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Vecchio 02-02-2012, 16.22.19   #5
Guisgard
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Goffredo di Monmouth e la Storiografia Romanzata

Goffredo di Monmouth è riportato nel vari manuali di letteratura mediolatina come storiografo.
Infatti, la sua celebre “Storia dei Re di Britannia” è stata letta per secoli come una vera e propria trattazione storiografica.
Ma Goffredo è famoso, probabilmente di più, anche come “l’inventore” di re Artù.
Nella sua opera sulle origini e sulla storia britannica, Goffredo mette al centro la leggendaria figura del re di Camelot e della sua lotta contro gli invasori Sassoni.
Allora chi è veramente Goffredo?
Uno storico oppure un narratore?
Il suo contributo alla cultura sembra, in realtà, molto più presente nella letteratura d’intrattenimento, che nella storiografia vera e propria.
Netta è, infatti, la differenza tra la sua opera di storiografo e quella invece di San Beda il Venerabile che pure si occupò della storia della Britannia, attento però, quest’ultimo, ad una dimensione storiografica molto più rigorosa.
Dove sta allora la verità?
Cercheremo, allora, di comprendere chi era veramente Goffredo di Monmouth e quali erano i motivi per i quali compilò le sue famose e straordinarie opere.

Goffredo di Monmouth da canonico regolare a Saint Gorge di Oxford, è consacrato nel 1152 vescovo di Saint Asaph.
Ma molto prima sembra interessarsi di storiografia: nel 1134 scrive Le Profezie di Merlino, un quadro fosco e cruento, espresso in chiave profetica dal parte del misterioso “profeta-eremita” Merlino al re Vortigerno, sul futuro dell’Inghilterra e dell’Europa del Nord.
La narrazione appare simbolica, allegorica, con un notevole utilizzo di metafore non sempre di facile interpretazione.
Centrale è la figura di re Artù, re britanno che si oppone alla potenza imperiale di Roma.
In seguito Artù sarà sconfitto solo grazie ad un tradimento, ma, ferito, viene condotto sull’isola di Avalon, da dove però ritornerà in un tempo indeterminato per far risorgere la Britannia caduta temporaneamente nelle mani degli invasori.

Le Profezie di Merlino viene in seguito inserita in un’opera più vasta, La Storia dei Re di Britannia.
In teoria quest’ultimo viene presentato come un testo storiografico-cronachistico, ma in pratica è il frutto della fantasia sfrenata dell’autore.
Goffredo, infatti, prende spunto da poche fonti scritte e da diverse leggende orali che circolavano da tempo in quelle terre (anche se egli afferma di aver tradotto dal Gallese un antico manoscritto fornitogli dal suo amico Gualtiero da Oxford).
La narrazione de La Storia dei Re di Britannia si fonda su una cronologia inverosimile e una geografia del tutto impossibile.
L’opera traccia la storia dei re dell’isola partendo dal primo, Bruto, discendente di Enea e contemporaneo del giudice d’Istraele Eli, fino all’ultimo, Cadwaladro, ultimo re britanno e morto nel 689 sotto gli attacchi dei Sassoni, nuovi padroni dell’isola.

Nonostante questo arco cronologico sterminato, Goffredo si dimostra padrone della narrazione, che riesce a condurre con compattezza e scioltezza, rendendo avvincente e leggibile il susseguirsi degli eventi.
Contraddizioni ed eventi tutto sommato assurdi non rovinano questa leggibilità e scorrevolezza, anzi, probabilmente sono l’ingrediente che dona all’opera quell’atmosfera leggendaria che l’ha resa tanto affascinante per i contemporanei e i posteri.
Accanto a Merlino e re Artù, si trova tutta una serie di personaggi che diventeranno celebri nei grandi romanzi cortesi di Chretien de Troyes e Wolfram Von Eschenbach.
Da ciò prende forma uno scenario del tutto anacronistico, con quell’atmosfera di cortesia e cavalleria che domina la corte di re Artù, che tanto ha fatto sognare i lettori di tutti i tempi.

Da ciò, come definire dunque Goffredo di Monmouh?
Storico o narratore?
In realtà, la sua opera fu fondamentale per diverse ragioni, non ultima quella di cementare l’ideale della monarchia inglese che, discendente di Guglielmo il Conquistatore, ambiva a liberarsi delle rivendicazioni della corona francese che vedeva i regnanti inglesi suoi vassalli, in quanto duchi di Normandia.
Per questo oggi gli studiosi, nonostante la patina leggendaria che ricopre l’opera di Guglielmo, non possono non includere La Storia dei Re di Britannia nel genere storiografico, anche se in quello particolarissimo e tutto medievale della Storiografia Romanzata, dove il soprannaturale e l'ultraterreno si confondono con le vicende umane, generando mondi e scenari in cui la predestinazione e il fatalistico guidano e legittimano il cammino dell’uomo.
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