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Vecchio 09-03-2017, 14.36.06   #2046
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Quel bacio così dolce, così tenero, che da una parte contrastava con la foga appassionata che ci aveva sconvolto, e dall'altra la sublimava, rendendola ancora speciale.
Le sue labbra mi apparivano ancora più dolci, nel sentire il suo respiro irregolare, e i suoi occhi ancora più belli se vi leggevo l'appagamento tanto sognato.
Quando si spostò, e allungò una mano perchè potessi raggiungerlo, mi fiondai tra le sue braccia, accoccolandomi contro di lui, con la testa sulla sua spalla.
Mi sembrava di non aver mai provato tanta pace in vita mia.
Lo baciai piano, sulla spalla, e poi, dolcemente, vinta da quella passione incontrollata che ci aveva avvolto, mi abbandonai, e mi addormentai.

La guerra imperava ormai da anni, l'universo era sull'orlo del baratro, vinto dal potere di Cormonios, che voleva assoggettare tutti i pianeti della galassia.
Il concilio dei Sette si era riunito, e si vociferava a gran voce.
Ogni leader galattico voleva dire la sua su Supernova: chi la considerava un abominio, una terribile disgrazia, chi sottolineava il fatto che non avessimo altra scelta e che quell'arma era per noi l'ultima speranza.
Io ascoltavo in silenzio, dal mio alto scranno dorato.
Ascoltavo e immagazzinavo le idee di tutti.
Loro mi guardavano, ma quasi non mi vedevano, abituati com'erano alla mia presenza eterna e inamovibile.
Alla fine i Sette votarono, e la Supernova venne messa in funzione.
Ma chi.. chi avrebbe avuto l'onere di scagliare quella formidabile arma verso Cormonios?
Uno chiedeva all'altro, l'altro all'altro ancora.
Nessuno voleva questa responsabilità.
Temevano ritorsioni, vendette, temevano per la propria anima.
Sciocchi e patetici mortali.
Quando mi alzai dallo scranno, tutto intorno a me si ammutolì.
Ogni capo galattico restava in religioso silenzio davanti alla Regina delle Muse, Comandante dell'esercito interstellare, (etcetera, etcetera).
Tutti loro mi avevano visto restare immutabile nei secoli, avevano sentito le storie raccontate dai nonni, dai bisnonni, dai pronipoti.
In pochi però potevano dire di aver sentito la mia voce.
"Il comando dell'esercito interstellare è affidato a me.." tuonai, nel silenzio generale "Andrò io..." porgendo la mano all'inventore di Supernova, che me la porse.
Non avevo mai visto, in millenni, una tale potenza, una tale arma carica di energia stellare.
Ricordavo quel momento, quello in cui Cormonios era davanti a me.
Eravamo soltanto io, la Supernova, Cormonios, e l'universo sterminato.
Ma poi...
Rimanemmo soltanto io, la Supernova, e la Morte.
Mentre guardavo il pianeta morire, però, mi accorsi che c'era qualcosa di diverso.
Quello che stava implodendo, consumato dall'energia della Supernova non era Cormonios.. ma la Terra.
La Terra.. un pianeta insignificante.
La Terra.. il pianeta di Icarius.
La Terra.. l'unico posto al mondo di cui mi importasse in quel momento.
Una sola creatura poteva decidere le sorti del suo pianeta, dopotutto.
Quanto era grande il potere dell'Amore.


Mi svegliai di soprassalto, ancora turbata da quell'incubo.
Lo sguardo spalancato, il respiro affannato, il cuore che batteva all'impazzata.
Tutto quello sparì, nel vedere Icarius accanto a me.
Era lì, era reale, restai a guardarlo incantata per un lungo istante.
Quasi senza accorgermene, iniziai ad accarezzarlo piano, dolcemente.
"Quanto sei bello.." sussurrai.
E più lo guardavo, più lo accarezzavo, più il mio cuore brillava e pulsava di un'intensa e pura felicità.
I miei occhi si accesero, vispi e maliziosi.
Allora mi alzai, e scivolai sopra di lui, delicatamente, restando per un momento seduta a guardarlo, così tranquillo e sereno.
Era sempre più bello.
Avrei potuto guardarlo all'infinito, nutrirmi di quell'immagine e non aver bisogno di nient'altro al mondo.
Allora sorrisi, un sorriso felice e innamorato, e mi chinai su di lui, iniziando a baciarlo piano.
Baci dolci, teneri e delicati, sul suo corpo sudato e perfetto, infiniti attimi di devozione e amore.
Nascosti tra quelli, come buttati lì per caso, alcuni baci languidi e appassionati, dove alle labbra si aggiungeva la lingua impertinente e vogliosa, e allora il mio sguardo incrociava il suo, uno sguardo malizioso, lo sguardo di qualcuno che sa di giocare col fuoco.

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