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Vecchio 16-01-2009, 00.06.30   #12
Lancelot
Cittadino di Camelot
 
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Registrazione: 02-01-2009
Residenza: Cavaliere di Fiori
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Lancelot sarà presto famosoLancelot sarà presto famoso
Mi inchino alla cortesia del mio mentore, e accolgo con grata simpatia lo scappellotto

Eccovi un seguito che spero essere degno:

Dopo la sua dipartita non riuscivo più a trovare la forza di rimanere fra gli uomini. Qualcosa tra me e gli abitanti si era incrinato. Non erano più vivi parecchi dei miei antichi amici, e i di loro figli non riuscivano a capire cosa legasse me, un angelo, a una vecchia donna che aveva l’età dei propri genitori. Pensavano di me le cose più corrotte. Né io avevo la forza e la voglia di stare a spiegar loro come stavano le cose. Preferii andarmene, benedicendo quei luoghi, quelle terre sulle quali aveva camminato una creatura così meritevole.
Partii abbandonando per un certo periodo la terra e tornai alla mia dimora originaria, tornai ai cieli in cui ero nato. Raccontai agli altri tutto ciò che avevo provato, cercai di descrivere meglio che potevo la purezza dei miei sentimenti. Ma i più zelanti fra gli angeli mi accusarono di essermi allontanato dallo spirito del divino. Invaghirsi equivaleva a divenire impuri, a scegliere la carne invece dello spirito, a divenire imperfetti e inferiori tali come gli umani erano. Io cercai di spiegare che non era così, ma alla fine desistetti. Pensai che se a me era stata data la fortuna di comprendere la verità, era forse perché ero più predisposto di altri a recepirla.
Per lungo tempo ho pensato a quale sia stata l’ “anima gemella” di Elisa. Sicuramente non ero io, perché in me l’anima mai ha subito alcuna divisione. Eppure tra noi c’era una tale affinità che non riesco a pensare che a me come suo complementare. Sono geloso? Può darsi. Tuttavia mi auguro con tutto me stesso di rincontrarla in un’altra incarnazione, e di aiutarla a trovare la sua “parte” mancante. Essendo un’anima di lei gemella, non potrà che essere immensamente bella e a me cara, al di là di qualsivoglia gelosia o pensiero.
Tornare nei cieli al cospetto di Dio, ha significato per me l’inizio di una lunghissima stagione di dubbi e di scoramento. Eccovi il perché. Quegli stessi zelanti protettori della morale angelica, che mi avevano additato come il più turpe fra gli appartenenti alle celesti schiere, si offrirono spontaneamente al divino signore come portatori del suo messaggio nelle terre mortali. Io avevo accusato fortemente i rimbrotti da loro riserbatimi, in quanto, lo riconosco, sono uno spirito non mancante di grossi difetti. Per quanto all’apparenza io possa sembrare gioviale, pacato, amichevole, pronto ad accettare con leggerezza qualunque parola offensiva, io sono tutt’altro che questo. Sono molto orgoglioso della mia integrità, e se c’è una cosa che mi è intollerabile, è apparire agli altri per quello che non sono. Ironia della sorte, questa è una cosa che mi capita più spesso di quanto io non voglia. Convinto di agire sempre nel giusto e nel rispetto di me stesso e del prossimo, mi ferisce profondamente sapere che una persona possa farsi un’opinione travisata di me. Altro sommo difetto che non smetterò mai di rimproverarmi, è il dare troppo peso alle cose. Pondero, rifletto e ripenso infinite volte al perché e al percome una determinata cosa mi è stata fatta o detta. Non sono proprio il tipo, purtroppo, che riesce a farsi scivolare addosso quel che gli capita, tirando dritto per la sua strada.
In conseguenza di questo mio carattere, ero arrivato a considerare vere e giuste le accuse mossemi da quegli austeri miei confratelli; forse era vero che mi ero abbassato a sentimenti umani perdendo la spiritualità che per nascita mi era innata. Ma quale non fu il mio disagio e smarrimento quando vidi la sorte cui quegli eletti angeli scesi in terra andarono incontro. Grandissimo fu il numero di coloro che, lasciandosi travolgere da piaceri che mai avevano avuto modo di conoscere, persero la loro vera essenza molto più di quanto non avessi fatto io. Giacquero con donne, cominciarono a considerare la spada come la prima, non l’ultima, delle risorse da usarsi contro il male. Molti di loro si lasciarono conquistare dall’ira e dalla rabbia. Noi che eravamo rimasti in cielo e che da lassù ogni cosa potevamo vedere che accadesse sulla terra, rabbrividimmo quando le bianche piume di molti si scurirono, gli occhi arrossati dall’odio e dalla scoperta di una nuova realtà, il Male, che la grande maggioranza di noi fino ad allora, conosceva soltanto per nome. Mille volte avrei preferito continuare a pensare che io ero nel torto, piuttosto che vedere i miei accusatori ridursi in quel miserando stato.
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi

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