Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 27-11-2009, 03.00.03   #128
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XLII

“Perché dovrei temere? La mia vita
per me non val più di uno spillo. E
quanto all’anima, che male potrà farmi,
s’essa è immortale come lui? Ma ancora
mi fa cenno. Io lo seguo.”
(Amleto, I, IV)


Il giorno seguente Ardea all’albeggiare era già in piedi.
Con cura preparava il suo equipaggiamento, sistemandosi la corazza e indossando le armi.
Per qualche istante strinse fra le mani Parusia. Né baciò la fredda e lucente lama, per poi legarla stretta al cinturone.
In quel momento Biago rientrò in casa.
“Ho sellato i cavalli” disse “quando vuoi possiamo andare.”
“Grazie Biago” rispose Ardea visibilmente teso “ma tu resterai qui.”
“Perché mai?”
“E’ troppo pericoloso e non voglio altre colpe sulla mia coscienza.”
“Io sono il tuo scudiero, ricordi?” Esclamò Biago. “Non sono qui per un pellegrinaggio, ma per assisterti!”
“Ricordi la tua promessa, quando ti permisi di seguirmi?” Gli ricordò Ardea. “Dicesti che mi avresti obbedito sempre.”
“Si, nel servirti! Ma così mi escludi dai tuoi ordini.”
Ma la discussione tra i due fu interrotta dall’arrivo della madre di Giuspo.
La donna non disse nulla e posò sulla brace spenta del camino alcuni rami secchi.
“Oggi sembra farà più freddo” cominciò a dire dopo qualche istante “meglio preparare il fuoco.”
Ardea riprese i suoi preparativi senza rispondere nulla.
“Siete in partenza, messere?” Chiese la donna.
“Si” rispose Ardea “affari urgenti mi impongono di andare. Vi sarò sempre grato per la vostra ospitalità.”
“La donna si avvicinò al cavaliere, fissandolo con profonda tenerezza e dolcezza.
“Ragazzo mio” disse accarezzandogli il volto “potrei essere vostra madre. E una madre e non baratterebbe la vostra vita con niente e nessuno. Perché fate tutto questo?”
Ardea restò stupito.
“Perché altri non possono?” Disse ancora la donna. “Quella corazza non può imporvi ciò che non potete compiere.”
“Mia signora” rispose Ardea “le colpe si lavano in un solo modo…col sacrificio!”
“A costo della vita?” Chiese la donna.
“Una vita unta dal peccato non è più vita, ma solo una costante agonia.”
Giuspo, che aveva origliato tutto da dietro la porta, entrò e disse:
“Cavaliere, voi state sfidando l’impossibile! Desistete e vivete la vostra vita altrove, che è ancora lunga e gioiosa.”
“Mio tenero amico” rispose Ardea “tra meno di un anno ho un appuntamento simile con un nemico non meno terribile del vostro Tramanto. Questa di oggi è solo una tappa che mi condurrà, se dovessi uscirne vincitore, verso quell’improrogabile impegno.”
“Io non so niente di queste cose, mio signore” disse Giuspo “sono solo un contadino. Ignoro i fatti d’onore e di armi di voi cavalieri. Ma so che la vita è sacra per tutti, nobili e servi, fedeli e infedeli, cavalieri e villani.”
“E infatti” rispose Ardea “è per la sacralità della vita che faccio tutto questo.”
Poi, preso il suo elmo, aggiunse:
“Uno di voi mi indichi la via dove quel fellone fa pascolare il suo immondo gregge.”
“Vi ci condurrò io.” Disse Giuspo.
“Ed io vi scorterò” intervenne Biago “almeno voi non mi scaccerete.”
Giuspo sorrise.
Di lì a poco i tre partirono.
L’aria era umida e una velata nebbia copriva i contorni di quell’irreale scenario.
Appena intrapreso uno stretto sentiero l’aria si fece ancor più irrespirabile, quasi a far perdere i sensi.
Ad un certo punto un feroce ed allucinante ululato si diffuse nell’aria.
“E’ quella bestia! Ha avvertito l’odore del nostro sangue!” Disse Giuspo.
I tre avanzarono ancora lungo il sentiero, tra quella incantata nebbia e l’immondo fetido dell’aria.
Ed ancora si udì quel delirante ululato. Stavolta più forte e vigoroso.
“Si è avvicinato!” Esclamò Biago. “Temo che quella bestia sia vicina.”
“Quella fiera non vi permetterà di avvicinarvi al suo padrone.” Disse Giuspo ad Ardea.
“Occorrerebbe un modo per liberarsi di quella maledetta bestia!” Disse Biago.
Poi, giunti davanti ad una fitta fila di grossi alberi, Giuspo iniziò a dire:
“Dietro questi alberi, ai piedi della collina, vi è il gregge di Tramanto. Mentre la grotta dove egli ha trovato rifugio è posta sulla cima di quella collina.”
I tre allora si accostarono presso degli alberi, posti tra il sentiero i piedi della collina.
Qui poterono finalmente scorgere il gregge di Tramanto, composto da grasse e belanti pecore, ricoperte da bianchissima e soffice lana.
Ce ne erano tante che era impossibile contarle tutte senza confondersi.
E con il loro letame avevano insozzato tutta la vegetazione.
Il tanfo che quel luogo emanava era insopportabile e quasi appannava la vista, mentre la nebbia, divenuta fittissima, sembrava avvolgere e separare quel posto dal resto del mondo.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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