“A breve.” Disse Ozillonne a Clio, guardando il profilo dell'orizzonte dove si stagliavano le alte torri e le voluminose guglie della capitale. “Appena raduneremo gli altri.” Per poi fischiare verso il resto della compagnia.
Era questi un uomo grasso e barbuto, col naso a patata e la bocca larga, di un rossiccio ruggine ed i modi adatti per interpretare, sulla scena e nella vita, l'uomo furioso e fanfarone, tipico padre padrone irruento e brontolone.
Arrivarono poi gli altri alla spicciolata.
Un ribaldo alto e robusto, con le membra grosse ed il viso piatto e bonario che aveva come nome quello di Sbrizzone.
Poi un tipo magrolino e minuto, agile e sveglio, dalle mani piccole ed il volto fino che tutti chiamavano Lione.
Il terzo a giungere fu un ragazzotto riccioluto, dal pizzetto folto e gli occhi vispi, pacato nei movimenti e dall'espressione riflessiva, con un grosso cembalo legato dietro la schiena.
Il suo nome era Zordone e si occupava della musica e di tutte le cacofonie della compagnia.
L'ultimo a saltar fuori era un giovane alto e moro, dagli occhi neri ed il volto pulito che a parer di Ozillonne rappresentava l'ideale bellezza mascolina.
Si trattava di Lelandro ed era stato scelto per interpretare il bell'amante e tutti i ruoli ad esso affini.
Mancava solo la seconda donna della teatrale brigata, che se ne stava seduta sui gradini del carrozzone.
Bionda e formosa, sui quarantacinque anni e portata ad interpretare il ruolo della matrona saggia e risoluta, il cui nome era Isolde.
Ecco così al completo l'intera compagnia itinerante.
"Manca solo quel fanfarone!" Tuonò Ozillonne, riferendosi all'ultimo membro della brigata, che solitamente non figurava insieme agli altri.