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Vecchio 10-09-2018, 16.28.11   #2
Lady Gwen
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Lady Gwen ha un'aura spettacolareLady Gwen ha un'aura spettacolare
Ero in piedi davanti alla grande e alta vetrata che affacciava sul vasto parco esterno, coperta dalle pesanti tende in velluto verde scuro, a scrutare quella infinitesimale pagliuzza di sole dorato che penetrava da fuori.
Il caminetto scoppiettava e i lampadari in cristallo con le sottili candele accese illuminavano l'ambiente di una luce soffusa e vaga, quasi mistica.

Sentivo tutto e attendevo pazientemente che finisse.

Elv era al secondo piano, intento a trasformare l’ennesimo ospite della nostra umile dimora.

Ovviamente, non tutti potevano usufruire di tale privilegio, no.

La nostra razza era troppo pura e nobile per permettere che il nostro dono venisse concesso a tutti.

Sceglievamo oculatamente chi accogliere fra le nostre fila, dovevano essere persone intelligenti, brillanti, dotate di quel non-so-cosa che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di pregevole, una volta rinati a nuova vita.

Dopo tutte quelle guerre, la Congrega era rimasta sventrata, distrutta nel suo profondo.

Molti di noi non ce l’avevano fatta, l’intero esercito decimato, perfino il consiglio si era dimezzato e Caius e Julius erano gli unici due membri rimasti.

E stando così le cose, era stato assegnato a noi il compito di rimpinguare la nostra famiglia e far rinascere anch’essa a nuova vita, così come i suoi giovani membri.

E io ed Elv eravamo discretamente bravi, in questo, senza voler essere modesti.

Ci eravamo conosciuti alla corte di Elisabetta I nel 1585.

La regina, donna di spiccata intelligenza che ancora oggi, tanti anni dopo la sua morte, non smettevo di ammirare, era in visita in Irlanda, l’altra metà del suo regno, nonché mia patria, per via di certi affari istituzionali.

Non mi era stato difficile essere ammessa alla sua fitta rete di cortigiani; il mio creatore, Lord Alfred Mahony Conte di Ormond, era un nobile del luogo appartenente alla parìa d’Inghilterra, i miei genitori, invece, dei mercanti alto-borghesi, ma nonostante questa differenza, era stato grazie a lui che ero riuscita ad accedervi.

Avevo fatto la sua conoscenza tramite il mio precettore, amico del conte, nel 1515.

Ci aveva presentati ed ero rimasta un po’ interdetta quando avevo scoperto che il conte cercava moglie e non aveva nessuno a cui lasciare la sua fortuna.

Ma poi, fu anche peggio quando scoprii tutto.

Dopo un po’ che frequentavo il conte, egli mi rivelò la sua vera natura.

Lo sconvolgimento più assoluto mi colse quando mi disse di essere un vampiro.

Ero terrorizzata, dovevo ammetterlo.

Pensavo fossero solo leggende per spaventare i bambini, non avrei immaginato che potesse essere tutto vero.

Lui mi aveva rassicurata dicendomi che non mi avrebbe mai fatto del male, ma che, anzi, aveva bisogno di me.

Mi propose un accordo.

Io sarei diventata sua moglie, acquisendo il suo titolo ed ereditando tutti i suoi averi, così che questi ultimi non andassero perduti e io potessi condurre una vita nella più totale agiatezza, ma in cambio di tanta fortuna dovevo diventare una vampira.

Era quella la condizione.

Diceva che un vampiro lo cercava da tempo, erano in guerra da tempo immemore e presto sarebbe arrivato, ponendo fine alla sua secolare esistenza.

Non subito, certo, ma dopo un po’ la paura lasciò spazio alla compassione per quell’uomo che, nonostante la sua natura, si era dimostrato estremamente umano ed io avevo accettato.

Il nostro matrimonio era stato più un contratto che altro e la notte stessa non la trascorremmo consumando il novello e “falso” matrimonio, bensì a mettere in atto la mia trasformazione.

Per fortuna, avemmo tutto il tempo necessario per farmi abituare alla mia nuova pelle, la mia nuova vita.

Mi sentivo strana.

Ma migliore.

Bene, come mai ero stata prima.

Era una condizione quanto mai buffa, ma che fin dall’inizio non mi dispiacque.

Mi indicò il nome della Congrega, di cui era uno dei principali membri, ma poi il suo destino si compì e il vampiro che da tanto tempo lo cercava, lo trovò e lo uccise, appena un mese dopo.

Non ero felice tanto per i soldi e le ricchezze, dopotutto noi vampiri non avevamo le medesime necessità dei mortali, quanto per il fatto che avesse deciso di lasciarmi un’altra eredità, ben più grande ed importante.

Un dono eterno, da dividere con chi si amava, ma questo lo scoprii dopo.

Caso volle che nel 1528 il titolo di Conte di Ormond passasse alla famiglia materna della regina, poiché si credeva che non ci fossero eredi diretti della famiglia di Lord Alfred, e non mi ci volle molto per farmi accogliere calorosamente fra gli accoliti di Sua Maestà quasi come una lontana parente, dal momento che ormai anche io vantavo il titolo di Contessa di Ormond poiché avevo sposato il Conte, ma questo evitai di dirlo dal momento che erano passati molti anni dal matrimonio e, beh, in settant’anni o non ero invecchiata di un solo giorno.

Fu durante la sera dei festeggiamenti che conobbi Elv.

Avendo avuto esperienze in mare, lui si occupava dei rapporti della regina con i corsari, da lei assoldati di modo da avere un ulteriore vantaggio sulle flotte nemiche.

Fin dalla prima volta che lo avevo visto, bellissimo, affascinante ed elegantissimo nel grande salone da ballo della residenza, avevo capito che c’era qualcosa di particolare in lui e sapevo anche cosa.

Era stato divertente, all’inizio, vedere come cercasse di trattarmi da innocente preda, senza sapere che anche io era un predatore come lui ed era stato ancor più divertente quando lo aveva scoperto.

Era stato subito travolgente e irrefrenabile ciò che era nato fra noi due e poco tempo dopo il rientro di sua Maestà in Inghilterra avevamo deciso di lasciare Londra e partire insieme, iniziare a vivere la nostra eternità insieme, arrivando qui.

Non percepii più alcun segno vitale dal piano di sopra, segno che probabilmente la trasformazione si era conclusa e allora attesi la conferma di Elv.




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