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Vecchio 12-10-2010, 03.37.44   #88
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Nel frattempo, sull'antica strada che dalla Cornovaglia conduceva verso Nord, due figure cavalcavano fianco a fianco.
"Ho lo stomaco vuoto come un sacco pieno di vento!
Avrei dovuto fare il frate e vivere beato in convento!" Si lamentò Iodix.
Guisgard sembrava invece indifferente ai lamenti del suo compagno, intento com'era a suonare la sua ocarina.
"Mio signore, dove siamo diretti?
E questi luoghi? Come son detti?"
"Non sono il tuo signore..." disse Guisgard smettendo di suonare "... non hai più l'anello al collo, sei un uomo libero..."
Ad un tratto però, i due avvistarono una carrozza danneggiata e senza più i cavalli.
Avvicinatisi, si accorsero che vi era un uomo seduto ai piedi di un grosso albero.
E dagli abiti riconobbero che era un chierico.
Un domenicano.
"Cosa è accaduto qui?" Domandò Guisgard.
"La mia carrozza è stata assalita da un ginghiale." Rispose il domenicano. "Il mio cocchiere è fuggito, inseguito da quella bestia, ma sono rimasto solo, senza più cavalli..."
"Già, vedo..."
"Benedetti figlioli... mi accompagnereste al borgo più vicino?" Chiese il domenicano.
"Padre, non conosciamo queste terre" rispose Guisgard "e in realtà vaghiamo alla fortuna, senza scopo e senza meta."
"Viandanti, si, senza sosta,
che sia terra. o che sia costa!" Recitò Iodix.
"Allora la Divina Provvidenza corre in nostro aiuto." Disse il domenicano. "Fornendo a voi uno scopo ed a me un passaggio."
Guisgard scambiò uno sguardo col suo compagno di viaggio.
"Andiamo, padre..." lo invitò sorridendo "... montate sul cavallo del mio compagno. Lui verrà in sella con me."
"Che Dio vi benedica, figli miei!" Esclamò il domenicano. "Io sono frate Ludovico, ma potete chiamarmi tranquillamente Cappellano, il mio ruolo nel convento da cui provengo."
E partirono verso una meta che appariva loro ignota.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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