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Vecchio 04-03-2022, 22.36.59   #1
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Alla ricerca del Paradiso perduto

ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO


"E la donna vide che l'albero era buono da mangiare, che era piacevole agli occhi e che l'albero era desiderabile per rendere uno intelligente; ed ella prese del suo frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi; così cucirono delle foglie di fico e fecero delle cinture per coprirsi."

(Genesi 3, 6-7)

L'anno del Signore 1806 sarà da tutti ricordato per un avvenimento originale, forse bizzarro ma sicuramente misterioso che accese quella mai del tutto sopita superstizione che è tipica delle genti di mare. Ma al di là della credulità popolare, che di certo nei popoli di isole e coste è assai più marcata e antica, tale avvenimento non impiegò molto da giungere anche alle più alte sfere amministrative e governative. Così, oltre a locandieri, giocatori d'azzardo, prostitute, pescatori, scaricatori di porti, pizzicagnoli di empori, negrieri, marinai e contrabbandieri, ben presto anche soldati, ufficiali, governatori e nobili iniziarono a sentir parlare di questo fatto inspiegabile. Infatti, da qualche settimana, diversi pescherecci, alcune navi e qualche bastimento avevano avvistato, in un ampio tratto di mare, grosso forse quasi l'intera giurisdizione marittima delle Flegee, in quella che veniva definita “una stranissima cosa”, più grossa di qualunque balenottera azzurra e veloce assai più di qualsiasi fregata militari mai varata nei 7 mari. Tutto di quella misteriosa cosa appariva ai testimoni come estraneo a qualsivoglia altra specie di pesce, oltre che diversissima da ogni altra imbarcazione costruita dall'uomo. La velocità inaudita, l'agilità in qualunque condizione fosse il mare e soprattutto il vigore che pareva animare quella cosa misteriosa. Al di là, almeno per i primi tempi, dei tentativi da parte degli scettici e dei più razionali di minimizzare queste apparizioni, bollandole come frutto della fantasia, della suggestione, della superstizione o del forte uso di tabacco o alcool, col passare dei giorni il gran numero di testimonianze e la relativa coerenza fra loro gettarono più di un dubbio nelle autorità marittime circa l'effettiva esistenza di qualcosa di sconosciuto all'uomo nei mari. Nessun cetaceo e nessun mammifero classificato sino a qual momento pareva assomigliare a quegli avvistamenti.
Questo dispaccio fu emanato una mattina di Febbraio dalle autorità di La Baias e si diffuse in breve anche nelle agenzie di Afrgolopolis. Tanto che alcuni studenti parlottavano di questo fra loro, in attesa dell'arrivo del professor Robertstein alla facoltà di Teologia all'Università Cattolica della capitale.
“Buongiorno, professore.” Dissero in coro gli studenti in aula alzandosi in piedi.
“Buongiorno a voi.” Robertstein entrando e raggiungendo la cattedra di fronte l'uditorio, per poi posare la sua borsa di cuoio accanto alla sedia su cui si sedette. “Non mi aspettavo di trovare tutti questi studenti a una lezione di teologia.” Con un vago sorriso. “Avevo letto che il Signore di questi tempi non aveva più amici.” Sarcastico il professore.
“Beh, però, professore, converrete che il Signore richiede molti sacrifici a noi studenti, con queste lezioni così difficili.” Intervenne uno degli studenti. “Davvero il Signore chiede tutti questi sacrifici ai Suoi amici, professore?” Divertito.
“Per questo ne Ha così pochi di amici.” Replicò lesto il professore e tutti risero di gusto.
“E voi, professore, ne avete molti di amici?” Un altro studente, suscitando altre risate.
“Lo scoprirò dopo gli esami.” Rispose Robertstein e di nuovo tutti risero.
“Professore...” un altro studente ancora “... posso farvi una domanda personale?”
“Solo se avrò facoltà di non rispondere.” Il brillante professore, facendo ridere ancora una volta gli studenti. “Scherzavo naturalmente. Prego, che domanda?”
“Voi avete scelto di studiare teologia per via di vostro nonno?” Domandò quello studente. “Il famoso e discusso dottor Dominus Robertstein? Celebre per essere stato il pioniere e il vate della cosiddetta parafisica?”
Robertstein lo guardò negli occhi e la sua espressione mutò in un istante.

Era un soleggiato mattino di Settembre e le strade tintinnavano fra carretti e carrozze fra i passanti.
Il rintocco delle campane della vicina chiesa di Santa Cunegonda sanciva l'ora di uscire e andare a scuola per il giovane Robertstein.
“Nonno, vado a scuola.” Il piccolo a nonno, impegnato come sempre con i suoi studi.
“Aspetta, Junior.” Lo chiamò il vecchio, senza alzare il viso dai suoi libri. “Vieni qui.”
“Cosa c'è, nonno?”
“Hai finito i compiti?”
“Si, nonno.”
“Tutti?”
“Si.”
“Allora finisci questo.” Porgendo al piccolo una serie di fogliettini.
“Cos'è, nonno?”
“Ho ritagliato un atlante e tu devi ricomporlo.” Spiegò il vecchio. “Devi posizionare ogni continente e oceano al proprio posto.”
“Ma devo andare a scuola, nonno...”
“Prima farai questo compito, prima potrai andarci.”
Il piccolo si sedette a terra e iniziò a guardare ogni foglietto.
Non sapeva bene come ricomporre il globo terrestre, nonostante ogni suo sforzo.
A scuola infatti non aveva ancora studiato la geografia riguardo i continenti oltre all'Europa.
A un tratto il ragazzino si accorse che dietro i foglietti ritagliati c'erano le parti per un altro disegno.
Infatti il foglio su cui era raffigurato il globo terrestre, sul retro recava un altro disegno.
Il piccole vide che erano parti raffiguranti un volto d'uomo.
Così, facilitato da ciò, ricompose l'intero foglio che rappresentava il volto umano, poi rigirandolo ottenne anche l'immagine completa del globo terrestre.
Tutto contento riportò il foglio a suo nonno.
“Sei riuscito a ricomporre l'immagine pur non avendo ancora studiato a scuola i continenti, Junior?” Chiese il vecchio scienziato.
“Si, nonno.” Annuì il ragazzino. “Perchè dietro c'è l'immagine di un uomo e io ho unito quella.”
“Lo so, Junior.” Fissandolo il vecchio. “E questo cosa ti insegna, lo sai?”
“Cosa, nonno?”
“Che per aggiustare il mondo, per rimetterne a posto ogni sua parte” rivelò il vecchio scienziato “bisogna prima che sia l'uomo a essere integro. Se l'uomo è saldo allora lo sarà anche il mondo, ragazzo mio.”

“No.” Secco il professore, dopo che quel vecchio ricordo era tornato a sfiorargli la memoria. “I miei studi, la mia formazione e la mia cultura non hanno nulla a che vedere con quanto detto e fatto dal professor Dominus Robertstein.”
“Ma, era vostro nonno, professore...” sempre quello studente.
“Non siamo più nel Medioevo.” Visibilmente ombroso Robertstein. “Dunque i vincoli sanguinei non sono più ritenuti ereditari anche moralmente, per fortuna. Per questo non si tramandano quasi più gli stessi nomi in una famiglia e nessuno più beve il sangue dei propri nemici come facevano i barbari. Perciò direi di finire qui questa inutile discussione e concentrarci invece sulla nostra lezione.” Con tono che non ammetteva repliche. “Cominciamo subito.” Aggiunse, scegliendo così uno studente seduto ai primi posti e indicandogli il passo da leggere.
Quello si alzò e cominciò a leggere e la sua voce echeggiò quasi solenne nel silenzio dell'aula, illuminata da ampie vetrate sulla parte alta delle pareti.
“Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo».
Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra».
E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne:
Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».” Terminò di leggere lo studente.
“Bene.” Robertstein guardando gli studenti mentre si accomodava in modo comodo sulla sedia. “Ascoltando questo passo della Genesi, cosa si nota di particolare?”
Nessuno seppe rispondere con precisione, nonostante più di uno studente tentò di dare una spiegazione valida.
“Questa Biblica descrizione” Robertstein ai suoi studenti “sembra seguire una sequenza, diciamo così, realistica, verosimile. Ossia che pare ricalcare la diverse fasi che, secondo la scienza moderna, portarono alla formazione della Terra e inoltre sembra far risalire le innumerevoli specie animali come effettivamente apparvero sul nostro pianeta.”



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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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