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Vecchio 15-01-2009, 10.38.12   #7
Lancelot
Cittadino di Camelot
 
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Lancelot sarà presto famosoLancelot sarà presto famoso
Grazie a Lady Llamrei per aver spostato il mio racconto in un topic specifico, mi sento veramente molto onorato^^

Per ringraziarvi vi posto subito la seconda parte, un pò più lunga della prima:

Tutti erano fin troppo consapevoli dei loro doveri, delle loro responsabilità, del sacrificio che ogni buon cittadino doveva fare per andare incontro al benessere comune. La pace collettiva veniva di gran lunga anteposta all’appagamento individuale. Era straordinario. Mi sembrava quella che gli uomini chiamano utopia. Eppure ero stato grandemente messo in guardia sui mali che abitavano la terra, sulla meschinità degli uomini, sulle azioni ripugnanti di cui erano capaci. Ma là dove si posava il mio sguardo non riuscivo a trovare nulla di tutto questo. Ammiravo quegli uomini laboriosi, quelle madri affettuose, quei soldati risoluti ma non sprovvisti di pietà. Non riuscivo a trovare molta differenza tra me, tra tutto quello che io sono, e loro. Eccetto forse solo questo…io sono immortale e posso volare. E’ stato allora che ho imparato ad amare queste straordinarie creature, ed una di loro in particolare. Si chiamava Elisa. Ma vorrei precisare. Ho usato la parola “amore” perché non riesco a trovare un altro vocabolo che possa soddisfare l’esigenza dei sentimenti che provai. Tuttavia non si trattò di un amore quale un umano potrebbe concepire. Era un qualcosa di prettamente spirituale, perlomeno per parte mia, era una sorta di affinità elettiva, un’attrazione della mia anima verso la sua. Come quando ci capita di incontrare una persona, la conosciamo giorno dopo giorno nelle sue quotidiane attività, condividiamo con lei i nostri pensieri e scambiamo proficuamente i reciproci punti di vista. E così facendo, impariamo ad apprezzarla, ad ammirarla, e stiamo bene con lei, e il tempo passato con lei ci sembra sempre troppo breve, e non ci sembrano sprecati neanche quei momenti passati in silenzio, se in sua compagnia. Ecco, questo era il mio stato d’animo quando mi trovavo vicino ad Elisa. Ora non so se ho capito bene, o forse ho frainteso, ma mi sembra di aver sentito gli umani attribuire queste sensazioni a quelle che si provano per il proprio migliore amico. Un sentimento misto di affetto fraterno e di stima. Uhm…per me sicuramente si poteva parlare di questo, ma c’era di più. Quando mi svegliavo il primo pensiero volava a lei, vedevo lei davanti a me ogni volta che chiudevo gli occhi. Avrei voluto stare sempre accanto a lei, sarei stato ad ascoltarla ininterrottamente per ore e ore senza stancarmi mai, non c’era quadro che io ambissi contemplare più che il suo dolce volto. Per questo credo che parlare di lei in termini di amica sia piuttosto riduttivo. Era amore, senza dubbio. Io la amavo. Solo che era un amore del tutto scevro da quella passione dei sensi che gli uomini chiamano desiderio. Io non ho mai provato desiderio di lei. Non nel senso più comune, almeno. La trovavo una bellissima donna, delicata nella sua semplicità, fine ed educata, riservata ma coerente nelle sue idee. Ma il mio corpo non ha mai vibrato per lei, era la mia anima a vibrare. Fosse stata anche la più brutta fra le creature, io credo l’avrei amata ugualmente e con la medesima intensità. Ed ogni volta che ripenso a questo, non posso che ringraziare Dio per avermi fatto sperimentare l’amore, quello vero, quello puro, senza dovermi poi vergognare d’essere quel che sono.
Innumerevoli sono state le giornate che noi passammo distesi sull’erba a bearci delle docili carezze del vento, quante sono state le petulanti domande che la mia bocca curiosa le ha rivolto, quale impagabile maestra è stata per me! Ricordo ancora con estrema tenerezza i giorni in cui stretta a me mi deliziava con i suoi gridolini impauriti mentre mi libravo nell’aria primaverile. Quella sua espressione mista di eccitazione e di paura era incantevole. Come erano melodiose le sue risatine quando impacciato tentavo di imparare a nuotare, impedito dalle mie grosse ali inzuppate. Sono stampati nella mia mente i suoi pudici sorrisi mentre arrossendo ci dicevamo l’un l’altro le più dolci delle parole. La notte era la cosa più soave addormentarsi l’uno di fianco all’altra abbracciati come due bambini. Eravamo uniti, ma senza vergogna.
Ma quello di cui più di ogni altra cosa io ringrazio Elisa è che lei non ha mai preteso nulla da me. Ben consapevole che la sua vita aveva un termine tuttavia non volle mai rinunciare alla mia compagnia. Non si sposò mai, non volle mai conoscere l’amore di un uomo. Sopportò di buon grado le malelingue della gente che la biasimava perché, ormai non più giovane, non aveva trovato ancora marito. E così passavano gli anni, e i decenni e i miei amici invecchiavano, Elisa invecchiava. Anni ed anni trascorsi come in una eterna adolescenza. I problemi, le diversità fra noi, i crucci del futuro…non volevamo farci sfiorare da questo. Eravamo contenti di passare le giornate insieme, giocando e volendoci bene d’un amore infantile, senza pretese, puro. Nondimeno Elisa invecchiava giorno dopo giorno. Ma io restavo sempre uguale. Sempre lo stesso giovane sulla ventina, aitante, castano, occhi cerulei. Sempre uguale.
Non erano più biondi i capelli della mia amata, non più instancabili erano le sue membra. Gli occhi che una volta sfavillavano di giovanile ardore, s’erano fatti fievoli e timidamente pallidi. Il suo viso di giovane era più luminoso e ardente, ma non per questo esso mi era ora meno caro. Davanti a lei la mia anima continuava ad arricchirsi di gioie e di dolori.
“Devi sapere, mia cara,” le dicevo “che per noi non ha importanza il tempo. Tu sarai sempre bella per me, ed io ti amerò sempre. Perché non è il tuo corpo mortale l’oggetto della mia venerazione per te, ma la tua anima immortale”. Ma vedevo che lei a queste parole non poteva trattenere le lacrime. Oh come apprezzavo i suoi sforzi di mostrarsi forte, i suoi strenui tentativi di reprimere la sua fragile umana natura. Tuttavia solo ora che è morta capisco quanto deve esserle pesato. Quanto deve essere stata dura sopportare quegli anni accanto a me, veder sfuggire via il fiore della sua gioventù, sapere che avrebbe dovuto rinunciare a tutto ciò che una donna mortale poteva desiderare, un marito, una casa, dei figli, se voleva restarmi vicino. Donna meravigliosa! Mai mi hai fatto vedere sul tuo viso un dubbio, mai mi hai dato modo di capire la sofferenza che ti sei portata dentro, sempre hai celato i tuoi sentimenti dietro il muro di quel dolce tuo sorriso.
Vederla spegnersi lentamente davanti ai miei occhi è stata la cosa più crudele ma più dolce che mi sia mai capitata. Riuscite a immaginare cosa può voler dire? Persi la persona più cara che avevo al mondo, colei che aveva rappresentato la mia famiglia terrena, che aveva sacrificato la sua felicità a me, che nulla avevo avuto da sacrificare. Nell’eternità della mia esistenza, lei avrebbe rappresentato poco più che una nuvola di passaggio. Così sicuramente deve esserle capitato di pensare più di una volta. Ma non era vero. Sempre sarebbe stata la mia diletta sposa. Ma sposa nella mente e nel cuore, sposa nell’anima, non davanti ai nobili e ai notai. Se ne andò con una dolce austerità, con una compostezza che rende onore a tutto il genere umano. Guardando lei in punto di morte compresi la grandezza di cui sono capaci queste creature; quando arrivano alla fine della loro esistenza mortale essi guardano indietro a tutta la propria vita passata e riescono a morire col sorriso sulle labbra. Non finirò mai di ammirarli per questo. E non finirò mai di ammirare te Elisa. Ora la tua anima sarà tornata a Dio, e fra poco tu rinascerai. E io ti cercherò, e ti ritroverò, e staremo ancora e di nuovo insieme…
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi

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