero stata ferita, cos’era successo sette anni prima, come si era salvato, cosa aveva fatto in tutto quel tempo, cosa lo aveva convinto a tornare...
eppure non posi nessuna di quelle domande.
Ci sarebbe stato tempo per le domande, dopo.
Ci sarebbe stato tanto tempo.
Ma non era quello il momento, quello era il momento della felicità.
E allora, istintivamente, senza pensare, lo cinsi con entrambe le braccia e mi strinsi a lui, appoggiando la testa contro il suo petto.
Respiravo piano... lentamente... assaporando ogni istante, ogni pur minima sensazione... assaporando ogni pur lieve sfumatura di quella intensa felicità che mi causava da sempre la sua sola presenza.
Infine, con un sospiro, tornai a guardare nei suoi occhi...
“Lo sei diventato...” sussurrai allora, dolcemente, sfiorandogli piano i capelli sulle tempie e dietro la nuca “Lo sei diventato davvero... un pirata... il mio pirata...”
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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