Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 30-06-2010, 02.27.57   #177
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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ARDEA DE' TADDEI

“Alonso: <<Questo è il più strano labirinto che
gli uomini abbiano mai percorso. E in quello che
è accaduto c è più di quanto non provenga dalla
natura. Solo un oracolo potrebbe illuminare la nostra
mente.>>”
(Shakespeare, La Tempesta, V, I)


Tornati a palazzo, tutti si ritrovarono senza appetito e si ritirarono nelle loro stanze.
Ardea però passeggiava nervosamente lungo la terrazza del palazzo.
Aveva affidato la sua corazza all’arte di Biago, per riparare i graffi causati da quella misteriosa belva.
E così, solo nella notte, il cavaliere fu rapito dalle sue ansie e preoccupazioni.
Ripensava a quell’assurda visione nella brughiera.
“Cos’era?” Si chiedeva.
Eppure, quella spettrale belva li aveva davvero assaliti.
Nei suoi occhi Ardea aveva potuto scorgere e riconoscere un odio vivo, forte, primordiale.
Davvero forse quel molosso giungeva dagli inferi?
Davvero l’odio di questa stirpe aveva risvegliato dall’Ade tale incubo?
Eppure, si ripeteva, non poteva essere stato un sogno.
No, quel molosso l’aveva aggredito davvero.
Ardea ne aveva sentito il peso e la ferocia su di se.
E la sua corazza era stata danneggiata.
Ma ad un tratto il cavaliere avvertì dei passi.
“Il senso di colpa vi toglie il sonno, cavaliere?” Esordì Maria appena uscita sulla terrazza.
“Madonna Colpa è mia compagna fedele, milady” rispose Ardea come destato dai suoi pensieri “ed il mio nome ne è testimonianza. Ma dubito che parliamo della stessa colpa.”
“Se ne avete altre io non posso saperlo” disse la donna “ma di sicuro oggi avete peccato in superficialità e negligenza!”
In quel momento Ardea scorse una figura passeggiare nel giardino sottostante.
Era buio ma riconobbe la sagoma.
“Sembra che questa notte tolga il sonno a molti.” Disse guardando giù.
Maria si avvicinò al bordo della terrazza.
“Lui dorme sempre pochissimo.” Disse la donna, fissando quella sagoma. “E’ un uomo inquieto.”
“E’ da molto al vostro servizio?” Chiese Ardea.
“Si...” rispose Maria “... lo fu già sotto nostra madre. Giovanni ormai è come se fosse della famiglia.”
“Voi sembrate conoscerlo bene…” Disse Ardea fissandola.
La donna guardò il cavaliere con un’enigmatica espressione, senza rispondere nulla.
Ardea accennò un lieve sorriso.
E senza dire altro cominciò a scrutare il cielo e la Luna nascente da est.
“Chi siete veramente, cavaliere?” Chiese Maria, come vinta da un curioso malessere.
“Sono uno dei tanti cavalieri al servizio del duca” rispose Ardea “e sono stato inviato in questa contrada per riferire ciò che sta accadendo.”
“Qui sembra dominare il caos...” accennò Maria.
“Milady... cosa sta accadendo davvero qui? Perché ho idea che mi stiate nascondendo qualcosa?”
“Come osate?” Sbottò Maria. “Sospettate di me?”
“Non è difficile capire che questo luogo nasconde qualcosa di poco chiaro!”
“Siete assurdo e scortese!” Replicò infastidita Maria.
Ardea la fissò senza dire nulla.
Gli occhi della donna erano rossi e spalancati per la collera e vampate di rossore infiammavano il suo bel volto.
“Va tutto bene, milady?” Chiese all’improvvisò una voce appena giunta sulla terrazza.
“Si, Giovanni...” rispose Maria senza distogliere lo sguardo d’ira da Ardea “... i fatti di oggi hanno scosso tutti. Compreso il nostro ospite.”
Poi, fingendo di calmarsi, aggiunse:
“Ora è tardi. Mi ritirerò nella mia stanza... e vi consiglio di fare altrettanto, messere.”
Ardea la salutò accennando un inchino.
Giovanni restò a fissarlo per alcuni istanti.
Il suo sguardo sembrava voler scrutare l’animo del cavaliere.
Poi, scuotendo il capo si ritirò anch’egli.
Ardea restò quindi da solo sulla terrazza ad interrogare se stesso e quella splendida Luna nascente, che sembrava voler squarciare l’oscurità di quella inquieta notte e farne svanire i misteri.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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