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Vecchio 05-09-2012, 03.04.15   #8
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Le storie possono nascere in tanti modi.
Da una sensazione, da un'emozione, da un sogno, persino da un ricordo.
Ma ciò che conta veramente, è comprendere il modo in cui una storia può iniziare a prendere forma.
E soprattutto il motivo per cui cominciamo a raccontarla.
Quando ero piccolo ricordo di una vecchia strada, stretta, affollata, piena di voci e volti, con insegne scritte e dipinte a mano, attraversata da profumi ed aromi caratteristici e con tantissimi negozi e botteghe dalle porte in legno verniciato e le vetrine ricche di colori e immagini di ogni tipo.
Era la strada forse più trafficata e non so perchè, ma vi vivevano tantissimi artisti.
Musicisti, ballerini, pittori, scrittori e poeti.
E dall'uscita da scuola, ricordo, spesso tutti noi ci fermavamo davanti ad un uomo molto particolare.
Forse era uno di quegli artisti che vivevano in quella strada, anche se non l'ho mai visto lavorare o fare altro.
Aveva un accento singolare e vestiva in maniera strana, come nessun altro.
Come se i suoi vestiti non dovessero impedirgli di muoversi, di correre, di saltare e forse danzare al passo di una musica invisibile ai più, probabilmente fatta dalla melodia del suo inafferrabile accento.
Sembrava sempre allegro e alieno da quelle preoccupazioni, da quei pensieri che sempre affliggono e distraggono gli adulti.
Forse era l'unico adulto che aveva sempre una parola, un'attenzione per noi bambini, continuamente ben disposto e pronto a sorriderci e a prendere sul serio qualsiasi cosa uno di noi gli dicesse.
Non stava mai fermo, gesticolava, cambiava ripetutamente espressione, parlava di continuo e le sue parole avevano il dono, quando ci fermavamo ad ascoltarle, di diventare subito immagini.
Ci colpiva, ad esempio, quando ad ogni cosa, qualsiasi fosse, riusciva a dargli ogni volta una dozzina di nomi diversi.
Era un uomo molto bello, robusto, agile, dal fisico asciutto e dai lineamenti gradevoli, con un volto pulito, gli occhi chiari, i capelli scuri e corti, con due baffetti sottili che lo rendevano ai miei occhi simile agli attori che vedevo sempre in qualche vecchio film di avventura.
Ma la cosa che più mi sorprendeva era che ogni giorno ci parlava di una cosa diversa e tutte le volte, incredibilmente, ci lasciava a bocca aperta a sognare.
Diceva che era in cerca di una storia.
Una storia buona, che funzionasse, con tutte quelle cose che ogni uomo sogna di vivere durante la sua esistenza.
E un giorno ci parlava di dove ambientare quella sua storia, un altro dei vari personaggi scelti per animarla e un altro giorno ancora ci parlava di come rappresentarla, ossia se dipingerla, cantarla, metterla in musica oppure raccontarla sulle pagine di un libro.
Ci diceva sempre che ogni storia necessita sempre e solo di tre cose per funzionare: un protagonista capace di sognare, una bella da conquistare ed un tesoro da cercare.
Tutto il resto verrà da sé, diceva.
Il cattivo arriverà per combattere il protagonista, le avversità giungeranno ad ostacolare il suo amore per la bella (caratteristica, questa, che solo i grandi amori posseggono) e tutta una serie di personaggi, buoni e meno buoni, correranno attratti dal tesoro, ci raccontava.
E un giorno, in un piovoso e fresco pomeriggio di Settembre, tornando da scuola un po' malinconico, trovandolo silenzioso fuori la bottega di un fioraio, mi avvicinai, restando così a guardarlo senza dire nulla.
Lui allora si accorse di me.
“Qualcosa mi dice” disse “che oggi sarai tu a raccontare una storia a me.”
“Perchè?” Chiesi io.
“Perchè dalla malinconia e dalla solitudine” rispose lui “nascono spesso le storie più belle. Perchè è in quei momenti che immaginiamo le cose più belle, quelle che ci mancano e che vorremo avere con noi.”
“Avete da fare oggi, signore?” Domandai io.
“No, ragazzo mio...” sorridendomi lui “... possiamo restarcene qui tutto il giorno...”
Prese allora un foglio bianco e due matite.
E cominciammo ad immaginare la nostra storia, iniziando proprio dalle tre cose che occorrono a tutte le avventure per incominciare: un protagonista che sa sognare, una bella da conquistare ed un tesoro da cercare...
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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