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Vecchio 19-12-2011, 04.22.43   #6
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Tra i petali di una margherita si possono leggere tante cose…
C’è chi vi cerca la felicità, chi la sapienza, che la temperanza, chi la ricchezza…
Vi è poi chi, tra quei bianchi petali, cerca un nome…
Un nome sussurrato dal vento che rischiara l’aria, dalla Luna che illumina la strada, dal silenzio che domina la notte in balia dei sogni…
Ma quel nome talvolta lo si può sussurrare in una storia, scritta sulle note di sospiri lontani, capaci di annullare il tempo e lo spazio…

Un cavaliere, anche se senza volerlo, recò offesa ad una dama.
Addolorato, egli cercò in tutti i modi di ottenere il suo perdono.
La dama, tuttavia, tanta bella e virtuosa quanto orgogliosa, non sembrava intenzionata a concedere il suo perdono a quel prode cavaliere.
Lui tentò di parlarle durante una giostra, nel bel mezzo di una fiera, fino anche all’uscita della Santa Messa, ma lei sembrava ormai decisa a non rivolgergli più la parola.
Una sera, fredda e sognante come questa, il cavaliere era nel suo palazzo, accanto al fuoco e, come sempre faceva, pensava a quella nobile dama.
Ad un tratto il suo giullare cominciò a recitare:

“Accadde che la regina Ginevra fosse in collera con Lancillotto, rifiutandosi di parlare con lui e d’incontrarlo.
Questo addolorò il Primo Cavaliere.
In quei giorni re Artù aveva proclamato un torneo e tutti i migliori cavalieri decisero di parteciparvi.
La regina Ginevra volle allora mettere alla prova il Primo Cavaliere e capire se lui avesse fatto di tutto per ottenere il suo perdono.
E il primo giorno di gara, proprio mentre Lancillotto si accingeva a scendere in campo, lo raggiunse un’ancella della regina con un biglietto, che recava la scritta <<Al peggio>>.
Cominciò il torneo e contro ogni pronostico Lancillotto gareggiò malissimo, rischiando più volte l’onta dell’eliminazione.
Il secondo giorno del torneo, tutti i partecipanti scesero nuovamente in campo.
Anche stavolta l’ancella della regina raggiunse Lancillotto con un biglietto, che stavolta recava la scritta <<Al meglio>>.
Lancillotto scese così in campo, stavolta però dando superba prova del suo immenso valore, trionfando su tutti gli altri cavalieri e vincendo la giostra.
La regina Ginevra, allora, comprese che Lancillotto le era come sempre devoto e quella notte lasciò la porta dei suoi alloggi aperta, dove attese il suo dolce amante…”

Il cavaliere sorrise al giullare, che aveva tentato di tirarlo su di morale e lo invitò alla sua tavola.
Il giorno dopo, come spesso accadeva, il cavaliere partì in cerca di Avventura.
Giunse così in un bosco dove diversi scudi lacerati erano inchiodati agli alberi.
Accanto a quella parata di lamiere orrendamente squarciate, stavano quattro scudieri.
“A chi appartengono questi scudi?” Domandò il cavaliere.
“A chi appartenevano, è più esatto dire, milord!” Ridendo uno di quegli scudieri.
“Tutti morti?”
“Si, ma in modo disonorevole, milord!” E risero tutti e quattro.
“Il motivo della contesa?” Chiese il cavaliere.
“Vedete, milord…” spiegò lo scudiero “… i nostri padroni, che sono anche fratelli, hanno rapito una dama per tenerla segregata nel loro maniero. E chiunque tenta di liberarla… beh, fa la misera fine che questi scudi ben raccontano…”
“Vedremo per quanto i vostri padroni terranno quella dama loro prigioniera!” E detto questo, il cavaliere suonò il suo corno per annunciarsi ai quattro fratelli.
Avanzò allora verso il maniero e si ritrovò davanti i quattro.
“Cosa cercate, cavaliere?”
“Riportare la dama dove è attesa.” Rispose il cavaliere.
“Giammai!” Esclamò uno dei quattro. “E’nelle nostre mani!”
“A mani vuote vi ritroverete!” Rispose il cavaliere. “Ora però mostratemi quella dama, prima di combattere…”
I quattro indicarono una finestra del maniero dalla quale si sporgeva la dama.
Il cavaliere annuì e cominciò la contesa.
In breve vinse tutti e quattro i fratelli e impose loro, come pegno, di condurre la dama ovunque avesse voluto.
Raggiunse poi la finestra dalla quale la dama aveva visto la contesa.
“Milady, siete libera.” Disse il cavaliere. “Nessuno vi terrà più prigioniera. Dove siete diretta?”
“A Camelot, alla nobile corte di re Artù.” Sorridendo la dama. “Mi accompagnerete voi, milord?”
“Quei quattro cavalieri stolti lo faranno, milady.”
“Cavaliere, chi siete?” Domandò lei.
“Perdonate la scortesia, milady…” chinando il capo il cavaliere “… ma il mio nome non può essere rivelato a causa di un’onta che lo macchia…”
“In voi non può esserci onta…”
“Vi benedica Dio per questo, milady.” Con un lieve inchino lui. “Ma ho fatto voto di non rivelare mai il mio nome fino a quando non sarà pronunciato da una dama verso cui ho mancato, come segno del suo perdono.”
La dama, allora, per gratitudine, gli lanciò un fiore.
Il cavaliere raccolse quel fiore e galoppò via.
“Chi sarà mai quel campione di cavalleria, milady?” Chiese l’ancella alla dama.
“Solo un cavaliere al mondo può simili imprese, amica mia…” sorridendo la dama “… quel cavaliere altri non era che sir Guisgard di Camelot e quel fiore sarà la sua margherita…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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