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Vecchio 01-10-2014, 19.24.59   #19
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lunedì è stata la festività di San Michele Arcangelo, patrono della mia Capomazda e custode della stirpe dei nobili Taddei.
E come è ormai tradizione a Camelot, in onore di questa solennità, io giungo a narrarvi una delle tante Grazie che il Principe delle Milizie Celesti ha diffuso nel mio felice ducato...



Tempo fa, quando ormai il re aveva riconosciuto Capomazda ai fedeli Taddei, il duca Taddeo detto il Vecchio volle donare al sé ed alla sua stirpe una degna dimora.
Fece così costruire un grandioso palazzo, destinato ad ospitare la magnificenza della sua corte.
Quando la sontuosa costruzione fu terminata, il duca chiamò a sé non solo tutti i suoi familiari, ma anche quelli di sua moglie, ossia i nobili membri della stirpe dei Dantoi.
Essi vissero dunque in quella corte insieme ai Taddei, senza pagare tributi o pegni e ciò grazie alla generosità di Taddeo il Vecchio.
Ma quando questi morì allora i Dantoi si sentirono in diritto di vantare pretese sul palazzo, riconoscendolo come propria dimora.
Ciò portò ben presto ad uno scontro con i discendenti del Vecchio.
Così i più giovani fra i Taddei cominciarono a scontrarsi sempre più spesso con i pari età appartenenti alla famiglia dei Dantoi, generando caos e disordine nel ducato.
Ed infine, riunitisi i saggi anziani sentenziarono che per ridare serenità a Capomazda doveva terminare questa faida.
Si decise allora che otto fra i migliori e più giovani guerrieri Taddeidi avrebbero sfidato altrettanti giovani guerrieri della stirpe Dantoide.
Così Ardas, il migliore fra i Taddei sfidò, insieme a sette compagni, Guin, il più forte e superbo dei Dantoi e sette dei suoi più potenti familiari.
E la sfida fu fissata proprio il giorno di San Michele.
Così, i sedici eroi passarono la notte preghiera.
Secondo la tradizione infatti quel giorno si poteva ottenere qualsiasi Grazia dall'Arcangelo Michele.
Allora Guin ed i suoi chiesero al Divino Angelo armi e corazze degne della sfida, mentre Ardas e gli altri Taddei invocarono la sola presenza di San Michele in mezzo a loro durante la battaglia.
E quando giunse l'alba, davanti allo stupore generale, alcuni vassalli dei Dantoi si presentarono a Capomazda con armi appena forgiate, degne dell'imminente impresa.
Guin ed i suoi le indossarono e a tutti apparvero ancora più belli e potenti.
Quando i due schieramenti si ritrovarono sul campo di battaglia, il solo vedere i Dantoi così superbamente armati causò inquietudine ed incertezza nei Taddei.
La sfida poi cominciò ed in breve Guin ed i suoi fecero scempio degli eroi Taddeidi, tanto che Ardas, nel vedere ciò, colto da paura, lasciò il campo e fuggì nella vergogna, consegnando di fatto il palazzo ai Dantoidi.
Ardas, maledicendo la sua vigliaccheria, galoppò senza sosta, fino a raggiungere il Monte Sacro, luogo in cui era apparso l'Arcangelo Michele secoli prima.
Salito in cima, si recò verso la chiesa per chiedere perdono, ma la trovò chiusa.
E questo gli apparve come un segno che condannava la sua codardia.
E mentre si affliggeva davanti al cancello chiuso, udì dei passi.
Vide così giungere qualcuno.
Era un bellissimo cavaliere, anch'egli giunto per pregare in quella chiesa.
Vedendo poi Ardas afflitto ed in lacrime gli si avvicinò per chiederne il motivo.
Il Taddei allora narrò ogni cosa al cavaliere.
E questi, per consolarlo, cominciò a raccontargli un'antica storia.
Una storia dimenticata dagli uomini.
Era quella in cui si descrivevano le grandiose imprese di Ardea, capostipite dei Taddei.
Un racconto epico e mistico, ricco di allegorie e significati celati.
E man mano che udiva di quelle gesta, Ardas cominciò ad avvertire meno dolore e pena verso se stesso, fino a provare una sconosciuta voglia di rivalsa.
Terminato il racconto, ringraziò il cavaliere e tornò a Capomazda.
Qui riprese le sue armi e corse poi col suo carro più volte intorno al palazzo eretto da suo nonno ed ora dimora dei Dantoi.
E ad ogni giro lanciava la sua sfida a Guin ed ai suoi compagni.
Questi allora, decisi ad eliminarlo una volta per tutte, indossarono le loro fantastiche corazze ed uscirono per affrontarlo.
Ardas però, nel vederli, essendo impari lo scontro, corse verso il bosco.
E più lui correva, quelli con più foga lo inseguivano.
Il Taddeide raggiunse infine una piccola grotta e vi entrò.
Così fecero poi altrettanto Guin ed i suoi compagni.
Ma essendo l'antro di quella caverna molto stretto, i Dantoidi furono costretti a calarsi uno alla volta, dando così la possibilità ad Ardas di sfidarli tutti in singolar tenzone ed uscirne sempre vincitore.
Alla fine si ritrovò faccia a faccia con Guin.
La sfida fu lunga e drammatica e solo alla fine Ardas ebbe la meglio, uccidendo anche il più superbo dei Dantoi.
Tornò allora al palazzo e fu accolto come un eroe e portato in trionfo dalla sua gente.
Il giorno dopo, per ringraziare San Michele per quella vittoria, condusse le armi dei Dantoi alla chiesa sul monte, lasciandole come dono.
Qui raccontò ai monaci della sua vittoria e chiese poi di poter pregare davanti alla statua dell'Arcangelo.
Ma, raggiunto l'altare, fissando la statua si accorse che il volto di San Michele era lo stesso del cavaliere che gli aveva raccontato di Ardea de' Taddei.
Ardas allora cadde in ginocchio e pianse di gioia davanti all'altare.
Da quel giorno il poema di Ardea si diffuse in tutto il ducato, fino agli estremi confini del regno, come più alta rappresentazione dell'ideale religioso e cavalleresco di ogni uomo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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