Discussione: Enigmi a Camelot
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Vecchio 25-11-2019, 22.56.29   #5048
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il personaggio di Ordifren appare per la prima volta sulla scena letteraria nel romanzo gotico di formazione “La vocazione”, in cui si narrano le vicende di un giovane novizio che di fronte all'impossibilità di poter aspirare al Seggio Pontificio abbandona la sua falsa vocazione e diviene nemico giurato della Chiesa di Roma e perciò anche dell'aristocrazia Afragolignonese.
Durante gli anni trascorsi al Monastero di San Michele delle Lande conosce un ex cavaliere divenuto frate, da cui apprende l'uso delle armi e l'amore per le arti e le scienze.
Inoltre il frate gli indicherà, prima di morire di vecchiaia, una mappa per giungere al suo inestimabile tesoro nascosto in un antico castello, accumulato durante gli anni passati in Terrasanta a combattere gli infedeli.
Ormai laico ed anticlericale, con quel grandioso tesoro (nascosto in una tomba che si porta dietro), Ordifren, ora anche in grado di controllare una misteriosa creatura trovata nel castello fa ritorno al suo paese d'origine, ora governato da un barone Cattolico e dai suoi uomini.
Per ingannarli Ordifren si spaccia per il nuovo abate inviato dal vescovo...

Era un mattino di Autunno quando Ordifren visitò il terreno sconsacrato in cui il barone aveva fatto seppellire gli eretici giustiziati dopo aver preso il potere.
“Molti erano miei amici d'infanzia...” disse fissando quelle tombe dissacrate “... alcuni avevano la passione per l'astronomia... altri per la matematica... altri ancora per la poesia... erano spiriti nobili ed ispirati dal cuore e dalla ragione... ora invece sono solo sepolcri senza nome...” udì dei passi dietro di sé e si voltò di scatto, impugnando il suo pugnale.
“Sei...” un ragazzo magro che lo fissava incredulo “... sei... proprio tu... sei tornato...” era Teno, il suo amico d'infanzia.
Ordifren però lo afferrò per il collo, immobilizzandolo e puntandogli la lama alla gola.
“Teno...” mormorò piano “... mi sei caro come un fratello ed il tuo volto amico è il solo che mi sia rimasto... ma se mi farai scoprire... se dirai il mio nome io non esiterò a sgozzarti adesso stesso...”
Teno annuì e lui lo lasciò.
“Quanti anni sono passati...” stringendolo il giovane “... ma perchè vieni nel tuo paese, fra la tua gente vestito come gli odiati chierici?”
“Perchè gli dei della ragione” fissandolo Ordifren “mi hanno dato molti consigli per avvantaggiarmi suoi miei nemici...”
Ad un tratto i 2 udirono una voce.
Videro così una ragazza che passeggiava per la campagna leggendo ad alta voce
Era una bellissima figura di giovane, poco più che adolescente, slanciata e bionda, dalla pelle di un rosata pallido e candido di quello che si scorge nella carnagione delle fanciulle del Nord.
Dai lunghi capelli di un biondo scuro e cangiante, con gli occhi dal colore indefinito, simile forse alle ambre schiarite dalla spuma salata del Mar del Giappone e misti di lampi di un brunito che ricordava il balenio di quei tramonti tipici delle latitudine esotiche e boreali.
La fanciulla, che pareva emanare il vivace brio proprio della giovinezza ribelle e capricciosa, indossava un lungo e delicato abito di una stoffa celeste con risvolti ampi dal gusto catalano ed arricchiti da nastrini frivoli alla moda delle corti feudali del Tempo.
“Chi è quella giovane?” Chiese Ordifren a Teno.
“Non guardarla neppure...” rispose l'amico “... è lady Maria, moglie del barone e madre dei loro figli...”
Ma Ordifren non riusciva a distogliere i suoi occhi da lei.
“Se fosse...” ripeteva la ragazza leggendo dal suo libro di enigmi “... se fosse...”
“Se lei fosse Galatea io sarei Pigmalione...” arrivando ad un tratto Ordifren “... se lei fosse Penelope io sarei Ulisse... e se lei fosse Ginevra io non potrei che essere Lancillotto.”
“Chi siete?” Lei voltandosi di scatto.
“Non vi ispira nessuno dei grandi nomi che ho citato?” Divertito lui.
“Non siete divertente.”
“Non voglio esserlo.” Ridendo Ordifren.
“E neanche cortese, visto non vi presentate, né annunciate.” Lei seccata.
“Sono l'abate Ordifren, inviato da Sua Grazia il vescovo.” Con un inchino cortese lui ma senza lasciare i suoi occhi.
“Oh, i miei omaggi, monsignore...” lei stupita, per poi salutarlo con cenno rispettoso del capo “... perdonate, io non pensavo...”
“E perchè mai?” Sorridendo lui.
“Beh, non parlate come un chierico...”
“E come parlano i chierici, milady?”
“Vi prendete gioco di me, monsignore!”
“Se vi aiutassi con quel vostro enigma, guadagnerei il vostro perdono?” Ridendo di gusto lui.
“Non pensavo che gli uomini di Chiesa perdessero il loro Tempo nei giochi, monsignore.” Lei sulle sue.
“Il gioco” lesto Ordifren “è il modo migliore per affrontare la vita, diceva il saggio Petronio.” Avvicinandosi lui a lei. “Dunque? Mi permettete di aiutarvi con questo vostro indovinello, milady?” Con i suoi occhi che spingevano al naufragio quelli di lei.

Questa è la scena del primo incontro tra Ordifren e Maria, con il protagonista che volutamente dall'autore del romanzo viene descritto simile a Guisgard, il suo nemico mortale, a simboleggiare ancora una volta come il Bene ed il male abbiano lo stesso volto.
Ordifren risolve l'enigma di Maria, ma questo naturalmente non basta a guadagnare il favore di lei e solo proseguendo nella lettura del romanzo si scopre come egli riesce a conquistarla.

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere questo arcano?
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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