Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 07-09-2009, 01.20.02   #9
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

IV

"Il nemico, con rapaci sguardi, scrutava che
non lo raggiungessero nè aiuto, nè ristoro.
La morte lenta e senza onore avrebbe mostrato
a tutti l'odio del terribile scolarca. Ma poi, con
armi e corazza, l'amico gli venne in aiuto,
sottraendolo allo scempio e alla furia di
quell'inumano guerriero."
(Le Geo, libro III)


Ardea, quasi sospinto dal vento, tagliò il bosco in due, come solo chi conosceva quei luoghi poteva fare e raggiunse il vecchio mulino.
Scrutò la situazione e si rese conto, colpa del tempo che sembrava diffondere maledizioni attraverso la furia del vento, che il mugnaio e sua moglie si erano ben chiusi in casa.
Raggiunse così la stalla e, coperto dal forte sibilo del vento, portò via l’unico cavallo in essa custodito.
Di lì a poco fu di nuovo al vecchio cimitero e trovò fermo sulla sua croce quel misterioso uomo.
Questi nel vedere il ragazzo, non solo ritornato, ma anche accompagnato da un cavallo, restò come allibito.
Raccolse allora le ultime forze e si sollevò, aggrappandosi alla croce, da terra.
“Ho avuto solo il tempo di prendere le redini per condurlo qui” disse il ragazzo “per la sella dovrete arrangiarvi.”
L’uomo si avvicinò al cavallo e strinse per bene le redini poi, nonostante la ferita e l’assenza di sella e staffe, montò in groppa con una disinvoltura che tradiva il suo status.
“Avrete il vantaggio di una notte sui vostri nemici” riprese a dire Ardea “seguite il sentiero e per domattina sarete fuori dal bosco e lontano dalle grinfie dei vostri inseguitori.”
“Come fai a dirlo?” Chiese l’uomo.
“Essi sono ora in balia del vento e della notte, sulla incerta via che conduce ai monti!”
“Come sai tutto ciò?”
“Perché fui io a sviarli da queste vie.”
“Perché fai tutto questo?”
“Perché dagli abiti mi sembrate un cavaliere!”
“E lo sono. Ma anche coloro che mi inseguono sono cavalieri.”
“Non lo sono. Non loro!”
“Come puoi dirlo?”
“Erano tanti contro un uomo solo e ferito. Questa è una vergogna per la cavalleria!”
L’uomo si accorse che lo sguardo di quel ragazzo, mentre diceva queste cose, fu attraversato da una luce intensissima ed abbagliante.
Allora si tolse il cappuccio, mostrando il suo volto ad Ardea.
Questi rimase rapito da quell’immagine.
I lunghi capelli neri avvolgevano sudati un viso dai bei lineamenti, con occhi grandi di un intenso blu che spiccavano meravigliosamente sul chiarore di quel fiero volto. Mentre la bella barba non nascondeva la nobiltà e la luminosità della sua espressione.
“L’ho sempre saputo…” Sussurrò Ardea.
“Cosa?” Chiese quell’uomo.
“Che i veri cavalieri sono belli come un angelo di Dio.”
“Qual è il tuo nome ragazzo?”
“Ardea, signore.”
“Dove vivi?”
“Nel vecchio borgo di Saggese.”
Udite queste parole, il cavaliere spronò il cavallo e si diresse nella direzione indicatagli dal ragazzo.
Ma fatti pochi passi, si voltò e disse:
“Che Dio ti benedica e ti accompagni sempre, ragazzo mio.”
Poi sparì come inghiottito dal folto bosco, mentre ad Ardea come compagno restò solo il sibilo del vento.


(Continua...)
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