Condivido entrambe le opinioni ma non me la sento di giudicare gli autori (chiamiamoli) contemporantei che ricreano a modo loro un filone già ben determinato. Prendiamo, ad esempio, Zimmer Bradley. Io, come appassionata del ciclo (vero) arturiano di Chretien e/o di Malory, non disdegno comunque una lettura "diversa" e più colorita della Bradley o di Lawhead o ancora della Springer, nonchè della Stewart. Parte di me resta ancorata al "classico" in quanto ventre che ha permesso la gestazione di tutto quello che ne è conseguito.
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