Discussione: Il nome della perla
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Vecchio 24-05-2018, 16.31.15   #6
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La magione sorgeva poco prima di Sant'Agata di Gotya, in una verde radura con alcuni noci e vari castagni poco distanti.
Intorno, dal basso verso l'alto, solo montagne aspre, indomite, selvagge, primordiali.
La magione era grande, circondata da un basso muro di cinta rettangolare, oltre il quale si potevano scorgere le cime di cinque olmi rinsecchiti.
Un vecchio impettito e dal viso annoiato venne ad aprire.
“La signorina Gwen immagino.” Disse alla ragazza squadrandola da capo a piedi. “Prego...” invitandola ad entrare ed a seguirlo.
La portò in un ampio salone arredato con discreto lusso ma poco gusto.
Forse in questa regione lo stile era alquanto relativo.
“Attenda qui, prego.” Il vecchio cameriere, per poi andare via.



L'acqua vermiglia, vischiosa e densa, di un rosso forte, impenetrabile, ancora caldo e pulsante di vita.
La pelle chiara della marchesa Elyse sembrava quasi fosforescente in quel bagno di sangue, come una novella Poppea nel suo latte di mula, ma con un piglio di disumana perversione in più dell'imperatrice.
Arrivò allora la giovane servetta, quasi con un'espressione disgustata e con l'orrore negli occhi.
“Marchesa, ai suoi ordini...” disse a capo chino.



Era un pomeriggio spensierato e di baldoria, di canti, balli e buona birra, oltre che squisito vino appena rubato da qualche nobile cantina.
Danton e la sua sposa erano raggianti ed il buon monaco gustava l'ottima carne di lepre offerta come banchetto di nozze.
Buona parte della banda era presente con Altea.
C'era Gozil, il grosso e grasso capo del clan, con i lunghi capelli e la folta barba rossa.
Poi Loi lo smilzo e saggio del gruppo, Briz il forzuto e robusto arciere ed infine Guan il bruno tiratore scelto.
Gozil continuava ad ingurgitare teglie di carne trita e bollita affogata nel pomodoro, accompagnando il tutto con litri di vino rosso, mentre Loi cominciava a guardare il cielo, visto la banda non amava restare troppo in giro durante il giorno.



Dacey avanzò con il vassoio su chi c'era la teiera fumante che sprigionava l'aroma di quel buon thè.
La sala era la solita in cui suo zio, nei lunghi pomeriggi al suo scrittoio, amava prendere l'ambrata bevanda.
Si trattava di un ampio gabinetto con i muri ornati di armi difensive ed offensive, così tappato che l'aria appariva ammuffita, antica, come le origini del loro palazzo, un tempo appartenuto al vescovo di Sant'Agata di Gotya ed ora sede del presbitero.
Al centro della sala stava una tavola rettangolare tutta coperta di libri e di carte, su cui era dispiegata un'immensa planimetria della città e dell'intera regione della Sundra.
In piedi, davanti al caminetto, stava un uomo appena più alto della media, di aspetto colto e fiero, quasi nobiliare, con occhi grigi e penetranti, la fronte ampia, il volto smagrito ed ancor più allungato dal pizzo e dai baffi brizzolati.
Non aveva spade o altre armi, ma sembrava per tutto il resto del suo aspetto un uomo di guerra.
Sotto infatti la lunga cappa Domenicana si vedevano i lunghi stivali di pelle scura leggermente sporchi di melma, segno che in mattinata era stato a cavalcare.
Quell'uomo era Pier de' Agnioth, naturalmente presbitero di Sant'Agata di Gotya.
Nulla dunque in lui rivelava il chierico, rendendo impossibile a chi non lo conosceva comprenderne il ruolo.
Dopotutto erano stati gli eventi ad imporre su quest'uomo tali prerogative, dato che di fatto era lui a reggere il governo della città per volontà stessa del barone.
“Vieni, cara...” disse notando Dacey “... avevo proprio desiderio di un buon thè caldo...” invitandola a sedersi.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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