Sissi annuì ad Altea e salutò con un cenno del capo Elisabeth.
Ma un attimo dopo nella sala entrarono alcuni uomini, capeggiati da un individuo con indosso abiti da caccia ed una bottiglia di vino in mano.
Ne assaporò un bel po' e la lanciò ai suoi.
“Avanti con lo spettacolo...” disse poi ai suoi uomini.
Allora dal gruppetto emerse una dubbia figura, ricoperta da stracci che emanavano un fetore insopportabile.
“Signori e signore...” cominciò a recitare quell'accattone “... ecco a voi lo splendore dei Taddei!” E tutti quegli uomini risero forte. “Ho tanti figli che sfamo poco di mio, son l'Austero, ma molto con quanto tolgo alla gente. Non a tutti, però! Non tocco mai le casse della Chiesa! Guai a farlo! Son cattolico praticante e timorato del Signore! Dunque meglio che muoia di fame il popolo, anziché evitare che i chierici s'ingrassino!” Di nuovo risate da parte di quegli uomini. “Ma dicevo dei miei figli... han tutti il medesimo nome, o giù di lì... Taddeo o Ardea, Ardea o Taddeo... e marameo!” Continuò ancora il pezzente, tra l'ilarità generale. “Ma ora perdonatemi, devo correre a nascondermi! Là fuori, nella brughiera, vi è la maledizione! La Gioia! E se mi trova sono dolori!” E mostrò un goffo inchino.
E tutti risero davanti a quel degradante spettacolo che infangava il casato Taddeide.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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