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Vecchio 24-03-2019, 22.42.34   #7
Destresya
Cittadino di Camelot
 
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Destresya è sulla buona strada
Il crepuscolo in lontananza era screziato di colori diversi, dall'azzurro intenso fino ad arrivare a un rosso che scemava nel giallo, in uno scenario sognante, capace di imitare grandi giochi.
I bambini giocavano insieme, creando scenari fantastici in quello scenario urbano.
La piazza del paese, cementificata con qualche albero e delle panchine, era diventata un enorme set di lotta ai cattivi, con tanto di eroi leggendari impersonati da bambini vivaci e felici.
Ma quel crepuscolo segnava ormai l'ora in cui bisognava rincasare, e sulla panchina lei se ne stava mogia, più del solito.
La sua casa era lontana da lì, e prima di poter tornare a giocare con gli altri bambini sarebbero passati giorni, settimane.
Lui la vide e gli si avvicinò.
Era stato proprio lui a volerla coinvolgere, mentre lei se ne stava in un angolino a giocare da sola.
Lui solo l'aveva avvicinata e gli aveva chiesto se voleva giocare con loro, rendendola l'eroina di ogni gioco e storia.
Lei lo aveva seguito, vivendo giorni spensierati e bellissimi, in cui quella piazzetta davanti al municipio diventava ora uno scenario fantascientifico fatto di robot e alieni, oppure un romanzo fatto di dame e cavalieri, o ancora il terreno per una storia di supereroe.
Ma ora, quel meraviglioso crepuscolo segnava la loro lontananza.
Lui si sedette accanto a lei.
"Perché sei triste?" fissandola con i suoi occhioni azzurri.
"Domani parto.." triste lei.
"Ma tornerai..."
"Non so quando.."
"Io ti aspetterò!"
"Davvero?" con gli occhioni azzurri spalancati lei.
"Certo, sono l'eroe, no?" lui, facendole l'occhiolino.
"Ti troverai un'altra eroina per i tuoi giochi.." amaramente lei.
Lui la fissò per un momento.
"No.. non potrei.."
"Perché no?"
"Perché ora ho trovato te.." guardandola "Ti ho aspettata da sempre..." con un sorriso.
Un momento di silenzio circondò i loro occhi che si fissavano, azzurro nell'azzurro, il cielo che si fondeva nel mare.
"Mi mancherai.." sussurra lei piano, quasi timidamente.
Lui sorride e allunga piano una mano a sfiorare la sua.
"Anche tu.." prendendole la mano.
Restarono così, in silenzio, per lunghi istanti, mentre il crepuscolo si faceva sempre più scuro e la sera si faceva strada sempre di più.
Allora lei, ascoltando il cuore che le batteva sempre più forte, si sporse appena e gli diede un leggero bacio sulle labbra, un bacio carico di tutti i sogni di bambini, fatto di mille parole non dette, dei battiti del cuore, di sogni e speranze.
Un bacio come sanno darsi due bambini col cuore già grande.
Poi, tutta rossa e imbarazzata, si alzò e scappò via, forse incapace di dire addio.
Ma non riuscì ad andare via, dopo pochi passi una mano bloccò il suo polso, e si ritrovò di nuovo quegli occhioni azzurri fissi nei suoi.
Lui la guardava, con quello sguardo che la faceva sempre fremere.
Restò immobile a fissarlo, finché lui non allungò una mano dentro di lei, porgendole qualcosa.
Era una statuetta di Arrow, di quelle con cui avevano appena giocato, mentre nell'altra mano lui teneva quella di Canarino Nero.
"Tu fai parte del mio mondo.." le disse, fissandola "Da sempre...".


Quel ricordo le rubò un sorriso, mentre spolverava quella mensola, prese di nuovo la statuina di Arrow, la strinse fra le mani e sospirò, ripensando a quel giorno ormai lontano, di giochi di bambini.
Prese allora anche quella di Canarino Nero, la spolverò e li mise vicini, mano nella mano.
Li avevano conservati entrambi, per anni.
E ora facevano bella mostra sulla mensola della loro casa dalla porticina fiorita.

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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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