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Vecchio 16-08-2016, 18.30.47   #35
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Prima di lasciarvi questo nuovo frammento, vi rivelerò che il Gdr avrà il viaggio come inizio.
Il viaggio tra noi ed i nostri sogni, tra il Tempo, tra ciò che è e ciò che potrebbe essere o che è già stato.
Un viaggio breve, simile ad una chiave per aprire un cancello.
Ogni giocatore deciderà così se far parte di questo mondo e partire verso il misterioso ed il fantastico, scoprendolo poi poco a poco, oppure attendere in quello scenario assurdo e pur realistico l'inizio di tutto...

Oltre la fabbrica, le impalcature e tutti i macchinari di quel cantiere in costruzione c'era quella strana villa.
Si trovava nella parte posteriore di quel complesso, come se fosse la parte nobile di un vasto castello dai tratti decisamente particolari, per non dire eccentrici.
Qui però lo scenario mutava notevolmente.
La vegetazione era fitta, rigogliosa e tutto appariva simile ad un vasto giardino, quasi come se si volesse coprire il tutto alla vista.
Le pareti della villa era alte, con un che di aristocratico ed antico oserei dire, grigie ed il tetto aguzzo in uno strano stile coloniale ma ben più elegante e raffinato.
La sagoma dell'edificio si stagliava contro il bianco latteo dei vapori del mare.
Per una frazione di secondo ebbi la sensazione, vaga ed assurda, che quel luogo fosse sospeso sul mondo intero.
Mi avvicinai ma una serie di rumori mi bloccò.
Lo sferragliare di una serratura, un lucchetto che cedeva ed il cigolio di una porta pesante che veniva aperta con cautela.
Poi nella villa risuonò un passo gravoso e ad un tratto le finestre, una dopo l'altra, cominciarono ad aprirsi, da sinistra a destra e solo in quel momento mi resi conto che l'intero edificio era rivolto verso Occidente, quasi in contrapposizione con l'architettura religiosa Cristiana che vuole le sue chiese tutte orientate verso Oriente, dove i credenti bigotti pensano arrivi il peccato.
Un senso di timore e vergogna mi colse, spingendomi ad appiattirmi contro la parete per non essere visto.
Ancora un rumore di passi, ma prima che riuscissi a trovare un rifugio una voce risuonò piano sopra di me e compresi che avrei dovuto affrontare il proprietario.
Ad una delle finestre era affacciato un individuo dal volto piuttosto spigoloso ed una brizzolata barba ben curata.
Gli occhi brillavano di luce propria e mostrava l'espressione di chi aveva visto cose straordinarie.
La voce tuttavia era gentile, pacata, quasi armoniosa, di timbro antico ed io non ebbi titubanze quando una mano sicura si allungò per aiutarmi a scavalcare il davanzale ed introdurmi in una stanza dal soffitto foderato, neri pannelli di velluto sulle pareti e mobili Vittoriani intagliati.
L'uomo indossava abiti antichi ed era circondato da un'indefinibile atmosfera di avventure marine, conoscenze svelate e terre con cieli senza mete.
Mi fece accomodare su una solida ed attempata poltrona in stile di Fiandra, cominciandomi a parlare come se tra noi ci fosse un'amicizia ventennale o più.
Non ricordo la maggior parte di ciò che mi disse, sebbene rammento che al momento mi stupì ed affascinò non poco, ma restarono ben impressi in me i suoi modi strani e cortesi, con quella misteriosa magia di abissi incalcolabili di Tempo e di spazio che aveva intorno mentre gesticolava.
La stanza pareva pervasa da una luce verdastra, simile a quella che riflette in certe mattinate il mare e mi accorsi che le finestre all'estremità orientale non erano aperte e bloccavano l'accesso dei vapori con spessi vetri opachi, che mi fecero pensare al fondo di vecchie bottiglie.
L'uomo mi appariva di mezz'età, ma quei suoi occhi indecifrabili sembravano aver contemplato remoti misteri.
Lo lasciavo parlare poiché mi trasmetteva un senso di pace, visto che il suo tono sicuro, ma non ostentato o superbo, pareva essere quello di chi è animato dalla razionalità più pura ed assoluta.
Ad un tratto qualcuno bussò e sembrò rompere la strana tranquillità della stanza.
Io non so perchè trasalii, ma l'uomo mi fece segno di restare immobile ed in silenzio.
Si alzò, guardò da uno spioncino e poi tornò a sedersi al suo posto.
Allora ad un tratto vidi passare dalle finestre opache una bizzarra sagoma scura.
Poi finalmente se ne andò.
L'uomo mi fissò e sorrise appena.
“Nel grande abisso dei nostri sogni” disse “vivono strane creature e bisogna stare attenti a non provocare o a non incontrare quelle sbagliate.”
E queste furono le uniche parole che rammentai della nostra discussione.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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