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Vecchio 09-09-2010, 20.53.01   #7
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Sempre seguendo la scia sulla quale si disegna la concezione, ma anche le differenze, dell’eroe mitico e di quello cortese cavalleresco, credo sia interessante osservare il tutto attraverso gli occhi delle raffigurazioni e delle descrizioni artistiche, come la pittura e la letteratura.
Mettiamo così a confronto due grandi eroi e le loro gesta più famose: Teseo e Lancillotto.
Dai celeberrimi scavi dell’antica Ercolano proviene uno straordinario affresco raffigurante il “Teseo liberatore”.
Il luogo in cui originariamente compariva quest’opera era una Basilica, un luogo pubblico e l’affresco appartiene a quella corrente artistica definita ellenistico-romana, quindi di gusto colto e raffinato.

Osservando l’opera vediamo che la concezione è totalmente fedele all’ideale mitico, riuscendo in pieno a trasmetterne l’atmosfera: l’eroe è immortalato subito dopo aver compiuto la sua straordinaria impresa.
Accanto a lui giace il corpo senza vita del mostruoso Minotauro, mentre i giovani ateniesi liberati gli si prostrano davanti e lo ringraziano.
Tutto concorre ad illustrare una perfetta rappresentazione del mito originale, lasciando intatto tutto il fascino e l’incanto della favolosa vicenda.
Tuttavia colpisce il comportamento di Teseo.
Egli appare infatti distratto, quasi assente a quella situazione.
Non si cura dei fanciulli che lo circondano, non presta più attenzione al corpo del terribile mostro sconfitto.
L’eroe è invece tutto preso dalla solennità del momento, della grandiosità della sua impresa.
Il suo sguardo è lontano, fuori dallo schermo, come perso verso qualcosa di assoluto.
Teseo è abbagliato e rapito da ciò che ha compiuto, cosciente di aver portato a termine qualcosa che lo renderà immortale e simile agli dei.
Tanto, da essere quasi indifferente a tutto ciò che lo circonda.
Ora, di contro, osserviamo il comportamento di un altro eroe liberatore, protagonista di una vicenda simile.
Lo faremo stavolta leggendo ed analizzando le immortali pagine del romanzo più famoso sulla leggenda di Lancillotto: Il cavaliere della Carretta, di Chretien de Troyes.

Chretien infatti ci dice chiaramente che Lancillotto, una volta liberata Ginevra, è indifferente a tutto il resto.
Egli ha sconfitto un avversario formidabile, liberando molti abitanti di Camelot tenuti prigionieri, ma il tutto sembra non scuoterlo per niente.
Questa straordinaria impresa che, insieme ad innumerevoli altre, lo porterà a divenire il Primo Cavaliere per eccellenza, sembra lasciarlo del tutto indifferente.
Egli è preso solo ed esclusivamente da Ginevra e dalla sua liberazione.
Tutto il resto non conta.
Anche Lancillotto, come Teseo, appare rapito da un incanto favoloso, che lo porta ad estraniarsi da tutto e da tutti: il suo amore per la regina.
Se per Teso la gloria occupava ogni suo interesse, nel caso di Lancillotto vediamo che questo ruolo spetta all’amore.
Il cavaliere infatti, pur di ritrovare la sua amata regina, scegli di salire sulla Carretta dell’Infamia, perdendo l’onore e la dignità.
E neanche questo sembra scuoterlo.
Non le lacrime di Galvano intento ad impedirgil il suo folle gesto, né gli insulti di tutti coloro che lo vedono su quella Carretta.
L’eroe quindi, sia esso mitico o cavalleresco, vive una sua personalissima esperienza con la grande impresa.
Rapito ed abbagliato da ciò che questa può significare, diviene estraneo ed indifferente al mondo circostante.
In una visione assoluta di se stesso, del suo valore e del suo destino.
Una visione per lo più ignota ed incomprensibile agli altri, ma superbamente rappresentata e descritta per noi dai capolavori artistici che ne raccontano la grandezza e l'immortalità.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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