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Vecchio 29-11-2012, 04.57.59   #24
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Quegli azzurri occhi contornati di cobalto

Tarda è l'ora in cui ho completato questo mio componimento che, ahimè, mi perseguita da settimane, lamentandosi perchè non riuscivo a dargli la giusta consistenza. Ma questa notte, Camelot mi ha tenuto sveglia, mi sono persa per le sue vie. E cosi, nella sua magia, mi ha donato l'arte di prendere la bozza e scolpirla.

Spero possa essere di vostro gradimento, e che non risulti di difficile comprensione. Stavolta lo scrivo tutto. Dall'inizio alla fine. O non si capirebbe.

(Non ho dimenticato la promessa di parlare di Matti e Bambini.. anzi..)

Quegli azzurri occhi contornati di cobalto

Un giorno come tanti, guardando la campagna divenire città, dal finestrino di un tram, ho fatto un incontro alquanto singolare.

Tutto era grigio e indefinito intorno a noi, come se il panorama non avesse importanza.
Lei era seduta su degli scalini di pietra: gli avambracci poggiati sulle ginocchia, la testa china e girata verso destra.
Mi fermai un attimo a guardarla: anfibi, cintura inseparabile e quel giubbotto che, un giorno scoprirà di non meritarsi, ma che allora rappresentava tutta la sua identità, capelli biondi come l'oro, troppo corti per i suoi gusti.
Il cuore sussultò nel vederla, era esattamente come la ricordavo.
Lei si girò, mi guardò e i suoi occhi azzurri, duri e implacabili, si fusero nei miei.
Mi irrigidii, sapevo cosa stava pensando.
Sapevo come mi vedeva: sneakers, trench, basco in testa, capelli biondi naturali ma lunghi e indomabili.
Ad un primo sguardo, ben poco ci accomunava, tranne quegli occhi: azzurri, contornati di cobalto.
Mi avvicinai, ricambiando il suo sguardo indagatore con un sorriso benevolo.
Le mostrai la catenina d'oro che portavo attorno al collo, sapevo che la portava anche lei, identica.
Eppure la mia aveva un pezzetto in più: non un ciondolo, ma due.
“E quello cos'è?”
“E' un regalo di anniversario. Vedi, io ho lo scudo, lui la spada.” risposi, sorridendo.
Strabuzzò gli occhi, quegli occhi sinceri e fieri dove però, forse io sola, riuscivo a scorgere il dolore che vi si nascondeva.
“Lui?” sussurrò incerta.
“Sì, Lui... l'unico”
Mi guardò e sorrise.
Le chiesi di raccontarmi di lei, scosse la testa: aveva preso di nuovo 3 in storia.
Risi tra me e me, pensando alla mia laurea con lode.
Poi, i suoi occhi si illuminarono, mi raccontò dei suoi amici, delle sue speranze, dei suoi ideali.
Il cuore mi si fermò per un momento, fu come se una lama tagliente lo trapassasse.
Tuttavia restai immobile, impassibile.
Nascosi il dolore dietro un sorriso, come faceva ogni giorno la ragazza che avevo di fronte.
Dovevo farlo per lei. I suoi occhi vivi e accesi, chiari e limpidi non meritano di sapere che sta lottando inutilmente. Ogni attimo andrebbe vissuto con passione e coerenza. Sapere che tutto finirà, renderebbe vano ogni sforzo.
Volle parlare un po' di me.
Le raccontai dei miei problemi, dell'ansia di trovare una casa tutta nostra, della disperata ricerca di un lavoro, dell'università.
“E questi li chiami problemi?” alzando la testa “.. facciamo cambio?”
Risi.
“No, per carità.. non ti invidio...”
“Ma dai? Non l'avrei mai immaginato!”
“Ogni età ha i suoi pregi e i suoi problemi, sai.. non è tutto rose fiori nemmeno a vent'anni..”
Lei mi osserva con una strana luce negli occhi.
“Sei cambiata, sai...”
“No, sono sempre io.. sono solo cresciuta..”
La osservai con una smorfia, una smorfia buffa, che in pochi eletti avevano potuto osservare.
E fu così che si lasciò andare, e mi fissò con uno sguardo carico di tristezza.
Sospirò: “Dimmi... finirà?”
“Tutto finisce.. sei troppo forte per farti schiacciare..”
Lei sorrise: “non proprio tutto.. si spera.. o no?” E mi fa l'occhiolino.
Rido con lei : “già, speriamo...” alzando gli occhi al cielo.
“E così l'hai trovato.... il tuo Lancillotto
“Già..” La vidi osservare i miei occhi brillanti e felici con un doloroso sorriso.
“Non guardarmi così, non ti racconterò un bel niente di Lui...” con una smorfia divertita.
Rise, è questo che ho sempre apprezzato di lei, nonostante tutto: non ha mai perso il sorriso.

D'un tratto, dei passi ci fecero girare verso quella che sembrava essere una porta.
Fissammo la nuova venuta, ci scambiammo uno sguardo, e scoppiammo a ridere, fragorosamente.
La osservammo attentamente: pantaloni larghi, maglietta stretta, e una collana di cuoio, finita ormai in un cassetto, capelli di un biondo strano gonfi e indefinibili.
Ma gli occhi, quelli erano identici ai nostri.
La tredicenne ci guardava, perplessa. Era abituata che la prendessero in giro, e non volevamo darle questa impressione.
“Ciao...” la chiamammo per nome, col solo risultato di farla insospettire ancora di più.
“Avvicinati” disse candidamente la diciottenne accanto a me.
Quando fu abbastanza vicina da riuscire a scorgere perfettamente i tratti dei nostri visi, la vidi trasalire.
Restammo per un po' a guardarci, tre pezzi di vita di un'anima sola.
Fu la diciottenne biondissima a sciogliere il ghiaccio. Mi guardò e chiese: “Cosa resterà?”
Bella domanda.
Cosa accomunava quella vivace e impertinente tredicenne con la ventiduenne laureata e innamorata, per non parlare dell'adolescente triste e idealista?
Ci pensai. E poi, il mio sorriso si allargò immensamente: “Lei..Lei ci sarà sempre..”
Non avevo bisogno di spiegare chi fosse, sapevo che, anche la più piccola che la conosceva da pochi mesi avrebbe capito a chi mi riferivo.
“Lo immaginavo...” disse la diciottenne.
“Nient'altro??” Disse una spaesata tredicenne.
Molte cose accomunavano me e l'adolescente, ma erano sconosciute alla ragazzina. O, viceversa, loro due avevano qualcosa in comune che a me era ormai estraneo.
Difficile trovare qualcosa che accomunasse tutte e tre, qualcosa che fosse nato così presto e che non si fosse perso con lo scorrere del tempo.
“Beh, la Fede..” mi guardarono accigliate.
Così, recitai una preghiera, che divenne un coro unico, un inno verso il Sole. Le guardai, erano più serene e rilassate.
Risi : “di che fede pensavate che parlassi?” con una smorfia.
“Un momento..” continuai, con uno strano tono divertito.
Alzai le mani e iniziai a batterle insieme ritmando un coro di incitazione per la nostra squadra del cuore. Immediatamente le mani divennero sei, e tre le voci che cantavano.
Poi ridemmo, gaiamente.
“Ecco.. anche questo..”
“Anche tu vai in curva?” disse la tredicenne con gli occhi brillanti di speranza.
Ci raccontò delle sue domeniche, degli infrasettimanali, dell'orgoglio nonostante le sconfitte.
A nominarle io e la diciottenne ci scambiammo un mutuo sguardo d'intesa, vagamente divertito.
“Eh, sullo stadio ci aveva visto giusto il tuo grande amore...” dissi alla volta della diciottenne.
La vidi sbiancare, compresi che aveva inteso il tono con cui avevo pronunciato quella parola.
Era un regalo per lei, l'unico regalo che mi sentivo in dovere di farle.
So che conosce a memoria il messaggio che lui le ha mandato, c'era scritto : Ti voglio bene, oltre a quel dettaglio calcistico.
“Vai in un altro settore..” disse lei con un filo di voce.
Annuii, sorridendo beatamente.
Sapevo che lei non poteva nemmeno nominarlo senza tremare, fremere o patire, e la luce nei suoi occhi, mentre osservava i miei che ne parlavano con indifferenza, fu in realtà una fiaccola di speranza.
“Di chi state parlando?” disse la terza, ignara.
Ci girammo di scatto entrambe : “lascia stare...” in coro.
Lei guardava, senza capire, non aveva ancora conosciuto l'amore che distrugge né quello che salva.
Ne aveva di strada da fare.
Certo, avrei potuto metterla in guardia, avrei potuto dirle di non struggersi per nessuno, di voltarsi qualche banco più indietro e guardare quel ragazzo, che vede solo come un amico, perchè sarà il suo amore.
Me ne sarebbero entrambe grate, e forse, lo sarebbe stato anche lui.
No, il mio compito non è mostrare le scorciatoie, ma essere la più saggia.
Mi fissavano, aspettavano che vaticinassi qualcosa sul loro futuro.
“Non vi dirò cosa fare, o cosa non fare, ragazze mie..lo scoprirete un pezzo alla volta. Da sole. Ma questo lo sapete già no? Tutte e due!
Non voglio togliervi la gioia di credere in sogni che non si avvereranno. Vedervi mi ha fatto capire che la magia è viverli, non tanto realizzarli. No, non mi impietosirà quello sguardo...” Facendo scorrere gli occhi da una all'altra.
“Se proprio volete saperlo, rifarei ogni cosa. Ogni errore mi ha insegnato qualcosa, ogni dolore mi ha reso più forte. E poi, infondo, il meglio deve ancora venire...” strizzando l'occhio.
Risero con me.
Le abbracciai forte, con le lacrime agli occhi.
“Siete bellissime..”
“Non dire sciocchezze...” mi risposero all'unisono, gesticolando.
“Lo so, lo so...”

Una voce gentile e metallica annuncia la mia fermata, destandomi da quel viaggio dentro me stessa. Raccolgo borsa, cappello, cuffie e quaderno. Oggi affronterò la mia vita con uno spirito nuovo, anzi con due. Con la spensieratezza di una ragazzina e la coerenza di un'adolescente. Grazie ragazze!
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