Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 30-12-2009, 02.25.33   #136
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

LXX

“Fresco e verde lettuccio, la gioiosa campagna
si lasciava ammansire dal docile rio, tra eriche
sempreverdi e profumate margherite e il soave
canto degli usignoli era musica per le orecchie
dei viandanti.”
(Pastorale)


“Quel ragazzo si è voluto prendere gioco di noi!” Sbottò Biago.
“Non credo.” Disse Ardea.
“Non vorrai credere a quella sua assurda storia?” Chiese Biago.
“Ricordi la scena di stamane? Le donne in armatura ed i due uomini che hanno catturato?”
“Per la barba del demonio!” Esclamò Biago. “Ora che ci penso…”
“Già…” disse Ardea “…forse quel ragazzo non ci ha raccontato bugie.”
“Che pensi?” Chiese Biago.
“Non so.” Rispose Ardea. “Comunque è inutile star qui…ripartiamo verso Cardizia.”
“Sei impazzito?” Protestò Biago. “Non sappiamo nemmeno cosa si nasconda in quella contrada!”
“Da quando ti fanno paura le donne?” Chiese sarcastico Ardea.
“Mio padre mi diceva sempre di guardarmi prima dalle donne e poi dal demonio!” Rispose Biago.
“Tuo padre diceva così perché era un buon Cristiano e non aveva nulla da temere dal demonio.” Rispose Ardea. “Andiamo…Cardizia ci aspetta.”
Ripresero così la strada verso quella contrada, attraverso l’Incerta Via.
Poco dopo avvistarono la porta di Cardizia.
Arrestarono allora il loro cammino e cominciarono a decidere sul da farsi.
“Dobbiamo trovare un modo per entrare nella contrada.” Disse Ardea.
“La porta principale sarebbe un ingresso verso l’Inferno.” Ribatté Biago.
“Infatti” rispose Ardea “entreremo a Cardizia per un’altra via.”
“Ma quale?” Chiese dubbioso Biago.
Ardea si guardò intorno, cercando di scrutare il territorio circostante.
Fino a quando notò un piccolo corso d’acqua che penetrava nel sottosuolo.
“Da lì arriva l’acqua nella contrada.” Disse Ardea, indicando il corso d’acqua a Biago.
Così i due raggiunsero quel piccolo rio e attraverso un’apertura fangosa nel duro tufo scesero in una galleria sotterranea.
“Questo corso d’acqua” cominciò a dire Ardea “è probabilmente tutto ciò che resta di qualche antico acquedotto romano. Percorrendo questa galleria dovremmo giungere sotto la contrada.”
“Come fai ad esserne sicuro?” Chiese Biago.
“Perché gli acquedotti giungevano nel punto più alto della città” rispose Ardea “ da dove poi l’acqua veniva inviata nelle case e in altri edifici.”
Percorsero così quella semibuia ed umida galleria, fino a giungere ad una sorta di cava sotterranea.
Le pareti erano coperte da melma e rocce, mentre il fango sul terreno rendeva quasi impossibile camminare.
Ardea allora illuminò con la torcia ogni angolo di quel luogo, fino a quando notò qualcosa di strano sul soffitto.
“Sembrano incrostazioni.” Cominciò a dire.
Poi con il pugnale iniziò a tastare quel soffitto roccioso.
“Ecco!” Esclamò. “Qui c’è qualcosa!”
“Cosa?” Chiese Biago.
“Una lastra di ferro.” Rispose Ardea. “Deve trattarsi di una botola.”
Così i due forzarono quella porta e si issarono lungo quel passaggio.
A fatica risalirono lungo un’aspra e stretta galleria, fino a raggiungere una grata.
Spostatala, Ardea e Biago si ritrovarono in un’ampia anticamera.
Essa appariva di magnifico aspetto.
Preziosi e rari mobili di raffinato gusto bizantino ornavano quel luogo, mentre soffici tappeti, ricamati alla maniera persiana, erano stesi lungo i pavimenti.
Un gran numero di candele illuminavano quell’ambiente e le pareti erano rivestite da magnifici arazzi.
“Che posto è mai questo?” Chiese Biago.
Ma per tutta risposta si udirono dei passi provenire dal corridoio antistante.
“Siamo perduti…” Disse Biago.
Ardea non rispose nulla ed estrasse Parusia dal suo ricco fodero.
Intanto quel rumore di passi si era fatto più vicino, arrestandosi dall’altra parte della porta che dava a quell’anticamera.
Un attimo dopo la porta si aprì.
Ardea e Biago tennero il fiato sospeso, attendendo il verdetto di quella porta.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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