Era giunta la sera e con essa il buio e le ombre di quel mondo misterioso in cui la Luna è libera dal principato del Sole e della luce.
La notte è infatti il regno dei sogni, dunque delle illusioni e dei demoni che abbandonano i loro giacigli.
La Mentitrice, proprio come ogni creatura ed entità notturna, era di nuovo libera.
Era bellissima, oscura, malvagia e padrona indiscussa della notte.
Cominciò ad aggirarsi per la stanza, col suo abito nero e l'inseparabile Pugnale di Kalì, simbolo del suo potere, raggiungendo la brandina su cui riposava il naufrago.
Lei poteva leggere nella mente e conosceva i pensieri e le colpe di ogni uomo.
Il naufrago continuava a lamentarsi nel sonno, a sudare per l'agitazione e mormorando parole incomprensibili.
La Mentitrice lo guardò e poté comprendere ogni suo segreto...
L'uomo giungeva da Monthediportechan, una delle città più antiche mai erette nei mari Flegeesi, sicuramente quella costruita su uno dei punti più alti, da cui si potevano dominare la costa e le isole.
In questa città si venerava l'Uomo Uccello, uno dei culti più remoti di quei luoghi.
L'Uomo Uccello, narrano gli uomini di Monthediportechan, giunse a insegnare loro la caccia, la pesca e l'agricoltura.
Portò loro la matematica per misurare le stelle.
Le stelle, il luogo da cui, come disse l'Uomo Uccello, era giunto questo essere celeste e potentissimo.
Ma mentre la bellissima Mentitrice leggeva nella mente dell'uomo, si udì il rumore di passi.
“Marin...” disse il nonno che stava salendo dal molo “... come sta il naufrago?” Chiese mentre saliva le scale.
In quel momento, per un solo istante, il naufrago aprì gli occhi e vide la Mentitrice.
“Chi...” fissandola “... sei?” Per poi perdere di nuovo i sensi.