Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 07-12-2009, 01.07.06   #132
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XLVI

“Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.
Al Signore innalzo la mia voce e mi
risponde dal suo monte santo.”
(Libro dei Salmi, 4 e 5)


Ardea restò a terra per alcuni istanti. Fino a quando sentì un caldo raggio di Sole, che iniziava a squarciare le alte nubi del cielo, riscaldargli il sudato volto.
Si alzò ed iniziò a pregare.
“Gloria a Te, mio Signore e mio Dio.”.
Estrasse poi Parusia dalla catena e liberò il collo del gigante.
E con un colpo solo lo decapitò.
Pulì poi la lama di Parusia dal sangue di Tramanto e la baciò.
“Grazie, amica mia…”. Sussurrò tenendola fra le mani.
Dietro la grotta vi era un limpido ruscello, che scorreva attorno alla cima della collina.
E in quell’acqua fresca e pura, che sembrava non contaminata dal fetido di quel luogo, lavò con cura il suo bel viso.
Bastarono quei pochi istanti per portargli sollievo e ridargli un po’ delle forze spese nell’immane battaglia.
Poi, osservando il corso di quel ruscello, si accorse che il malvagio Tramanto ne aveva deviato il corso, issando alcune pareti di legno lungo l’argine.
Il ruscello in precedenza scendeva dalla collina fino al piccolo fondovalle. Ora, quella struttura in legno ne impediva il normale corso.
Corse allora all’interno della grotta e con uno grosso martello appartenuto all’orrido gigante iniziò a colpire la parete di legno, fino a quando, sotto quei poderosi colpi, si spaccò, permettendo al ruscello di ripercorrere il suo corso naturale.
L’acqua così scese fino al fondovalle ripulendo la terra dagli escrementi del gregge di quell’infernale mostro.
Intanto a Caivania, Biago e Giuspo avevano condotto le pecore del marrano, precedentemente radunate.
La gente era incredula, stupita e felice nel vedere una simile cosa.
“Sono in pena per il mio amico.” Disse Biago a Giuspo.
“Si, anche io…” Rispose questi.
“Io ritorno alle pendici della collina!” Aggiunse deciso Biago.
Ma all’improvviso in lontananza, dalle lunghe ombre del bosco, emerse una figura a cavallo.
Tutti si voltarono verso di essa.
Poi dopo qualche istante Biago gli corse intorno.
Correva con tutte le sue forze, mentre il cuore gli batteva forte nel petto.
La figura a cavallo, nel vederlo, spronò il destriero che aumentò subito la sua andatura.
“Dio sia benedetto in eterno!” Esclamò Biago.
Ardea sorrise.
E appena lo ebbero riconosciuto, tutti gli abitanti di Caivania lo raggiunsero, cantando e ballando attorno a lui.
“Siete il nostro liberatore! Vi manda a noi l’Onnipotente!” Gridavano in un delirio di esultanza.
Ardea allora scese dal suo fedele Arante.
Recava con se un grosso sacco e la scure che era appartenuta a Tramanto.
Con gesto deciso aprì il sacco e rivoltò in terra il suo contenuto.
Era la testa del grottesco gigante, intrisa di sangue e con un’espressione che sembrava raccontare la dannazione, a cui era destinato, che aveva visto quel mostro nel suo ultimo istante di vita.
A quello spettacolo tutti esultarono e cominciarono a sfogare tutta la sofferenza patita fino ad allora facendo scempio di quell’orrenda testa.
Ardea allora saltò su un carro e cominciò a gridare:
“Uomini e donne di Caivania, da oggi il miserabile giogo impostovi dalle forze del male è cessato per sempre!”
Tutti esultarono a quelle parole.
“Sappiate” continuò a dire Ardea “che chi vi ha liberato fu inviato dal vostro signore, il duca Taddeo d’Altavilla! A lui quindi resterete per sempre grati e fedeli!”
“Viva il duca! Viva il nostro signore!” Gridava festosa quella gente.
“In ricordo a questo evento, il primo Venerdì di ogni mese celebrerete una solenne messa come ringraziamento all’Onnipotente!” Disse Ardea.
“E come tributo al vostro duca” aggiunse “un terzo di queste pecore lo invierete nella sua nobile dimora alle Cinque Vie! Così sarà saldato anche ogni arretrato!”
Tutti gridarono per la gioia e benedicevano il nome dell’Altissimo, invocando ogni bene sul casato del duca.
“Io stesso mi occuperò di condurre le pecore dal duca nostro signore!” Gridò Giuspo.
Quella sera ci fu un grosso banchetto per festeggiare la liberazione di Caivania.
Tutti fecero festa, fino alle prime luci dell’Alba.
A Caivania la luce era ritornata a dominare l’oscurità ed un nuovo tempo, di pace e prosperità, avrebbe avvolto i suoi abitanti.
Tutto ciò grazie alla Fede ed al coraggio di colui che tutti conoscevano come il cavaliere Ripudiato.


(Continua...)
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